Nato nel 1823 a Trieste da una famiglia di origine fiumana, si trasferì giovanissimo, circa nel 1835, a Scodovacca, dove fu accolto nella tenuta agricola dei Chiozza. Pietro Antivari, cognato della moglie di Giuseppe Chiozza, una Kircher Valoghino, colpito durante una visita a Scodovacca dalla vivace intelligenza del ragazzo, lo portò nel 1836 con sé a Udine, impiegandolo nella propria ditta dapprima come fattorino, poi – mentre il giovane K. studiava e acquisiva competenze nelle pratiche commerciali – facendolo entrare nei ruoli aziendali all’inizio come impiegato, poi come suo procuratore, socio e braccio destro. Il matrimonio nel 1854 (all’epoca K. era già affermato come «onore dei nostri commercii») con Angela Chiozza rese ancora più saldi i rapporti con Antivari, dai cui eredi K. acquistò nel 1868 il palazzo ottocentesco di Udine – prestigiosa residenza urbana e sede anche dell’attività commerciale – progettato da Giuseppe Jappelli. Oltre a seguire gli interessi della ditta Antivari, K. iniziò un’attività di studio dei problemi del Friuli produttivo e di partecipazione alle iniziative economiche e alle cariche pubbliche a partire dal 1855, quando entrò quale rappresentante dell’Associazione agraria friulana nella commissione promotrice del canale Ledra-Tagliamento, caldeggiato in particolare da Pacifico Valussi, e successivamente nel comitato esecutivo fino al compimento della sua costruzione. La sua carriera conobbe un’interruzione nel 1860-1861, quando fu arrestato dalla polizia austriaca in seguito ai moti popolari inneggianti all’apertura del primo parlamento italiano e condannato ad alcuni mesi di carcere in Moravia, prima allo Spielberg, poi a Olmütz. ... leggi Dopo l’ingresso del Friuli nel Regno d’Italia, K. ricoprì i principali ruoli amministrativi ed economici della nuova dirigenza friulana postunitaria: fu consigliere comunale e assessore provinciale, membro della giunta di vigilanza dell’Istituto tecnico fondato da Quintino Sella, consigliere nel 1866 della Camera di commercio, di cui divenne presidente dal 1869 al 1877. Fu anche tra i fondatori nel 1872 della Banca di Udine, di cui assunse la presidenza dal 1873 alla morte, e nel 1875 del Cotonificio udinese, di cui pure fu presidente. Sostenne l’apertura dello zuccherificio di San Giorgio di Nogaro, del cascamificio di Scodovacca. La sua attività principale quale imprenditore fu il setificio, dopo avere rilevato nel 1867 dalla ditta Antivari il filatoio di Venzone, smerciando le sue trame a Lione e in altre importanti piazze. Qui egli indirizzò i suoi sforzi di ammodernamento cercando di separare l’attività manifatturiera da quella agricola, che, tenendo impiegata per alcuni mesi dell’anno la manodopera, impediva un aumento della produzione industriale, con la riduzione del numero delle incannatrici a domicilio, le quali permettevano di contenere i costi di produzione, ma a scapito della qualità del prodotto. Per questo nel 1874 K. fece costruire nella vicina Ospedaletto, per l’incannaggio della seta, un edificio succursale di Venzone dotato di impianti con incannatoio e straincannatoio meccanico, distribuendo a domicilio soltanto la seta di qualità inferiore. Dalle pagine del «Bullettino della Associazione agraria friulana» K. informava costantemente sul commercio serico e sulle notizie bacologiche, analizzando e cercando di trovare rimedi per una crisi e un declino del settore che avanzavano nonostante la dinamicità imprenditoriale dimostrata da alcuni, fiducioso che l’innalzamento della qualità, il miglioramento delle condizioni ambientali e una più rapida distribuzione con la costruzione di una rete infrastrutturale potessero portare al progresso. I suoi scritti sulle filande e filatoi a vapore, promossi, oltre che dall’Associazione agraria, anche dall’Accademia di scienze, lettere