Nacque a Radovljica, oggi in Slovenia, il 28 novembre 1797, da una famiglia di agricoltori benestanti. Studiò filosofia e teologia presso il Liceo di Lubiana e fu consacrato sacerdote il 23 settembre 1821. L’8 febbraio 1825 fu accolto al Frintaneum di Vienna dove si laureò in teologia il 19 maggio 1828. Dal 1829 al 1836 insegnò teologia dogmatica presso il Liceo di Lubiana, poi abolito con la riforma del 1848, e dal 1836 al 1854 svolse importanti incarichi pubblici prima a Trieste e poi a Vienna. Il 18 novembre 1854 l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe lo nominò arcivescovo di Gorizia, il 23 marzo 1855 Pio IX confermò la nomina imperiale, così il 3 giugno G. fu consacrato vescovo a Lubiana ed il 24 giugno fece il suo solenne ingresso a Gorizia. Lo stesso giorno emanò le sue due prime pastorali: una in italiano e sloveno ai fedeli ed una in latino al clero, in cui espose le sue convinzioni e il suo programma. Nella raccomandazione ai rettori e professori del Seminario centrale, G. si rivelò discepolo di Jakob Frint, il fondatore del Frintaneum, nel cui istituto scienza teologica e pietà cristiana si armonizzavano. Per ovviare alla considerevole diminuzione dei candidati al sacerdozio, nel mese di novembre del 1858 istituì il Seminario minore, che fu aperto a venti ragazzi aspiranti allo stato clericale e frequentanti il Ginnasio di Gorizia. In occasione della promulgazione delle tre leggi austriache del 25 maggio 1868, che violavano gli articoli 5, 7, 8, e 10 del concordato del 18 agosto 1855, G. esortò il clero della sua arcidiocesi ad evitare, per quanto possibile, i conflitti tra le leggi ecclesiastiche e quelle civili e «a dare a Cesare quello che era di Cesare e a Dio quello che era di Dio». Il giornale liberale in lingua tedesca di Gorizia, la «Görzer Zeitung», lodò apertamente la moderazione di G. e ne evidenziò il «piacevole contrasto» con «i veementi e smodati eccessi» delle lettere pastorali della maggior parte dei vescovi austriaci. ... leggi Il 29 novembre 1869 G. partì per Roma, per partecipare al Concilio ecumenico Vaticano I, che fu inaugurato l’8 dicembre successivo. Rimase a Roma fino alla metà di marzo del 1870 e partecipò anche alle “Rauscher-Versammlungen”. Prima di ritornare a Gorizia, consegnò delle osservazioni personali sul capitolo 11 dello schema di costituzione dogmatica De Ecclesia Christi e sul Caput additum de infallibilitate Romani Pontificis, dalle quali risulta evidente la sua adesione alle tesi del padre conciliare tedesco Karl Joseph Hefele (1809-1893), che riteneva inopportuna la definizione dell’infallibilità pontificia. Il dogma dell’infallibilità pontificia offrì al governo austriaco il pretesto di invalidare, il 30 luglio 1870, il concordato. Immediatamente, però, l’annullamento del concordato e la presa di Roma da parte delle truppe italiane offrirono al cattolicesimo austriaco la possibilità di colmare la spaccatura che si era venuta a creare in seguito alle controversie sul dogma dell’infallibilità pontificia. Anche a Gorizia la reazione dei cattolici all’abrogazione del concordato fu quasi immediata. Infatti già l’11 settembre 1870 un gruppo di cattolici italiani costituì «una Società cattolico-politica nel Goriziano sotto il nome di Circolo cattolico del Goriziano», con lo scopo «di tutelare gli interessi religiosi anche nella sfera politica, eccitare con opportuni mezzi il sentimento cattolico nelle famiglie, e promuovere così anche la buona armonia delle due nazionalità Italiana e Slovena della provincia sul campo neutrale della Religione, ed il comune attaccamento all’Augusto Sovrano». Anche l’arcivescovo condannò recisamente l’occupazione di Roma da parte delle truppe italiane, ma criticò anche, sia pure senza nominarlo esplicitamente, il governo di Vienna, in quanto non solo non avrebbe contrastato l’occupazione, ma l’avrebbe tacitamente approvata. Il 3 agosto 1871 G. non solo pubblicò la costituzione dogmatica Pastor Aeternus sull’infallibilità pontificia, ma difese la validità del Concilio Vaticano con energia e insolita vivacità: «Qui concilii libertatem impugnat, aut eiusdem gestiones et acta non noscit, aut studio mentitur. Praesentes in concilio audivimus plurimas Patrum orationes usque ad nauseam». Negli ultimi anni della sua vita, G. si dedicò soltanto alla sua attività pastorale e, pur essendo membro di diritto della dieta provinciale, si astenne dai contrasti politici e nazionali. Il foglio liberale «L’Isonzo», che si stampò a Gorizia dal 1871 al 1880, accusò talvolta G. di parzialità filoslava. Invece il giornale liberale «Corriere di Gorizia», dopo la morte dell’arcivescovo, avvenuta a Gorizia il 17 marzo 1883, espresse un giudizio positivo sulla sua vasta cultura e la sua pastoralità, mentre non manifestò alcun giudizio politico.
ChiudiBibliografia
J. KULAVIC, Das fürstbischöfliche und die theologische Lehranstalt zu Laibach, in H. ZSCHOKKE, Die theologischen Studien und Anstalten der katholischen Kirche in Österreich, Wien, W. Braumüller, 1894, 812-816; K. SCHATZ, Kirchenbild und päpstliche Unfehlbarkeit bei den deutschsprachigen Minoritaetsbischöfen auf dem I. Vatikanum, Roma, Università Gregoriana Editrice, 1975, 3-8; I. SANTEUSANIO, La diocesi di Gorizia tra Vienna e Roma (1818-1883), in L’arcidiocesi di Gorizia dall’istituzione alla fine dell’impero asburgico (1751-1918), a cura di J. VETRIH, Udine, Forum, 2002, 185-218; T. SIMČIČ, Andrea Gollmayr, ibid., 267-285; L. ŽNIDARŠIČ GOLEC, Andreas (Andrej) Gollmayer (Gollmayr) (1797-1883), in Frintaneum, 234.
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