Il nuovo Liruti

L’opera

 

L’edizione settecentesca di Gian Giuseppe Liruti

«Questa mia fatica, qualunque ella siasi, non è certamente un’Opera compiuta, né ridotta a quel giusto termine, che sarebbe desiderabile, ed è quasi un semplice ammasso di Notizie; ed appunto una Raccolta, come si dice nel Frontespizio, nella quale ho posto tutto ciò, ch’io ho saputo delle Vite, e dell’Opere de’ Letterati del Friuli con meno disordine, che a me sia stato possibile. Vi mancano moltissime cose, ch’io non ho potuto per varie cose risapere; vi mancheranno anco i nomi di alcuni Letterati, ch’io non seppi, o tralasciai, perché non avevo motivi bastanti, per porgli in questo numero; in somma questa è un’Opera imperfetta»: con la grande onestà intellettuale che lo contraddistinse Gian Giuseppe Liruti nella Prefazione al tomo primo delle sue Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli (Venezia, 1760) volle sottolineare il carattere incompleto e in fieri del suo pur monumentale lavoro, incominciato in età non più giovane. All’origine delle Notizie, ci informa, c’era un sistema di collaborazione e di solidarietà collettiva tra eruditi del Settecento fatto di aiuti, di scambi imprescindibili con i loro metodi di ricerca, protesi alla continuazione del più limpido spirito di trasmissione e circolazione dei saperi, sorto agli inizi dell’Umanesimo, con il nascere dell’idea e della prassi, della Res publica litteraria.

L’opera del Liruti, pur nella sua dimensione geografica regionale, costituisce un aspetto dell’importante fenomeno dell’erudizione settecentesca e della scienza storica e filologica maturate su consapevolezze teoriche nuove e proiettate in una visione sovraregionale e sovranazionale. A questo proposito va osservato che egli era consapevole dei problemi connessi con i confini geografici e culturali del Friuli, resi fluttuanti, aggiungiamo, dai cambiamenti storici e politici succedutisi. Nel considerare, tuttavia, il confine occidentale, verso Treviso, nella sua Dissertazione che segue la Prefazione alle Notizie, il Liruti precisò in modo lucido che «il Friuli abbracciò, e abbraccia parte del Paese, che si estende tra Piave, e Livenza, ove ritrovansi Serravalle, Caneva, Sacile, Oderzo, Motta con altri luoghi di quel tratto fino all’acqua di Montegano, ed oltre ancora; sempre però con discapito di quanto anticamente gli fu assegnato, ed ascritto dal Re Grimoaldo» longobardo.

Il Nuovo Liruti

Sollecitati a ripensare a questi dati generali con riguardo alla storiografia culturale del Friuli, si è fatta strada l’idea che sarebbe stato utile riprendere in mano il lavoro del Liruti, rimasto a uno stadio di incompletezza, come egli stesso riconobbe, e proseguirlo fino ai nostri giorni. Fu subito chiaro che non sarebbe bastato un normale aggiornamento, per la parte esistente, dei materiali e delle valutazioni critico-storiografiche. Il vero problema è l’integrazione, ove possibile, e soprattutto l’arricchimento della materia sulla base delle nuove prospettive della cultura e delle metodologie post-settecentesche. L’ampliamento poi deve essere accompagnato da adeguamenti agli sviluppi scientifico-letterari della ricerca, quella filologica in particolare.

Nel corso delle ulteriori conversazioni e discussioni che accompagnarono l’avvio del Nuovo Liruti e la ricerca dell’impostazione da dare, molto si è riflettuto sulla natura e struttura particolare delle Notizie, sui rapporti con altri modelli lessicografici, sulle caratteristiche di un vasto repertorio di letterati, con fatti e opere accertati e ordinati secondo geografia e cronologia, considerate, nello spirito settecentesco, “occhi della storia”. Si è notato che per i secoli che vanno dal XV al XVII, gli autori sono stati raggruppati sotto il nome della famiglia di appartenenza. Già ad Apostolo Zeno e poi, appunto, al Liruti non era sfuggita la circostanza piuttosto frequente di trovare nella storia della civiltà culturale friulana concentrazioni di personalità importanti nella medesima casata.

