Nacque a Udine il 28 maggio 1824, terzogenito di Luigi, titolare della farmacia della Provvidenza, noto luogo di ritrovo della Udine filoitaliana. Dopo aver studiato al Ginnasio vescovile, passò al Liceo, del quale allora era direttore Francesco di Toppo e in cui insegnava Iacopo Pirona, dove iniziò anche lo studio della lingua e letteratura tedesca, che gli sarebbe stato poi particolarmente utile per i frequenti contatti con studiosi e istituti culturali di area austro-tedesca. Proseguiti gli studi all’Ateneo patavino, ottenne, il 20 luglio 1848, la laurea in medicina: Animadversiones de electricitatis potestate in animalem oeconomiam è il titolo della dissertazione presentata. Nel gennaio dell’anno successivo conseguì il diploma di laurea in chirurgia e nel maggio 1850 il diploma in ostetricia. La carriera medica di J. iniziò nello stesso anno della laurea in medicina, con il praticantato all’ospedale di Udine; ma sarebbe stato negli anni della diffusione in Friuli di una serie di epidemie, a partire dal 1850, che l’attività divenne più intensa: operò prima a Fagagna e poi, dal 1852 al 1855, a Pavia di Udine come medico chirurgo-ostetrico. In questi anni ottenne, nel 1852, l’abilitazione per la vaccinazione, riconoscimenti ed apprezzamenti per il suo instancabile prodigarsi in favore della popolazione colpita, rimanendo egli stesso infettato dal contagio. Ritornato a vivere a Udine, nonostante il tentativo di trattenerlo fatto dal comune dove aveva operato, divenne medico condotto sostituto a Udine, nel quarto reparto cittadino, costituito dalle parrocchie del Redentore e di S. Quirino, fino alla nomina di medico carcerario nel 1860. In questo periodo iniziò la vita sociale del medico con la frequentazione delle principali istituzioni culturali della città: l’Accademia, di cui venne nominato socio negli anni in cui era presidente l’abate Iacopo Pirona e segretario Pacifico Valussi (diventandone segretario dal 1858 al 1866), il Gabinetto di lettura, l’Istituto filarmonico, il Teatro Sociale, mentre anni dopo sarebbe stato pure tra i soci della neocostituita Società alpina friulana. ... leggi Sono gli anni in cui esordì anche nel mondo degli storici, facendosi conoscere oltre i confini regionali, con l’articolo Lettere sulla guerra del Friuli dal 1510 al 1528 scritte alla signoria di Venezia da Girolamo Savorgnano, pubblicato sulla rivista «Archivio storico italiano» di Giovan Pietro Vieusseux, tra il 1855 ed il 1856. Da allora la dedizione alla ricerca storica sarebbe proceduta parallelamente alla carriera medica fino a che, nel 1878, sarebbe divenuta, dopo la nomina a bibliotecario civico, il principale e quasi esclusivo impegno della sua vita. Sempre dalla metà del secolo, J. ricevette svariati incarichi che lo avrebbero portato sempre più ad occuparsi dell’istituzione, a Udine, della Biblioteca e del Museo, come quando fece parte, nel 1858, di una commissione interna all’Accademia, proprio per esaminare le possibilità di istituzione di un Museo patrio, e quando, nel 1864, fu eletto, insieme a Giuseppe Uberto Valentinis e a Fabio Beretta, membro della Commissione municipale per il reperimento e la descrizione delle opere di pittura, scultura e architettura esistenti in Udine, sempre in vista dell’istituzione della futura pinacoteca. Nel 1866 venne poi nominato nella Commissione archeologica pel Friuli dal commissario del re Quintino Sella, unitamente al canonico di Cividale Lorenzo D’Orlandi, al bibliotecario della appena inaugurata Biblioteca di palazzo Bartolini, Giuseppe Bianchi, al medico Giandomenico Ciconi, al professore Alexander Wolf ed all’abate Iacopo Pirona. Su nomina del prefetto di Udine, entrò a far parte della Commissione conservatrice dei monumenti ed oggetti d’arte e d’antichità della provincia, in cui sarebbe stato rieletto più volte ed anche in questo caso sarebbe rimasto in carica fino al termine dei suoi giorni. Nel 1867 il municipio gli affidò il compito di verificare la presenza, negli edifici delle soppresse congregazioni di Udine e Spilimbergo, di materiali documentari da trasferire nella Biblioteca appena inaugurata, incaricandolo anche della compilazione dell’inventario. Fu questo il primo atto ufficiale che unì inscindibilmente la Biblioteca al nome di J. e che sarebbe stato seguìto dal suo ingresso ufficiale nell’istituzione nel 1869, quando entrò a far parte della Commissione per la biblioteca, incarico che sarebbe stato rinnovato anche successivamente, insieme all’avvocato Carlo Astori, a Gabriele Luigi Pecile, futuro sindaco di Udine, e ad un altro medico, il naturalista, nonché futuro conservatore della Biblioteca e Museo, Giulio Andrea Pirona. Nel 1871 J. fece parte del nuovo consiglio direttivo della