Nacque a Motta di Livenza (Treviso) il 23 maggio 1884. Il padre Luciano apparteneva ad una famiglia della borghesia agraria legata all’industria della seta; la madre Lavinia Locatelli, figlia di Elisabetta Luzzatto – della famiglia ebraica cui appartenevano il medico Oscar e il deputato Riccardo –, era nata a Udine, dove i figli compirono gli studi superiori, tranne Corrado, il primogenito, che frequentò il liceo a Treviso iscrivendosi poi alla Facoltà di giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Si laureò a soli ventuno anni, dopo aver seguito anche corsi di economia, statistica, matematica e biologia. Gli studi giuridici gli diedero una notevole capacità di argomentare con logica stringente, e la varietà degli studi affrontati costituì una solida base per la sua successiva attività scientifica, che vide sempre il lavoro metodologico motivato da qualche problema pratico. La tesi Il sesso dal punto di vista statistico: la legge della riproduzione dei sessi fu pubblicata nel 1908. Nello stesso anno G. conseguì la libera docenza in statistica e nel 1909 vinse la cattedra di statistica presso l’Università di Cagliari. Nel 1912 pubblicò il saggio Fattori demografici dell’evoluzione delle nazioni, in cui sviluppò la sua “teoria ciclica” della popolazione e in cui il tema della “fertilità riproduttiva” divenne la chiave per una spiegazione biologica della società e del suo evolvere (si tratta della base della teoria che nel 1927 G. chiamò “neo-organicismo”). Nel 1913 si trasferì per concorso sulla cattedra di statistica dell’Università di Padova, dove tenne anche altri insegnamenti tra cui demografia ed economia politica. ... leggi Nel 1915 si arruolò volontario e presto fu a capo della sezione statistico-economica dell’Ufficio storiografico della mobilitazione, ruolo privilegiato per i suoi successivi studi sui costi e le conseguenze del conflitto, ma anche stimolo ad elaborare una teoria giustificativa della guerra su base demografica, sociologica ed eugenetica, come risulta da alcune sue pubblicazioni di quegli anni. Nel 1923 fu chiamato sulla cattedra di statistica dell’Università di Roma, che occupò fino al 1954, quando divenne professore emerito della stessa Università. Su richiesta di Mussolini diresse fin dal 1926, anno della fondazione, l’Istituto centrale di statistica (ISTAT), da cui si dimise nel dicembre del 1931. Le dimissioni furono motivate dalla «sempre vivace e intransigente opposizione ad ogni ingerenza politica» nella vita dell’Istituto, come riconobbe nel novembre 1944, durante il processo di epurazione a suo carico (a conclusione del quale G. risultò assolto), uno degli “antifascisti” dei quali gli avevano contestato l’assunzione: era convinto che l’uomo di scienza dovesse conservare la propria neutra oggettività e non accettava le sempre più insistenti interferenze del governo. G. diede un contributo essenziale allo sviluppo della scuola italiana di statistica descrittiva, che contrappose alla statistica inferenziale della scuola anglosassone. Importantissimo fu anche il suo contributo alla creazione in Italia di una rete di rilevazione ed elaborazione statistica coordinata dall’Istituto centrale di Roma. A tal riguardo considerò necessario formare buoni tecnici della statistica (che riteneva un importante sostegno alle decisioni di politici e amministratori), la cui preparazione avrebbe dovuto realizzare un solido legame tra conoscenze teoriche e competenze applicative. Per sua iniziativa nacquero pertanto a Roma dapprima l’Istituto di statistica e politica economica nella costituenda Facoltà di scienze politiche (1927), poi la Scuola di statistica (1928) e, nel 1936, la Facoltà di scienze statistiche, demografiche ed attuariali, che fu la prima in Europa e di cui fu preside per molti anni. Capace di ritmi di lavoro incredibili, pretendeva grande impegno anche dai collaboratori. Ricoprì numerosi incarichi in organismi italiani ed internazionali: all’inizio degli anni Venti fu il responsabile dell’inchiesta sulle materie prime voluta dal consiglio della Società delle Nazioni; tra il 1926 e il 1931 fu, come già detto, il primo presidente dell’ISTAT; nel 1933 fu eletto vicepresidente dell’Istituto internazionale di sociologia (di cui nel 1950 divenne presidente) e l’anno successivo fu nominato presidente della Società italiana di genetica ed eugenetica; fu anche presidente del Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione (CISP), cui