Il Liruti ebbe la tendenza all’accumulo di informazioni in senso enciclopedico, con notevoli aperture agli apporti di discipline diverse. Il termine “letterati” del titolo va inteso alla maniera settecentesca, come comprensivo di molteplici esperienze ed entità culturali: dalle belle lettere classiche e volgari alle arti figurative, dalle biblioteche classiche alle accademie, dalla filosofia alla scienza, dalle istituzioni scolastiche alle tradizioni popolari ecc.

Dall’insieme di queste riflessioni e di altre cresciute intorno all’analisi del modo specifico di lavorare del Liruti, è emersa una certa difficoltà ad esperire un impianto per il Nuovo Liruti che conservasse gli elementi positivi e distintivi di quello originario – in particolare, ribadiamo, la natura “informale” e interdisciplinare –, e nel contempo assumesse requisiti e istanze propri di un moderno e più sistematico strumento di informazione e di consultazione di base. Si fece strada da sé l’orientamento di affidarsi alla struttura del Dizionario biografico, selettivo nelle voci da compilare e insieme aperto alla valutazione di autori e figure poco noti o addirittura sconosciuti, messi in luce tramite arricchimenti di notizie e di conoscenze recenti assunte nel nuovo progetto.

La periodizzazione

Le voci riguardano Friulani di nascita e di adozione, ordinati in successione alfabetica nell’ambito di tre sostanziali epoche storico-culturali, entro le quali, ad un lettore interessato, non dovrebbe essere difficile costruire ulteriori periodizzazioni con l’ausilio delle introduzioni che sono preposte.

La prima epoca va dall’età antica lungo quella mediolatina al 1420, quando il Friuli dalla giurisdizione del Patriarcato di Aquileia passò nell’orbita politica della Repubblica di Venezia: è quella che presenta maggiore compattezza e uniformità culturale, pur nell’avvicendarsi di trasformazioni anche profonde.

La seconda dall’avvento di Venezia fino al trattato di Campoformido del 1797, che segnò la fine di quel potere e il graduale predominio dell’Austria: il quadro culturale si fa molto più mosso e articolato.

La terza epoca abbraccia l’Otto-Novecento e arriva all’età contemporanea: è un periodo caratterizzato da sollecitazioni ed espressioni culturali molteplici e, per certi aspetti, disarticolate.

Scelte e metodi

Per quanto riguarda le voci non incluse nel Dizionario, si ritiene di ovviare istituendo un Onomasticon, il più completo possibile, organizzato in schede biobibliografiche agili ed essenziali, secondo uno schema ragionato in cui saranno registrati elementi e dati funzionali a facilitare riscontri, comparazioni, interazioni e articolazioni tipologiche consentite dall’impiego del supporto informatico. Nelle intenzioni pratiche l’Onomasticon dovrebbe assumere una funzione didatticogenerativa, nel senso che dovrebbe aiutare la costruzione di mappe e circuiti tematici; la combinazione e aggregazione di dati vari diacronici e sincronici; le comparazioni interdisciplinari, figurative, linguistiche; le definizioni di rapporti tra generi di scritture, attività editoriali, nessi geografico-culturali ecc. con riferimento a segmenti cronologici variabili che potranno attenuare i limiti di una struttura lessicografica del Dizionario in archi cronologici di lunga durata.

