GIOVANNI DA MORTEGLIANO

GIOVANNI DA MORTEGLIANO (? - 1363)

frate minore

Immagine del soggetto

Foglio del rotolo della Compilatio di Giovanni da Mortegliano (Venezia, Biblioteca nazionale marciana, ms Lat. I, 49 [2282]).

Sono pochi i dati biografici di G. noti. Nacque a Mortegliano, località a sud di Udine, probabilmente prima del 1317, se prestiamo fede a G. Liruti che lo vuole figlio di Martino Longo e di una certa Radia la quale appunto nel 1317 risultava morta. Sempre secondo il Liruti, seguito in ciò da V. Joppi, G. era custode dei minori di Cividale nel 1341. Lo si vuole anche “magister” in teologia ed inquisitore di Aquileia, ma alla menzione di queste due cariche non corrispondono attestazioni di effettivo esercizio delle mansioni di inquisitore e docente anche se è lecito supporre – vista anche la sua preparazione culturale – che egli abbia esercitato il magistero teologico nelle scuole di Cividale. In quella città morì nel 1363. Nel prologo della Compilatio historiarum totius Biblie tam Veteris quam Novi Testamenti, l’unico suo scritto che si conservi (ma a suo nome circolava anche una raccolta di sermoni ed una compilazione indicata come Pantheon), G. dedica l’opera a Bertrando di Saint-Geniès, patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350, e specifica di scrivere nel 1344 ad Udine. La sua opera, quindi, sembrerebbe essere collegata alla rinascita degli studi che quel patriarca intendeva realizzare per elevare il livello del clero friulano, promuovendo anche lo “Studium” di Cividale. La storiografia biblica, infatti, così come aveva preso forma nel XII secolo, rientrava nei curricula di studio universitario e fungeva da disciplina ausiliaria per lo studio della teologia e del diritto canonico. Il legame della Compilatio con il mondo della scuola compare anche in altre battute del breve prologo, dove G. pone l’accento sull’utilità della sua opera sottolineandone il carattere sintetico che avrebbe reso agevole lo studio e la consultazione, facilitati entrambi – egli aggiunge – dall’apparato iconografico che correda il testo. ... leggi Ed in chiusura del preambolo l’autore esplicitamente afferma di avere sia scritto di propria mano il testo della Compilatio, sia dipinto le miniature che numerose lo illustrano. Dall’esame dell’opera si possono ricavare alcune informazioni sulla cultura di G. I testi che lo storiografo ha utilizzato erano tutti disponibili nei due centri in cui il frate risiedette, cioè Udine e Cividale (anche se non presso i francescani), come mostrano alcuni cataloghi di libri redatti negli anni in cui visse il frate e di recente editi da Scalon. Anche le caratteristiche delle miniature rimandano a modelli culturali locali e secondo R. Frohne si ispirano ai mosaici aquileiesi. La formazione di G. sembra quindi essere tutta friulana e la sua opera pare legata al rinnovamento promosso dal patriarca Bertrando, ma le caratteristiche della Compilatio si riallacciano a correnti culturali largamente diffuse nel Trecento italiano e fanno di questo frate poco conosciuto uno dei principali intellettuali friulani del XIV secolo. La Compilatio, infatti, consiste in una sintesi di storia biblica ottenuta dalle informazioni offerte dalla Historia scholastica di Pietro Comestore e, soprattutto, da quella più sintetica di Pietro di Poitiers, due opere largamente diffuse nella cultura storiografica bassomedievale e ben note agli storiografi più dotti. Per integrare il suo lavoro G. fece ricorso anche ad altre opere – rivolgendosi sempre a testi di larga circolazione e a quanto pare anche tutti disponibili a Udine e a Cividale – come, in primo luogo, la Legenda aurea del frate domenicano Iacopo da Varazze che contiene anche un breve excursus di storia universale. Inoltre, forse gli fu nota l’Hystoria satirica composta solo pochi anni prima dal francescano di Venezia Paolino Minorita sulla scorta della più importante enciclopedia storiografica del Duecento, lo Speculum historiale del domenicano Vincenzo da Beauvais. G. organizzò le informazioni desunte da questi testi in un breve racconto che scorre parallelo a numerose illustrazioni cui è strettamente legato: in questo modo il frate compilò un quadro di storia biblica con informazioni di storia universale facile da consultare e decise di affidarlo piuttosto che a un codice ad un rotolo di pergamena i cui esemplari conservati misurano all’incirca cinque metri e mezzo di lunghezza. Srotolando la pergamena il lettore poteva scorrere rapidamente l’intera storia dell’umanità e, grazie alle illustrazioni, rintracciare con poca fatica le informazioni che gli erano necessarie. G., infatti, seguendo i suoi modelli, assegnò maggior risalto alla storia biblica – e quindi alle vicende del popolo ebraico – ma non dimenticò di inserire notizie sui principali regni dell’antichità (quello dei Persiani, ad esempio, oppure quello di Alessandro Magno) e si soffermò pure a parlare dei primi imperatori romani. Giunto al tempo di Nerone e poi di Tito e Vespasiano, G. mutò la struttura del suo racconto: le opere dei teologi attenti alla storia che illustravano Antico e Nuovo Testamento inserendoli in un contesto storiografico si arrestavano con gli Atti degli Apostoli, segnalando come fosse iniziata una nuova epoca caratterizzata anche dalla fine del regno di Israele che comportò la distruzione del tempio di Gerusalemme e la diaspora degli Ebrei. G. rimase fedele a questo schema, ma come altri dotti storici del basso medioevo, riconobbe una sorta di continuità tra storia biblica e storia post-biblica: tale linearità appariva con evidenza nei cataloghi dei papi, i successori di Cristo e degli apostoli, e degli imperatori che raccolsero l’eredità romana. Al pari di altri autori del Due e Trecento – in particolare domenicani e francescani – anche G. fece seguire alla sua storia biblica un doppio elenco che scorre parallelo e riporta oltre ai nomi solo qualche raro avvenimento particolarmente rilevante accaduto in quegli anni. Contrariamente a quanto ritiene N. H. Ott – secondo il quale a G. si deve solo la sintesi di storia biblica – anche la lista di papi ed imperatori è opera del francescano, come dimostrano sia le copie dell’opera in cui storia biblica e catalogo sono sempre conservati assieme, sia i nomi di papa ed imperatore che chiudono le liste ospitate nella Compilatio: nei testimoni più antichi, infatti, l’elenco dei pontefici termina con Clemente VI (papa dal 1342 al 1352) o con il suo successore Innocenzo VI (morto nel 1362) e quello dei sovrani con Enrico VII (com’era consuetudine nella più dotta storiografia) oppure con Carlo IV di Lussemburgo, imperatore negli ultimi anni in cui G. visse. Naturalmente anche nel caso della Compilatio di G. la struttura dell’opera nella seconda fase si rivela aperta, adatta cioè ad accogliere note ed aggiunte che i copisti potevano ricavare da altri testi ed inserire senza fatica nella sintesi che stavano copiando. Basta un confronto tra due testimoni dell’opera per vedere come nel corso dei decenni la seconda parte della Compilatio sia cresciuta e con quali esiti. Nel rotolo, forse autografo, conservato a Venezia, Biblioteca nazionale marciana, ms Lat. I. 49 (2282), la seconda parte dell’opera è costituita solo da un elenco parallelo; nel più recente codice Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, ms Ottoboniano Lat. 479, le note, pur rimanendo sintetiche, contengono maggiori informazioni e alle liste di papi ed imperatori si è aggiunto un catalogo di sovrani ungheresi. L’opera di G. – una sintesi facile da consultare – sembra avere goduto di una certa circolazione in Friuli, perlomeno nelle istituzioni ecclesiastiche di Udine e Cividale, come dimostrano i testimoni della Compilatio di origine friulana censiti dalla Frohne (nessuno dei quali è conservato nelle biblioteche regionali perché, a causa del ricco apparato di miniature, sin dal XVIII secolo furono oggetto dell’attenzione dei collezionisti). Inoltre questo scritto, nato per promuovere la formazione culturale del clero friulano, conobbe sin dal XIV secolo una notevole diffusione in Ungheria, dove giunse verso il 1380, in seguito al coinvolgimento di quella monarchia nella guerra di Chioggia. In Ungheria la struttura della Compilatio fu integrata con l’inserzione di un elenco di re ungheresi che muove da Stefano I, il Santo, e nelle sezioni di storia universale trovarono posto rare notizie di storia locale. Entrata così in un circuito culturale dell’Europa centrale, l’opera conobbe una buona fortuna e, nel XV secolo, fu anche tradotta in tedesco.