aveva dato vita già nel 1929; nel 1937 fu presidente della Società italiana di sociologia e, dal 1941, presidente della Società italiana di statistica; dal 1950 al 1963 fu presidente dell’Institut International de Sociologie, che si contrappose ideologicamente all’International Sociological Association nata sotto gli auspici dell’Unesco. Nel suo ruolo di presidente del CISP fu responsabile di molte indagini demografiche anche presso piccole popolazioni: nel 1942, a conclusione di una di queste indagini, utilizzando le ragioni della scienza contro quelle dell’ideologia, dichiarò «non ebrea» la popolazione dei Caraimi di Polonia e Lituania, sottraendola così allo sterminio nazista già in corso. Nel dopoguerra, abbandonato il suo scomodo passato di demografo, G. si dedicò con rinnovato interesse alla sociologia riprendendo e sviluppando il paradigma della “economia lavorista”, che lo portò a difendere la funzione storica del colonialismo e a considerare gli Stati Uniti come modello positivo di “società lavorista”. È da queste posizioni che nel 1945 partecipò alla fondazione dell’effimero Movimento unionista italiano (MUI), che si proponeva l’unificazione dell’Italia con gli Stati Uniti in chiave antifascista e anticomunista. G. fu membro di molte accademie scientifiche italiane e straniere: nel 1939 divenne membro onorario dell’Istituto internazionale di statistica, di cui fu uno dei collaboratori più attivi ed illustri, e nel 1962 divenne accademico dei Lincei, in quell’Accademia da cui nel 1919 aveva avuto il premio reale per le scienze sociali. Quattro prestigiose lauree honoris causa esprimono il riconoscimento internazionale ottenuto: economia e commercio alla Cattolica di Milano (1932), sociologia a Ginevra (1934), scienze ad Harvard (1936), scienze sociali a Cordoba in Argentina (1963). Insegnò e tenne conferenze nelle principali università di molti Paesi in Europa e nel mondo. Dell’intensa attività editoriale svolta da G., risulta particolarmente significativa la fondazione di due riviste di cui fu direttore fino alla morte: nel 1920 la rivista di statistica «Metron», che è ancora un importante strumento di comunicazione scientifica internazionale, e nel 1934 «Genus», ancor oggi rivista ufficiale del CISP. Numerosissimi furono i suoi scritti: manuali, monografie, saggi, articoli e pubblicazioni brevi (una bibliografia completa a cura di V. Castellano si trova in «Metron», 1965). Il nome di G. è noto nel mondo a tutti coloro che hanno studiato statistica, in particolare per il “coefficiente di Gini” sulla distribuzione della ricchezza (e di ogni altra grandezza condivisibile). La sua impostazione ideologica fortemente nazionalista e la sua aperta adesione al regime fascista determinarono una netta separazione tra l’apprezzamento dei suoi innegabili contributi al progresso del metodo statistico (e degli altri settori scientifici cui si è dedicato: demografia, biometria, sociologia, scienze economiche) e la critica alla sua figura di intellettuale. Oggi alcuni storici riconsiderano quest’ultima grazie alla possibilità di analisi del suo archivio personale (che dal 1999 si trova nell’Archivio centrale dello Stato), analisi che conduce ad attribuire carattere “tecnico” all’apporto di G. al fascismo: non c’è stato asservimento al regime, ma vi è stata una convergenza “naturale” tra le profonde convinzioni dello studioso e gli obiettivi propagandistici del regime stesso. G. morì a Roma il 13 marzo 1965. Parte della sua biblioteca personale è stata acquisita dall’Università di Udine.
ChiudiBibliografia
Opere di C. Gini: Il sesso dal punto di vista statistico. La legge della riproduzione dei sessi, Milano, Sandron, 1908; Fattori demografici dell’evoluzione delle nazioni, Torino, Fratelli Bocca, 1912; Problemi sociologici delle guerre, Bologna, Zanichelli, 1921; Memorie di metodologia statistica: Variabilità e Concentrazione, 1, Milano, Giuffrè, 1939; Corso di Statistica, Roma, Veschi, 1955.
Corrado Gini: a memoir, a cura di V. CASTELLANO, «Metron», 24 (1965), 3-84; N. FEDERICI, Gini, Corrado, in DBI, 55 (2000), 18-21; F. CASSATA, Il fascismo razionale - Corrado Gini fra scienza e politica, Roma, Carrocci, 2006; Biography of Corrado Gini, www.metronjournal.it/storia/ginibio.htm; Biographie de Corrado Gini, www.biographie.net/Corrado-Gini; www.umass.edu/wsp/statistics/tales/gini.html [Tales of Statisticians - Corrado Gini].
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