Fratello del più noto Gian Girolamo, successe a Daniele Dolfin in qualità di arcivescovo di Udine nel 1762, dopo esserne stato il coadiutore fin dal 1734, anno della sua nomina a vescovo di Tiatira (in Asia minore). Di lui sono giunte pochissime tracce, risalenti per lo più all’anno del suo insediamento e consistenti in due omelie pronunciate in occasione della festa dei santi Ermacora e Fortunato e in un discorso fatto il 30 novembre del 1762 durante la visita alla chiesa metropolitana udinese. Più tarde, ma di datazione incerta, un’omelia scritta in occasione della visita alla collegiata di Cividale e un’ampia raccolta di disposizioni sull’ordinazione dei sacerdoti. Della sua attività pastorale e culturale non si sa nulla, probabilmente anche a causa della prematura scomparsa, a breve distanza dalla sua elezione. Alla fine del mese di ottobre del 1765, infatti, mentre rientrava a Udine dopo un soggiorno a Venezia, fu colpito da un malore che gli impose di trattenersi a Motta di Livenza, dove morì pochi giorni più tardi, il 2 novembre. Il suo testamento, redatto il giorno stesso della morte, contiene sintetiche indicazioni sulla destinazione dei suoi beni, ma nessuna notizia personale.
Bibliografia
ACAU, 925.
MARCHETTI, Friuli, 759; PASCHINI, Storia, 860; DBF, 405; N. NICCOLETTI, All’eccellenza reverendissima di monsignor Bartolommeo Gradenigo arcivescovo di Udine nel suo primo intervento all’accademia del seminario il rettore Niccolò Niccoletti canonico della metropolitana, Udine, Murero, 1762; G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni compilato dal cavalier Gaetano Moroni romano, secondo aiutante di camera di sua santità Pio IX, Venezia, Tipografia emiliana, 1857, 134-136; Grado, Venezia, i Gradenigo. Catalogo della mostra (Venezia, 1 giugno-22 luglio 2001), a cura di M. ZORZI - S. MARCON, Monfalcone, EdL, 2001.
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