Figlio di Gubertino mercante lombardo stabilitosi a Udine, A. G., dottore di diritto civile, sposato a Taddea degli Avogadri di Treviso, ne ebbe un figlio che lasciò pupillo alla sua morte nel 1389. La sua traccia nella vita pubblica cominciò almeno dal 1362, quando la comunità udinese lo inviò quale suo rappresentante al parlamento. In effetti gli studi da lui condotti non sembrano essere stati tanto utilizzati per l’attività forense, quanto piuttosto per quella politica. In un primo momento, forse anche perché la famiglia aveva assunto un orientamento antitorriano, il dottore il 19 ottobre 1364 veniva segnalato a Padova con il suo titolo accademico, affiliato al collegio dei giuristi di quella città. Egli si mise quindi in luce in Friuli sotto Marquardo che, apprezzandone evidentemente la competenza, lo incluse tra i “viros scientia et moribus circumspectos” per l’emanazione delle famose costituzioni fra il giugno e il novembre 1366. Il G. fu pure presente alla seduta del parlamento del 16 novembre 1371, nella quale lo stesso patriarca, nonostante le opposizioni vivaci e il dissenso degli Udinesi, faceva abrogare la costituzione che escludeva le figlie dalla successione legittima. Marquardo ingaggiò il giurista anche per l’attività diplomatica: nel 1376 lo volle con sé a Sacile insieme con Francesco Savorgnan per trattare la pace fra Venezia e i duchi d’Austria. Per il prestigio sociale e la solida situazione economica il G. e il fratello Paolo nell’aprile del 1368 furono incaricati di onorare con la loro presenza il corteo organizzato per rendere omaggio all’imperatore Carlo IV nel suo secondo transito per Udine. ... leggi Per la circostanza vi convenne tra gli altri, insieme con il Petrarca, Pileo di Prata, conosciuto dal dottor G. a Padova nella veste di vescovo. I Gubertini il 12 agosto dell’anno successivo ottennero dall’imperatore il titolo nobiliare. Fu così che da quel momento A. nei documenti ufficiali fu ricordato con il titolo di “miles”. Da tale concessione all’acquisto del diruto castello di Cusano (7 luglio 1375) con diritto di mero e misto impero, con giurisdizione spirituale e temporale, garrito e avvocazia, il passo fu breve. Il vescovo di Concordia vendette tutto ciò a caro prezzo, cioè in cambio di diciotto masi e vari terreni dislocati in diverse zone della Patria, una casa a Udine in via Rauscedo ed inoltre 16.000 ducati. I Gubertini continuarono naturalmente ad abitare a Udine, nominando un capitano che facesse le loro veci nella giurisdizione e provvedesse al restauro del castello. Nel periodo tempestoso che si stava aprendo allora per i forti attriti con i duchi d’Austria, la comunità di Udine mandò il G. al parlamento in sua rappresentanza. Almeno dal 10 settembre al 30 ottobre 1375 egli fu a Padova, probabilmente ospite di Forzatè in contrada S. Nicolò, come risulta da atti processuali tenuti in casa di costui. In ottobre il patriarcato era in armi. Nel groviglio delle discordie e delle lotte che ne seguirono si giunse alla decisione di una lega coi Caminesi, signori di Ceneda ribellatisi alla Repubblica veneta, decisione approvata il 2 settembre 1378 con il contributo degli Udinesi tra i quali il dottor G. Il patriarcato fu quindi coinvolto nella guerra di Chioggia. A conclusione del conflitto, quando nel giugno del 1380 si dovette venire a patti con Venezia, il G. insieme con Giorgio Torti e Federico di Porcia trattò con la difficile controparte. Uno strascico della vicenda è registrato negli atti del consiglio comunale udinese del 1379, nei quali si riporta la protesta del G. per la mancata liquidazione delle spese sostenute in tale missione. Nel 1380 il G. ospitò nella sua casa udinese il cardinale Bonaventura Peraga eremitano di origine padovana. A parte una lieve traccia di processo in corso nel febbraio del 1385 contro Margherita vedova di Margarito da Chioggia, sembra che il personaggio uscisse dalla scena pubblica. Nel 1389, quando egli era ormai defunto e la vedova Taddea, tutrice designata del pupillo Giovanni (al quale in un primo tempo fece dare l’investitura di Cusano) con il valido aiuto del notaio Leonardo Tealdi metteva mano all’ingarbugliata situazione economica lasciata dal marito recuperando tra l’altro lo Speculum iudiciale di Guglielmo Durante imprestato dal G. al canonico Antonio di Giovanni, facendosi poi autorizzare alla vendita del Digesto, saldando debiti (tra i quali 14 ducati che il marito aveva speso per l’acquisto di armi), vendendo beni immobili come il castello di Cusano e investendo di nuovo del denaro.
ChiudiBibliografia
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