Dottore di diritto civile, figlio di Gubertino agiato mercante di origine lombarda che aveva consolidato le sue sostanze stringendo società con i Valentinis, era fratello del dottore di leggi Azzolino, di Paolo e di Bonino. Tutti costoro furono partecipi della vita civile e politica del patriarcato del loro tempo. Paolo, in quanto membro del corteo del patriarca Bertrando, fu testimone dell’uccisione di questo. Si dice di più di Elia, il quale pare che fosse stato d’accordo con l’abate di Moggio per rimuovere il successore Ludovico della Torre con maneggi durante la prigionia di costui a Vienna. Dovette tuttavia essere alquanto abile, perché al rientro del patriarca, mentre l’abate fu tratto in prigione a Soffumbergo e perfino torturato, non si ha notizia di provvedimenti del genere nei suoi riguardi. Anche E., come Azzolino, sembra aver preferito l’attività politica a quella forense. Tutt’al più lo si poteva incontrare tra i testimoni di qualche atto di cancelleria. In ogni modo la sua attività pubblica pare essere stata più evidente a Udine a partire dal 1359 (3 maggio), quando al parlamento della Patria egli rappresentò la comunità udinese alla seduta con la quale si nominavano ambasciatori al duca d’Austria e al conte di Gorizia per il rinnovo delle tregue che stavano per scadere. Forse la sua posizione antitorriana spiega l’assenza dalla politica attiva fino al 1366 (aprile 28), quando E. fu designato dal comune di Udine quale uno dei tre savi incaricati di esaminare le riforme apportate alle costituzioni elaborate dal consiglio del parlamento, del quale faceva parte il fratello Azzolino. Dopo sette anni insieme con lo stesso egli assistette alla seduta nella quale si abrogò la tanto discussa costituzione che escludeva le figlie dall’eredità legittima del padre a favore di agnati maschi (17 marzo 1373). La città di Udine era contraria, ma il patriarca Marquardo ignorò i dissensi e fece passare il provvedimento. ... leggi Erano ancora queste le occasioni che impegnavano la competenza giuridica di E., ma ben presto gli si richiesero abilità politiche e diplomatiche. Nel frattempo la prestigiosa famiglia Gubertini, che vantava due dottori di diritto civile, in occasione del transito dell’imperatore Carlo IV con consorte, figlia e un grande seguito di dignitari laici ed ecclesiastici nel 1368, poteva mobilitare i suoi rampolli: E. fu incaricato di presentare il regalo della città insieme con il capitano e altri notabili, mentre suo fratello Paolo fu designato tra gli altri a reggere l’imperiale baldacchino. Tra gli ospiti giunti a Udine si annoveravano Pileo di Prata, allora vescovo di Padova, che suo fratello Azzolino aveva conosciuto in quella città, e con lui il Petrarca, ospiti del vicario patriarcale Giorgio Torti. Nell’agosto dell’anno successivo l’imperatore, ripassando per Udine nel suo rientro in Boemia, concesse titolo di nobiltà ai Gubertini. A completamento del successo sociale i neoconti poi si accinsero alla grossa operazione dell’acquisto del castello di Cusano dal vescovo di Concordia. Si trattava di una importante fortificazione sul confine con il territorio di Treviso, proprio nel periodo nel quale il duca d’Austria non nascondeva le sue mire su quella città. I Gubertini, pagato un alto prezzo, investirono molto denaro con il restauro del castello che nel corso della guerra che si stava preparando avrebbe alloggiato truppe carraresi in movimento nel Friuli a supporto dei Cividalesi. Il patriarca, coinvolto suo malgrado nei prodromi di un conflitto con il quale molti stati si auspicavano la rovina della Repubblica veneta, richiedeva ai politici della Patria abilità non comuni a supporto della diplomazia curiale. Tra le prime mosse Marquardo stabilì una lega con il re d’Ungheria, tentò di saggiare il clima di Venezia e inviò ambasciatori presso i potenti degli stati confinanti. Nella riunione delle decisioni del parlamento (27 e 28 luglio 1376) il nome di E. veniva citato subito dopo quello di Giovanni Monticoli come rappresentante della città di Udine. Ci vollero poi quasi altri tre anni perché E. riapparisse in quella funzione. Il 26 gennaio 1380 fu incaricato di raccogliere e riscuotere le imposte straordinarie della gastaldia di Cividale stabilite per pagare le spese militari. Non sono pervenuti gli atti del parlamento dei quali gli si chiedeva ragione nel consiglio della comunità udinese l’8 febbraio 1381. In questo periodo egli risultava decisamente impegnato contro il patriarca d’Alençon insieme con altri notabili a fianco di Giovanni Padovano di Colloredo. Il 1381 fu in ogni modo l’ultimo anno nel quale E. apparve in parlamento (3 luglio). Il primo aprile 1383 suo fratello Paolo, ormai invalido e pertanto impossibilitato a presentarsi davanti ai giudici pupillari per prendersi cura dei nipoti orfani, dichiarava tra l’altro che il fratello E. era deceduto.
ChiudiBibliografia
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