Figlio di Andrea, il G. nacque in data imprecisata nella fortezza di Marano, situata sulle coste dell’alto Adriatico. Come egli stesso ebbe ad asserire nell’orazione pronunciata nell’ottobre del 1494 in occasione della solenne entrata in Aquileia del nuovo patriarca Donato, iniziò il suo percorso educativo proprio in quella città. In seguito decise di completare la sua formazione applicandosi con profitto agli studi giuridici, riuscendo in questo modo a conseguire la laurea in entrambe le leggi. È stata avanzata l’ipotesi che prima del 1470 il G. fosse stato impiegato nell’ambito della corte papale di Paolo II e che in seguito alla morte prematura del pontefice avesse dovuto suo malgrado fare anticipatamente ritorno in patria. Di certo nel 1471 si trovava già ad Aquileia, dove divenne canonico e più tardi anche arcidiacono di quella stessa chiesa. Giunto infatti l’annuncio della designazione del vescovo Barbo alla dignità patriarcale, in quell’anno il G. venne incaricato dal capitolo aquileiese di recarsi assieme ad un altro canonico, Antonio Susanna, presso il patriarca appena eletto per presentargli le loro felicitazioni. E quando nel 1493 gli venne concessa l’autorizzazione da parte del capitolo di avviare a sue spese l’erezione di una cappella e di un altare dedicato al suo protettore san Girolamo, egli risultava altresì investito dell’arcidiaconato. Da lì a pochi anni, in seguito alla morte di Daniele di Strassoldo (1495), rimase vacante la posizione di decano della chiesa di Udine e fu proprio il G. ad essere destinato a tale ufficio. Residente in quella città ebbe modo di far parte di una delegazione di ambasciatori inviata nel 1508 dal parlamento friulano a Venezia per congratularsi con la Serenissima per le recenti vittorie conseguite in Friuli contro le truppe imperiali di Massimiliano I d’Asburgo. ... leggi E a Udine il G. concluse la propria esistenza il giorno 10 giugno 1510. Stimato non soltanto per la sua competenza in campo giuridico, ma anche per la sua straordinaria erudizione, nel 1484 ebbe modo di redigere la prefazione del messale aquileiese Missale iuxta ritum almae Aquileiensis Ecclesiae, le cui prime edizioni a stampa vennero affidate proprio alla supervisione del G. Nella citata prefazione egli effettuava un tentativo ricco di dottrina di conciliare le antiche tradizioni aquileiesi con la fedeltà dovuta alla Chiesa di Roma, passando poi in rassegna gli autorevoli soggetti che avevano posto le fondamenta della comunità cristiana di Aquileia. Come già accennato, nel 1494 il G. ebbe inoltre l’onore e l’incombenza di pronunciare le lodi del patriarca Donato durante le solenni celebrazioni che si tennero in occasione del suo ingresso ufficiale in Aquileia. L’orazione venne data alle stampe per la prima volta nel 1740 dal de Rubeis, che la inserì nella sua celebre opera Monumenta Ecclesiae Aquileiensis, e nel 1883 ebbe un’autonoma edizione in occasione del giubileo sacerdotale di monsignor Domenico Someda. L’edizione ottocentesca ha il pregio di presentare accanto al testo originale una traduzione italiana, corredata dalle note del de Rubeis. L’orazione, seguendo una struttura tripartita, in una prima parte si prefiggeva di esaltare le doti del nuovo patriarca, per poi passare alla celebrazione dei fasti di Aquileia e concludersi con l’esposizione dei voti del gregge che il patriarca appena eletto si apprestava ad accudire. A testimonianza della preparazione giuridica del G. sono invece rimaste conservate numerose scritture legali riguardanti singoli contenziosi con l’ultimo conte di Gorizia, Leonardo, che possono essere utili alla ricostruzione dei rapporti conflittuali esistenti alla fine del Quattrocento tra questo ed il capitolo aquileiese. In tale contesto è ad esempio da inquadrare la redazione del Trattato di avvocazia, con il quale G. intendeva tutelare le prerogative della Chiesa aquileiese contro le pretese del conte goriziano di arrogarsi il diritto di avvocazia su quell’istituzione. Le vertenze veneto-goriziane fanno da sfondo altresì alla raccolta, intitolata Gradisca, della documentazione concernente quella fortezza sull’Isonzo, che era stata edificata nella seconda metà del XV secolo dalla Serenissima su suolo soggetto al conte di Gorizia e che aveva dato luogo a tante polemiche. Verso il 1501, già residente a Udine, il G. redasse infine uno scritto di critica artistica che intendeva illustrare e commentare due pale del duomo udinese realizzate dall’artista Marco Martini, mettendole a confronto con la pala di san Giuseppe del Pellegrino da San Daniele.
ChiudiBibliografia
Ms BCU, Joppi, 710a.
G. GORDINI, Oratio Iacobi Gordini Marianensi [!] Sanctae Aquileiensis Ecclesiae archidiaconi et canonici ad […] d. Nicolaum Donato […] habita Aquileiae die pontificiae institutionis ipsius […] 4 idus octobris 1494, in A sua Signoria illustrisima mons. Domenico Someda canonico seniore della s. metropolitana chiesa udinese vicario generale della arcidiocesi nel giorno faustissimo del suo giubileo sacerdotale 7 marzo 1883. Omaggio del clero della parrocchia di S. Nicolò v.c. di Udine, Udine, Zavagna, 1883.
PALLADIO, Historie, II, 9, 90; CAPODAGLI, Udine illustrata, 302-303; DE RUBEIS, MEA, coll. 1062-1068; DI MANZANO, Cenni, 106-107; LIRUTI, Notizie delle vite, III, 394-396; MORELLI, Istoria, IV, 25; VALENTINELLI, Bibliografia, 125, n. 825; E. PIU, Marano Lagunare: storia, monumenti, vita, tradizioni e foklore di una comunità singolare, Udine, AGF, 20002, 101-104; DE RENALDIS, Memorie, 145, 168.
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