Nacque il 25 maggio 1731 a St. Leonhard (oggi quartiere di Graz), dal conte Francesco Carlo e da Anna Maria Gaisrugg. La famiglia, di lontana origine lombarda, dal Seicento aveva acquistato un ruolo importante nella vita politica e religiosa della Stiria. Dal 1750 al 1754 I. studiò filosofia e teologia al Collegio germanico a Roma; fu ordinato prete il 30 marzo 1754 e iniziò la cura d’anime nell’ambito dell’arcidiocesi di Salisburgo. Nel 1761 ottenne la prepositura di Nikolsburg (ora Mikulov), nella Moravia meridionale, di cui fu parroco per dodici anni. Il 27 febbraio 1775 fu nominato da Maria Teresa vescovo di Trieste, quale successore di Anton von Herberstein; ottenuta la conferma papale, ricevette l’ordinazione episcopale a Vienna il 2 luglio. Nel primo anno del suo episcopato, I. effettuò la visita pastorale alla diocesi; si preoccupò della preparazione del clero, istituendo conferenze bimestrali per trattare i problemi della cura d’anime, i cui risultati a partire dal 1776 vennero pubblicati a stampa in latino e distribuiti ai sacerdoti. A Trieste l’attività commerciale aveva fatto affluire molte persone di confessione non cattolica: perciò in città ebbe grande risonanza la Patente di tolleranza emanata da Giuseppe II il 13 ottobre 1781. Il vescovo manifestò molto blandamente il proprio dissenso; allo stesso modo non si oppose alla soppressione di chiese e conventi triestini disposta dal sovrano; fu invece pienamente favorevole all’adeguamento dei confini diocesani a quelli politici con la confinante Repubblica di Venezia. Nel marzo 1784 l’imperatore dispose che I. prendesse la guida della neocostituita diocesi di Gradisca, che doveva sostituire con forti ridimensionamenti territoriali quelle soppresse di Gorizia, Trieste e Pèdena. ... leggi I. dichiarò di attenersi a quanto in merito avrebbe deciso il pontefice, ma il suo atteggiamento fu ben diverso da quello del collega goriziano Rodolfo Edling: infatti già il 4 aprile si recò a visitare la nuova sede, pur senza insediarsi in essa. Dopo l’emanazione della bolla Super specula militantis Ecclesiae del 19 agosto 1788, con cui Pio VI sancì l’erezione della diocesi gradiscana, il vescovo ne prese ufficialmente possesso il 26 aprile 1789; continuò tuttavia a risiedere a Trieste, affidando l’effettivo governo a un vicario. Dopo la morte di Giuseppe II (20 febbraio 1790), il successore Leopoldo II attenuò in parte le riforme del fratello; il pontefice con la bolla Recti prudentisque consilii ratio (12 settembre 1791) poté ristabilire la sede vescovile di Gorizia, sotto il nome di “Goritiensis seu Gradiscana”, però privata delle parrocchie passate sotto altre diocesi e ancora suffraganea di Lubiana. Essendo stato nominato un altro vescovo per Trieste (l’ex gesuita Sigismund Anton von Hohenwart, in seguito arcivescovo di Vienna), I. si trasferì a Gorizia, dove si insediò solennemente il 12 febbraio 1792. Nella nuova carica eseguì subito la visita pastorale; ricostruì e riconsacrò il santuario mariano di Monte Santo (demolito sotto Giuseppe II); cercò di ricuperare i beni degli enti ecclesiastici soppressi, tra i quali il Seminario diocesano (ripristinato solo nel 1818). Fino al 1808 si rivolse sistematicamente al clero e ai fedeli con lettere pastorali a stampa in italiano (intitolate comunemente Circolare, Avvertimento o Istruzione; solo quella del 1799 contiene anche una versione tedesca): in esse spesso attaccò il sovvertimento morale e politico prodotto dalle idee giacobine. Quando l’esercito di Napoleone occupò per la prima volta Gorizia (marzo-maggio 1797), I. lasciò la città. In seguito si moltiplicarono i suoi appelli alla «guerra patriottica» contro i francesi: nel 1802 fece anche pubblicare a stampa la predica in tedesco tenuta il 22 marzo nella cattedrale per la consegna della bandiera di guerra a un reggimento austriaco. Durante le successive occupazioni francesi del 1805-1806 e soprattutto del 1809-1813, quando Gorizia fu inserita nelle Province Illiriche, mantenne un atteggiamento prudente, affidando al proprio vicario i rapporti con le autorità politiche. Nel 1808 la diocesi perse le ventisette parrocchie alla destra dell’Isonzo, annesse al Regno d’Italia e passate sotto l’arcidiocesi di Udine, acquistando però le quattro parrocchie del territorio di Monfalcone, assegnato prima all’Austria e poi alle Province Illiriche; la situazione precedente fu ristabilita nell’ottobre 1814, dopo la sconfitta di Napoleone. I. morì a Gorizia il 3 dicembre 1816. Fu il primo vescovo goriziano di formazione prettamente tedesca, in una diocesi che, con i nuovi confini, divenne in maggioranza italiana. Ebbe un’ampia cultura, di respiro veramente europeo: la sua ricca biblioteca, passata nel 1818 al neocostituito seminario, conteneva i libri degli illuministi francesi, l’Encyclopédie, ma anche undici opere di I. Kant e quattro di J. G. Fichte.
ChiudiBibliografia
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