In questo nuovo Dizionario biografico dei Friulani, dell’opera di Gian Giuseppe Liruti sono fatti salvi alcuni fondamentali princìpi e criteri ispiratori. La scelta è legata anche alla destinazione del Nuovo Liruti a lettori e a studiosi che partendo da questo strumento di informazione aggiornato e critico potrebbero essere incoraggiati a spingere oltre il loro interesse per la civiltà culturale friulana, com’era nelle aspirazioni dello stesso Liruti, che pur partendo da una visione “regionale”, mirava idealmente a orizzonti ben più ampi, con autentico spirito critico. Quello stesso spirito critico che invocava nella Prefazione alle Notizie anche nei confronti dei suoi giudizi e sul loro fondamento documentario, che invitava del pari a verificare severamente. In tal senso considerava valido e operante l’insegnamento aureo settecentesco, adottato in modo rigoroso dal Tiraboschi, secondo cui il metodo per pervenire a valutazioni condivisibili è quello di attenersi ai testi e ai documenti e, quindi, di sgombrare il campo da errori e ombre che gravano sulle conoscenze tramandate. Non c’è dubbio che il Liruti era mosso da tensione e cura filologica, volte a cogliere la verità dei fatti culturali e letterari, che, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di instillare nell’atteggiamento mentale dei numerosissimi collaboratori del nascente Dizionario, affinché le tenessero presenti nell’allestimento delle singole voci. Secondo le nostre intenzioni progettuali l’accertamento dei fatti e dei giudizi dovrebbe costituire il comune denominatore nell’inevitabile pluralità di metodi di personalità scientifiche diverse associate nell’impresa del Nuovo Liruti. Si sa, questo genere di iniziative collettive presenta vantaggi e rischi, ed è esposto a manchevolezze e critiche difficili da evitare.

Si lamenteranno presenze o esclusioni discutibili, risalto arbitrario dato a questa o a quella personalità, evidenze a opere o vicende opinabili. Per quanto tra i coordinatori dell’impresa vi siano stati confronti aperti e valutazioni comparative, non possiamo illuderci di essere stati all’altezza del difficile compito, pur potendo oggi contare su una mole di avanzamenti e progressi delle conoscenze in area culturale friulana, scaturiti dal massiccio e scientifico contributo di ricerche svolte all’interno dei Dipartimenti dell’Ateneo udinese, attivo e vitale ormai da quasi un trentennio nei settori delle discipline letterarie, artistiche, scientifiche, religiose, sociali e della tradizione plurilinguistica, antropologica e popolare, e interculturale.

La “informalità”, di cui si è detto, e la visione ampia del fenomeno culturale che è alla base di questo Dizionario, più di altri “scomposto” nella varietà della materia, saranno evidenti anche nella veste tipografica dei volumi, caratterizzati da un apparato illustrativo piuttosto ricco, che fa da cornice e quasi da accompagnamento visivo alle voci. Dovrebbe aiutare a ricreare temperie culturali e situazioni che fanno da sfondo a uomini e opere. Anche i giovani potrebbero essere attirati dalla presenza di immagini e dalla loro interazione con i lemmi, a significare altresì il superamento di ripartizioni tradizionali tra i saperi.

Non possiamo prevedere come sarà accolto dal pubblico e dagli studiosi un Dizionario nato nel clima di intesa e collaborazione intellettuale tra due docenti dell’Ateneo udinese, animati dal desiderio di superare gli ambiti, a volte un po’ angusti, della ricerca specialistica, in ciò assecondati prontamente dal Presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo, dal Presidente della Deputazione di Storia Patria Giuseppe Bergamini, e dal collega e amico Ugo Rozzo, che si sono associati coraggiosamente. Tutti uniti nella consapevolezza che il progetto richiederà del tempo per essere seguito.

Vorremmo solo aggiungere che per i coordinatori questo lavoro ha costituito l’occasione di vivere un’esperienza di studio e intellettuale significativa, in un clima di amicizia e di sodalità di intenti che scaturisce, probabilmente, dalla sensazione di fare qualcosa di utile per la società culturale del Friuli e per l’Ateneo udinese in cui il progetto ha preso corpo.

Udine, giugno 2006

Cesare Scalon e Claudio Griggio

 

Edizioni

Il Medioevo (2006) a cura di Cesare Scalon
L’Età Veneta (2009) a cura di Cesare Scalon, Claudio Griggio, Ugo Rozzo
L’Età contemporanea (2011) a cura di Cesare Scalon, Claudio Griggio, Giuseppe Bergamini