Nella primavera del 1001, l’imperatore Ottone III donò al patriarca di Aquileia Giovanni IV metà del castello di Salcano, metà del villaggio di Gorizia e metà del territorio che si trovava tra i fiumi Isonzo e Vipacco, tra il torrente di Vrtovin (a ovest di Aidussina) e la Selva di Tarnova. L’altra metà di tale territorio fu donata nell’autunno dello stesso anno a G. Werihen/Weriand, che in questa occasione viene nominato per la prima volta col titolo di conte (del Friuli). In seguito compare, sempre in questo ruolo, fino al 1028, quando viene citato nell’atto di donazione dell’imperatore Corrado II in favore del patriarca Poppone, grazie al quale la Chiesa aquileiese ricevette il diritto di caccia nel vasto bosco del Friuli meridionale che si trovava «nella contea del conte G.». L’anno precedente G. aveva fatto parte del celebre tribunale dell’imperatore Corrado II a Verona, dove si decise a favore della Chiesa aquileiese e del suo patriarca Poppone in merito alla controversia che lo opponeva al duca della Carinzia (e margravio di Verona) Adalberto di Eppenstein, a causa del pubblico servigio (“servitium publicum”) della Chiesa aquileiese. Il patriarca di Aquileia era accompagnato dall’avvocato della sua Chiesa e da quattro giurati, che erano vassalli aquileiesi (“milites”): al primo posto vi figurava G. Oltre ai possedimenti acquisiti nella bassa valle del Vipacco, G. possedeva molto probabilmente anche un vasto territorio a ovest del Tagliamento (Maniago, Vivaro, San Foca, Domanins?) che, attraverso i suoi discendenti, finì poi in parte nelle mani del monastero carinziano di Millstatt, in parte nelle mani della famiglia Spanheim, duchi della Carinzia. ... leggi Come la maggior parte dei conti e margravi della zona sud-orientale dell’impero, anche G. apparteneva alla nobiltà bavarese. Per questo motivo egli non compare solo in Friuli, ma anche a nord delle Alpi e precisamente a Salisburgo, dove negli anni fra il 987 e il 1025 viene più volte menzionato come avvocato del convento di S. Pietro. Molto probabilmente apparteneva ad una famiglia dell’alta nobiltà, dove il nome Guariento era molto frequente: nel secondo quarto del X secolo portava tale nome suo nonno Guariento I che, molto legato alla Chiesa salisburghese, rivestì un ruolo di grande importanza in Carinzia: ne deteneva infatti il governo e vi amministrava i possedimenti reali. Guariento I era sposato con Adalsvinda, della stirpe dei Leopoldingi, e perciò il conte del Friuli G. discendeva per linea femminile dalla dinastia ducale bavarese. Si chiamava così (Guariento II) anche il presunto padre di G. che, nel periodo fra il 963 circa e il 987, viene menzionato in relazione a Salisburgo. Portava infine questo nome anche il conte del Friuli Guariento (IV), nominato un’unica volta nel 1052, che si ritiene perciò essere figlio del nostro (Guariento III). Come suoi fratelli (quindi figli di Guariento Werihen/Weriand) vengono indicati Azzone, menzionato nel 1027 come accompagnatore del padre al tribunale di Verona, e Adalgerone, nominato invece un anno più tardi. Non si sa chi fosse la madre, ma si tratterebbe molto probabilmente della prima moglie di G., in quanto successivamente, come sua moglie (la seconda) viene menzionata Vilburga († 1064), una donna evidentemente più giovane di lui che apparteneva alla stirpe di Ebersberg, una delle più importanti famiglie della nobiltà bavarese. Suo fratello Eberardo, margravio della Carniola, aveva fondato in Baviera nel 1037 il convento femminile di Geisenfeld, di cui Gebirga, sua nipote e figlia di G. e Vilburga, divenne la prima badessa. Dopo la sua morte, nel 1061, le successe in tale veste la madre che, vedova di G., si era dapprima risposata con il margravio istriano Guecellino e poi, dopo che anche questo morì (attorno al 1040), si ritirò nel suddetto convento. Tra i discendenti di G. – appartenente più probabilmente alla generazione dei nipoti – ricordiamo Edvige che morì poco dopo il 1100 nel castello di Mossa, a ovest di Gorizia. Si sposò in prime nozze con Ermanno, membro della famiglia Eppenstein, potente casata della zona sud-orientale dell’impero. Essi fondarono, inoltre, il convento di Rosazzo in Friuli, dove Edvige fu poi sepolta. Dopo la morte prematura del marito, ella si unì in seconde nozze con Enghelberto di Spanheim, fondatore del convento di St. Paul in Carinzia e, entrata a far parte della casata ducale carinziana, divenne poi madre superiora. Sua figlia Diemuta si sposò con Mainardo III “Albus”, conte di Lurn vicino Lienz, e da questo matrimonio nacque Mainardo (I) che dal 1125 fu avvocato della Chiesa aquileiese e capostipite della casata dei conti goriziani: Gorizia, che nel 1001 era stata donata per metà a G., antenato di Edvige, proprio tramite questa e la famiglia Spanheim passò quindi nel secondo quarto del XII secolo – e vi rimase per più di 350 anni – nelle mani di una nuova casata dell’alta nobiltà.
ChiudiBibliografia
P. ŠTIH, “Villa quae Sclavorum lingua vocatur Goriza”. Studio analitico dei due diplomi emessi nel 1001 dall’imperatore Ottone III per il patriarca di Aquileia Giovanni e per il conte del Friuli Werihen (DD. O. III. 402 e 412), Nova Gorica, Goriški muzej, 1999, 105-114; ID., Srednjeveške goriške študije. Prispevki za zgodovino Gorice, Goriške in goriških grofov, Nova Gorica, Goriški muzej, 2002, 27-53; T. MEYER - K. KARPF, Zur Herkunft der Grafen von Görz. Genealogische Studie zur Genese einer Dynastie im Südostalpenraum, Südost-Forschungen 59, 2000, 36-55; H. DOPSCH, Origine e ascesa dei conti di Gorizia. Osservazioni su un problema di ricerca genealogica, in La contea dei Goriziani nel Medioevo, a cura di S. TAVANO, Gorizia, Libreria editrice goriziana, 2002, 41-43; H. DOPSCH - T. MEYER, Von Bayern nach Friaul. Zur Herkunft der Grafen von Görz und ihren Anfäugen in Tirol, Kärnten und Friaul, «Zeitschrift für Bayerische Landesgeschichte», 65 (2002), 337-347.
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