Nel 1882, in un orto sperimentale in via Pracchiuso a Udine, nacque la Società friulana per l’Industria del vimini, dal 1889 società per azioni, che diede lavoro agli allievi delle scuole di arti e mestieri e agli orfani del Collegio Renati. Saldamente radicata nella tradizione friulana dell’intreccio ma anche dotata di moderni macchinari già a inizi Novecento, la lavorazione utilizzava il legno curvato della produzione Thonet a supporto di vimini e midollino, ma anche di bambù e rattan, in linea con il dilagante gusto Liberty. La Società venne rilevata nel 1928 dal suo giovane direttore, che vi lavorava fin dal 1925, Giovanni Gervasoni. Nato a Udine il 29 luglio 1902, si era diplomato geometra e dopo un periodo lavorativo presso l’impresa edile Tonini di proprietà degli zii materni, G. insieme con il socio e coetaneo Danilo Della Martina introdusse nella “Premiata Società Friulana per l’Industria del Vimini” nuovi macchinari per la curvatura a vapore, forni per l’essicazione, ampliando il mercato e potenziando il concetto di un “ammobigliamento completo” per giardini d’inverno, sale da lettura, da biliardo, verande, ma anche per alberghi, stabilimenti balneari, sanatori, innovando anche gli oggetti più legati alla tradizione friulana, come la culla. Al 1928 risale infatti la culla cilindrica in faggio curvato e midollino, concepita come un gioco mobile di elementi geometrici dal genio innovatore dell’architetto Ottorino Aloisio, all’interno della quale è stata allevata al gusto moderno più di una generazione di friulani. G. puntò ben presto anche all’arredo delle grandi navi passeggeri, cui erano vocati per leggerezza e resistenza alla salsedine i suoi mobili in vimini, ricevendo importanti commissioni anche dall’estero. ... leggi Molte di queste navi furono varate nei cantieri di Monfalcone, come la Saturnia, la Vulcania o la corrazzata Andrea Doria, con la supervisione di Gustavo Pulitzer Finali. Grazie alla collaborazione con progettisti e a una produzione seriale che coniugava la forza e la leggerezza della tradizione con forme arrotondate e geometriche dettate dal nuovo stile Novecento, come negli arredi della terrazza-solarium della Casa dell’Aviatore per la V Triennale di Milano a firma di Midena, Zanini e Scoccimarro, G. superò anche le difficoltà degli anni di guerra. Lo stabilimento di via Brenari, già bombardato durante la seconda guerra mondiale, nel 1954 venne distrutto da un incendio che compromise buona parte della fabbrica, all’epoca composta da 54 unità. In tale occasione G. chiuse i rapporti anche con il socio Pietro Dal Vera, subentrato a Della Martina, e costruì nel 1956 un nuovo stabilimento in via Gervasutta, nella periferia sud della città, facendosi affiancare dal figlio Piero, che nel 1977, alla morte del padre (11 aprile 1977), assunse le redini dell’azienda denominata dal 1962 “Giovanni e Pietro Gervasoni snc.”
ChiudiBibliografia
M. STAGLIENO, Una fabbrica un uomo, in Un materiale nei secoli, a cura di G. BOSSI DAL LAGO, Udine, Tonutti Tecniche grafiche, 1982, 121-129; G. BUCCO, Vicende di ebanisti e mobilieri friulani tra Ottocento e Novecento, in Il mobile friulano tra tradizione e innovamento. Catalogo della mostra a cura di T. RIBEZZI, Udine, 1989, 62, 63; G. BUCCO, Società friulana per l’industria del vimini, ora Gervasoni SpA, in Le arti a Udine nel ’900. Catalogo della mostra a cura di I. REALE, Venezia, Marsilio, 2001, 429-430; C.T. PARMEGIANI, Spirito mobile. Piero Gervasoni, Udine 2009.
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