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Bibliografia

Edizione parziale in Die Historienbibel des Johannes von Udine (Ms 1000 Vad), a cura di R. FROHNE, Bern-Berlin-Frankfurt am Main-New York-Paris-Wien, Peter Lang, 1992; LIRUTI, Notizie delle vite, I, 294-97; V. JOPPI, Mortegliano e la sua pieve. Cenni storici, Udine, 1880, 8; J. H. SBARALEA, Supplementum et castigatio ad scriptores Trium ordinum s. Francisci, Roma, 1921 (Bibliotheca historico-bibliographica, III), II, 106-107; N.H. OTT, Johannes de Utino, in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexicon, a cura di K. RUH - G. KEIL - W. SCHRÖDER - B. WACHINGER - F.J. WORSTBROCH, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1983, IV, 785-788; G. MELVILLE, Geschichte in graphischer Gestalt. Beobachtungen zu einer spätmittelalterlichen Darstellungsweise, in Geschichtsschreibung und Geschichtsbewusstsein im späten Mittelalter, a cura di H. PATZE, Sigmaringen, 1987 (Vorträge und Forschungen, XXXI), 57-154: 76-79; A. VIZKELETY, Zur Überlieferung der Weltchronik des Johannes de Utino, in “De captu lectoris”. Wirkungen des Buches im 15. und 16. Jahrhundert dargestellt an ausgewählten Handschriften und Drucken, a cura di W. MILDE - W. SCHUDER, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 1988, 289-309; A.-D. VON DEN BRINCKEN, “Fine Terrae”. Die Enden der Erde und der vierte Kontinent auf mittelalterlichen Weltkarten, Hannover, 1992 (MGH, Schriften, 36), 135; SCALON, Produzione, 175, 184-186; M. ZIPS, Franziskanische Didaxe und Geschichtsschreibung im späteren Mittelalter. Einige Überlegungen zum Geschichtsdenken der Minoriten im 13. und 14. Jahrhundert, in “Ir sult sprechen willekomen”. Grenzenlose Mediävistik, a cura di C. TUCZAY - H. HIRHAGER - K. LICHLAV, Bern-Berlin-Frankfurt am Main-New York-Paris-Wien, Peter Lang, 1998, 839-857: 851-852. Per ulteriori indicazioni cfr. Iohannes de Utino, in Repertorium fontium historiae medii aevi, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, 1990, VI, 423; SCALON, Libri degli anniversari, 823, 925, 1007.

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