Nato a Gemona del Friuli l’11 febbraio 1855 da una povera famiglia, in giovane età per guadagnarsi la vita fece il garzone calzolaio, frequentando peraltro la scuola serale di plastica. Iniziò quindi a modellare delle figurine di gesso che poi vendeva durante le sue peregrinazioni attraverso l’Austria e l’Ungheria. Si iscrisse in seguito all’Accademia di belle arti di Venezia, dove riportò diversi premi, si diplomò e divenne professore di scultura; fu nominato infine, per merito, membro onorario dell’Accademia. Fece pure parte della Commissione di ornato e della Commissione per la conservazione dei monumenti di Udine. Si mise in luce con una scultura, L’invocazione a Venere, che rappresenta un efebo ignudo che volge la faccia al cielo e alza le braccia in atto di preghiera: l’opera, presentata all’Esposizione di Bologna nel 1888, venne premiata nel 1889 dall’Accademia di Venezia e da quella di Milano e fu esposta in seguito anche a Monaco e Budapest. Altro gruppo interessante è quello raffigurante Giuditta ed Oloferne (Civici musei di Udine), gradevole per la buona resa anatomica dei corpi. L’attività di L. si svolse inizialmente in terra veneta: molto apprezzati le tre statue raffiguranti la Fede, l’Immortalità e la Pace nel cimitero monumentale di S. Michele a Venezia e, nella stessa città, il Busto di re Umberto nel palazzo della provincia, la statua di S. Giuseppe nella basilica del Santo a Padova, un Angelo sulla tomba della figlia del senatore Tiepolo, a Monselice. Nel 1901 L. spostò il suo studio da Venezia ad Udine e da quel momento operò quasi esclusivamente in Friuli. ... leggi Su commissione pubblica e privata scolpì Busti di uomini illustri (tra gli altri, a Udine, quelli di Angelo Chiozza, Carlo Kechler, Gabriele Luigi Pecile, Francesco di Toppo, Felice Cavallotti, mons. Pietro Antonio Antivari, ecc.), opere di soggetto sacro (ad esempio i quattro evangelisti nel paliotto dell’altar maggiore della chiesa di S. Giovanni di Casarsa, modellati con tecnica larga e con gusto decorativo), monumenti (quello ai caduti di Lovaria, con un soldato che lancia una bomba), numerose opere funerarie, tra cui l’Angelo della tomba Giacomelli nel cimitero di Udine, ammirato per l’ariosità dell’insieme, per la grazia delle movenze e la qualità dell’esecuzione. L’opera sua più nota, delicatissima nelle forme e di notevole pulizia formale, è certamente la Ninfa che decora il giardino del palazzo Valvason Morpurgo di Udine, presentata all’Esposizione udinese del 1903, dov’era collocata sulla fontana del piazzale antistante la Galleria delle belle arti. L. morì a Udine, in assoluta povertà, il 19 luglio 1922.
ChiudiBibliografia
A. PICCO, Un giovane scultore friulano all’Esposizione di Bologna, «La Patria del Friuli», 26 maggio 1888; Lo scultore Leonardo Liso, «Parrocchia di San Quirino», 32 (Udine, 21 settembre 1951); V. VICARIO, Gli scultori italiani. Dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi, Lodigraf, 1990, 380; A. PANZETTA, Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino, Allemandi, 1994, 166; M. GARDONIO, Sculture dell’Ottocento nel cimitero monumentale di Udine, in Tra Venezia e Vienna, 235-238; V. GRANSINIGH, Pittura e scultura in Friuli dall’unità con l’Italia alla prima guerra mondiale, in Friuli. Storia e società II, 313.
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