Il notaio G. del fu Giovanni, residente a Udine, risulta ricoprire l’ufficio di scriba della curia spirituale di Aquileia durante i patriarcati di Ludovico della Torre e Marquardo di Randeck. Nel 1363 è podestà di Marano. L’anno successivo è nominato procuratore di due sacerdoti, che vogliono ottenere dal presule aquileiese il permesso di permutare i loro benefici. Nel gennaio del 1376 intenta una causa contro il parroco di Brazzano, che si rifiuta di pagargli una certa quantità di vino. In ottobre affianca il vicario patriarcale in una causa contro il chierico Luchino della Torre, che non ha pagato un libro di Decretali di proprietà del defunto Giovanni da Lissone. Nel maggio del 1377 G., divenuto nel frattempo sindaco e procuratore del monastero di S. Chiara presso San Vito di Carinzia (diocesi di Salisburgo), riceve una lettera del vicario patriarcale, con la quale gli si intima di restituire alle monache centoventi ducati d’oro. Muore probabilmente verso la fine del 1379 o nei primi mesi dell’anno successivo. G. è considerato autore di un formulario notarile in uso presso la curia spirituale del patriarcato: sembra confermarlo la presenza in un suo registro di formule relative ad atti di natura ecclesiastica.
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