Biblioteca congiuntamente a Girolamo di Colloredo, Francesco di Toppo, Alexander Wolf, Giuseppe Uberto Valentinis, Giovan Battista Del Negro e Giulio Andrea Pirona, conservatore. Nel 1875 entrò nella Deputazione veneta di storia patria, di cui sarebbe stato successivamente vicepresidente ed anche presidente. L’impegno come medico carcerario continuò fino al marzo 1878, quando chiese di essere sollevato dall’incarico, avendo avuto la nomina a bibliotecario comunale, precedendo nella graduatoria del concorso lo studioso gemonese di folclore friulano Valentino Ostermann, all’epoca insegnante di lettere e direttore della Scuola tecnica di Gemona, e Carlo Alberto Murero, laureato in filosofia e lettere a Milano e, al momento della valutazione da parte della Commissione direttrice della Biblioteca, professore al Ginnasio di Girgenti. La Commissione, formata da G.A. Pirona, F. di Toppo, G. di Colloredo Mels, G.U. Valentinis, A. Wolf e G.B. Del Negro, tenuto conto tra l’altro che «le cognizioni di paleografia sono notorie nel dott. Joppi» e che «è noto com’egli, meglio di alcun altro dal Liruti in qua, possegga la cognizione esatta e profonda della Bibliografia friulana antica e moderna in tutte le sue vaste diramazioni», unanimemente deliberò di assegnare il posto a J. «visto ch’egli conosce a fondo tutta la suppellettile letteraria e artistica esistente nella biblioteca». Da quel momento la vita di J. venne dedicata alla nuova attività e la sua figura fu il punto di riferimento costante per tutti gli studiosi, italiani e stranieri, che cercavano documenti e notizie di cultura friulana. A testimonianza di questa fitta rete di relazioni, rimangono centinaia di lettere presso la Biblioteca civica di Udine nel fondo manoscritto che porta il nome dei fratelli Joppi, tra le quali quelle di Theodor Mommsen, con il quale collaborò per i Monumenta Germaniae Historica, e di Giuseppe Valentinelli, al quale segnalò molti scritti per la sua Bibliografia del Friuli, di Eduard Boehmer, il teologo e linguista, autore di Verzeichniss Rätoromanischer Litteratur, che comprende un’accuratissima bibliografia della letteratura retoromana compilata in collaborazione con J., di Emanuele Cicogna, l’autore del Saggio di bibliografia veneziana e Delle inscrizioni veneziane, di Vincenzo Crescini, docente di lingue e letterature neolatine all’Università di Padova, del linguista Alessandro D’Ancona e del filologo romanzo Pio Rajna, del glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli. Tra i corrispondenti locali si ritrovano Francesco di Manzano, Ferruccio Carreri, Giovanni Marinelli, l’abate Luigi Narducci, Prospero Antonini, mons. Ernesto Degani e Giuseppe Occioni Bonaffons, il bibliografo veneziano e docente del liceo udinese per vent’anni con il quale J. strinse un’amicizia ed una collaborazione professionale intense e proficue per le attività di entrambi. Già dagli anni Quaranta, J. aveva aderito al progetto, inizialmente promosso dal fratello maggiore Antonio, di costituire una raccolta patria privata, progetto nel quale venne coinvolto anche, seppur in maniera più marginale, il terzo e più giovane fratello, Alessandro. La raccolta, nata inizialmente in maniera frammentaria, diventò, a partire dall’inizio del decennio successivo, un progetto definito e lucido nel quale Antonio e Vincenzo ebbero un identico ruolo: il fine era di acquisire tutte le testimonianze documentarie, manoscritte ed a stampa, che fossero disponibili sul mercato, non solo friulano, o ottenibili con scambi e doni di studiosi, conoscenti ed amici, o anche impiegando lo stesso tempo libero di entrambi, ricopiando e facendo ricopiare testi altrimenti non ottenibili. La generosità nel mettere a disposizione del mondo degli studiosi questi testi fece sì che un primo inventario della sola parte manoscritta venisse reso pubblico nel 1893 nel terzo volume degli Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, curato da Giuseppe Mazzatinti, mentre, dopo la scomparsa dei fratelli e il successivo arrivo in dono della loro “Libreria” in Biblioteca civica, venne intrapresa una nuova inventariazione, parte a stampa e parte rimasta invece manoscritta. La raccolta dei documenti divenne anche una miniera per gli studi e le pubblicazioni di J., il quale, approfittando di circostanze quali matrimoni o ingressi di sacerdoti, vi attingeva per stampare carte originali ritrovate e da lui trascritte e commentate, divulgando opere sconosciute che spaziavano dalla linguistica alla storia dell’arte, alla storia. Tra le oltre trecento pubblicazioni che sono a lui riconducibili come autore, come collaboratore o come fornitore e suggeritore di manoscritti sconosciuti, e per lo più di ridotta consistenza, ci