Nato a Udine nel 1615, a metà Seicento il conte G., definito dal Capodagli «cavagliere generosissimo e de’ più facoltosi della Regione» ampliò il proprio palazzo di città in borgo di Viola, offrendo ospitalità – secondo altri illustri esempi – dal 1653 all’Accademia degli Sventati nell’ala sinistra dell’edificio, caratterizzata da un doppio ordine di logge aperte. Il G. con legato del 1653 dotò l’Accademia di capitali livellari di 1200 ducati con una rendita annua di 84 ducati, di cui 70 avrebbero dovuto essere impegnati a mantenere per quattro anni presso il corso di medicina dell’Università di Padova uno studente udinese o, qualora fosse mancato il concorrente, la stessa cifra avrebbe dovuto essere devoluta a doti di giovani povere di famiglie onorate. Il mecenatismo del G. fu ampiamente lodato dai contemporanei, tra cui il Madrisio, e promosse interessi culturali coltivati dai suoi discendenti, in particolare i nipoti Camillo e Giovanni e il bisnipote Giacomo.
Bibliografia
Ms, BCU, Principale, 505.5, Il testo del Lascito Gorgo, 25 agosto 1653; ivi, Genealogie del Torso, Gorgo.
Dedica a Camillo Gorgo in G. CARRARA, Corona d’alloro panegiricale all’ill.mo sig. Marcantonio Sforza, Udine, Schiratti, 1658; altra dedica in B. PRODURUTI, De laudibus Academiae Sventatorum, Udine, Schiratti 1663; CAPODAGLI, Udine illustrata, 45-46; N. MADRISIO, Apologia per l’antico stato e condizione della famosa Aquileia, Udine, Fongarino, 1721, 7-8 (lode della famiglia Gorgo); G. BRAGATO, L’Accademia udinese degli Sventati, «Patria del Friuli», 15/7 (1903), 107-110; L. MILOCCO, L’Accademia udinese degli “Sventati”, in Più secoli di storia dell’Accademia di Scienze lettere e arti di Udine (1606-1969), a cura di V. FAEL, Udine, AGF, 1970, 194-197, 243-247.
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