e arti e dalla Società alpina friulana, delineano una breve storia della seta in Friuli, ma soprattutto forniscono dati statistici sull’industria serica nella provincia friulana del secondo Ottocento, dati che K. volle far conoscere anche a livello nazionale. Infatti egli, quale componente della giuria della sezione setifici all’Esposizione di Milano del 1881, dopo aver steso una relazione analitica sulla situazione delle Province venete, volle che questa fosse stampata a parte, in quanto i dati singoli avrebbero potuto confondersi o sparire nella relazione generale della commissione. Va ricordata anche la sua attività alpinistica. Infatti nel 1874 K. fu con Giovanni Marinelli, Giovanni Nallino e Torquato Taramelli tra i soci fondatori del CAI di Tolmezzo con lo scopo anche di istituire un osservatorio meteorologico, sezione che nel 1879 si trasferì a Udine divenendo autonoma nel 1880 (ufficialmente nel 1881) e prendendo il nome di Società alpina friulana, che assunse per volontà di Marinelli un ruolo di coesione della cultura regionale con riferimento alla montagna. K. ricoprì la carica di vicepresidente fino al 1889, entrando poi a far parte del consiglio fino alla morte. Intensificò la sua attività alpinistica, sentita come mezzo di educazione fisica e morale, nel 1874 con una salita al monte Tersadia; fu tra i primi friulani a raggiungere nel 1879 la cima del Canin; arrivò anche in vetta nel 1880 allo Jôf di Montasio (come egli stesso racconta nel «Giornale di Udine»), al Sernio e al Plauris, trasmettendo la passione per la montagna alle figlie Maria e Camilla, che furono tra le prime alpiniste friulane. La moglie Angela, attiva nelle istituzioni benefiche, membro della Società protettrice dell’infanzia, si interessò anche alla fondazione di colonie marine e alpine per bambini poveri dai sette ai dodici anni, sostenute dalla Società alpina friulana e dalla Congregazione di carità di Udine. K. morì a Udine nel 1901.
ChiudiBibliografia
Oltre ai numerosi e continui articoli pubblicati sul «Bull. Ass. Ag. Fr.», si vedano Atti della Commissione promotrice e concessionaria del Canale Ledra-Tagliamento, Udine, Doretti, 1876 (con relazione firmata da C. Kechler e da P. Billia, N. Fabris, G.B. Moretti); C. KECHLER, Monografia delle filande a vapore e filatoi nel Friuli e cenni sulla sericoltura, «Annuario statistico per la Provincia di Udine», 2 (1878), 170-196; ID., Alpinismo. Ascensione al Monte Sarte, «Giornale di Udine», 9 luglio 1879; ID., Alpinismo. [Ascensione al Jôf di Montasio], ibid., 15-17-19 luglio 1880; ID., Il setificio veneto all’Esposizione di Milano, Udine, Doretti, 1881; ID., Industria serica in Friuli, in Illustrazione del Comune di Udine, Udine, Società alpina friulana, 1886 (= Udine, Del Bianco, 1983), 291-301.
F. VERZEGNASSI, Nel giorno in cui la bella e gentile giovinetta Angela Chiozza si isposa a Carlo Kechler onore dei nostri commercii, Udine, s.n., 1854; OCCIONI BONAFFONS, Bibliografia, I, 245-246; III, 17; G. B. SPEZZOTTI, L’alpinismo in Friuli e la Società Alpina Friulana, II, Udine, Società alpina friulana, 1965, 19-20; Banca del Friuli. Cento anni di storia. Cronache del primo centenario, Udine, Banca del Friuli, 1974, 15-18; E. BARTOLINI - G. BERGAMINI - L. SERENI, Raccontare Udine. Vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1983, 117-120; A. DE CILLIA, Il Medio Friuli e il Canale Ledra-Tagliamento, Udine, Consorzio Ledra-Tagliamento, 1988, 112-125; La Società Alpina Friulana e le Alpi friulane. Le immagini, le realtà, a cura di G. BERGAMINI - C. DONAZZOLO CRISTANTE - F. MICELLI, Cinisello Balsamo, Silvana, 2000, passim; F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande in Friuli da metà Settecento a fine Ottocento, Udine, Forum, 2001, ad indicem.
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