sono anche lavori particolarmente onerosi quali i quattro Contributi alla storia dell’arte nel Friuli o il saggio linguistico Testi inediti friulani dei secoli XIV al XIX. Dedicatosi anima e corpo all’istituzione cittadina J., sofferente per l’età e per le malattie, conseguenza delle lunghe ore trascorse sugli antichi documenti, ma soprattutto profondamente amareggiato per un’indagine del municipio sul suo operato, presentò nel 1899 domanda di pensionamento, venendo collocato a riposo il primo maggio dell’anno successivo. Gli ultimi brevi mesi della sua vita vennero dedicati a portare a termine la pubblicazione delle Constitutiones Patriae Forii Iulii, senza però riuscire a vedere l’opera compiuta. Spirò a Udine il 1° luglio 1900. Il noto giudizio di Giuseppe Marchetti su J., «Joppi s’accontentò di contribuire modestamente al progresso degli studi storici come paziente ed instancabile manovale, piuttosto che come presuntuoso architetto», è stato spesso considerato riduttivo ma, in realtà, si tratta di una valutazione positiva che riconosce l’assenza di retorica e di autocelebrazione che ha sempre distinto il suo lavoro di “scavo”. In occasione del centenario della morte, la sua attività è stata studiata e valutata nei vari aspetti dal convegno organizzato nel 2000 dalla Biblioteca civica di Udine, a lui intitolata. In particolare, negli atti pubblicati nel 2004, il ruolo di storico viene rivisto e sprovincializzato dal saggio di Neil Harris e di Laura Desideri, Vincenzo Joppi, Giovan Pietro Vieusseux e l’Archivio storico italiano. Testimonianze di un carteggio. Osservano che, se in termini di presenza critica la sua prima prova come storico, le Lettere sulla guerra del Friuli dal 1510 al 1528 scritte alla signoria di Venezia da Girolamo Savorgnano, apparse sull’«Archivio storico italiano» di Giovan Pietro Vieusseux, rappresentava un passo che poteva fare di J. una figura a livello nazionale, i lavori successivi costituivano invece un ripiegamento entro confini puramente regionali. Dedicò infatti il resto della vita, per scelta consapevole o per costrizione nei diversi compiti e ruoli ricoperti, agli innumerevoli e spesso oscuri lavori che continuano a rimanere sempre punto di riferimento obbligatorio per la cultura del Friuli.
ChiudiBibliografia
Per la bibliografia degli scritti di V. Joppi si veda F. TAMBURLINI, Ritratto di Vincenzo Joppi come una bibliografia, in Vincenzo Joppi, 1824-1900. Atti del convegno di studi (Udine, 30 novembre 2000), a cura di F. TAMBURLINI - R. VECCHIET, Udine, Forum, 2004. Si segnalano inoltre: Testi inediti friulani dei secoli XIV al XIX, raccolti e annotati da Vincenzo Joppi, «Archivio glottologico italiano», IV (1878), 185-367; Nuovo contributo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori e intagliatori friulani, «Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria», s. IV, Miscellanea, 5/2 (1887); Contributo secondo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori e intagliatori friulani, ibid., s. IV, Miscellanea, 11/3 (1890); Contributo terzo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori e intagliatori friulani, ibid., s. IV, Miscellanea, 12/3 (1892), 1-84; Contributo quarto ed ultimo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori, intagliatori, scultori, architetti ed orefici friulani dal XIV al XVIII secolo, ibid., s. IV, Miscellanea, 12 (1894), Appendice; Constitutiones Patriae Forii Iulii: deliberate a generali parlamento: edite et promulgate a rev. d.d. Marquardo patriarcha Aquilegensi annis MCCCLXVI-MCCCLXVIII, pubblicate dalla provincia a cura di V. JOPPI, Udine, Tip. G.B. Doretti, 1900.
DBF, 430-431; A. BATTISTELLA, Vincenzo Joppi, Bologna, Zanichelli, 1900; P. S. LEICHT, L’opera di Vincenzo Joppi. Lettura tenuta nella Sala dell’Accademia di Udine il 1° febbraio 1901, Udine, Tip. ... leggi G.B. Doretti, 1901 [estratto da «AAU», s. III, 8 (1901), 59-80]; E. DEGANI, Vincenzo Joppi, in Friuli nostro. Antologia per le scuole e per il popolo a cura di Lodovico Zanini, Udine, Edizioni de La Panarie, 1946, 185-187; O. LUZZATTO, Saggio di bibliografia medica friulana (1848-1948), Udine, Tip. Pellegrini, 1950; MARCHETTI, Friuli, II, 723-731; F. TAMBURLINI, Vincenzo Joppi: la famiglia, la carriera medica, il “collezionista”, in Vincenzo Joppi, 1824-1900. Atti del convegno di studi (Udine, 30 novembre 2000), a cura di F. TAMBURLINI - R. VECCHIET, Udine, Forum, 2004.
La trascrizione del catalogo dei manoscritti del fondo Joppi è disponibile sul sito della Biblioteca civica di Udine: www.udinecultura.it/opencms/ opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/cultura/it/biblioteche/joppi/pdf/c 2003.pdf.
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