Nacque a Torri di Quartesolo (Vicenza) il 18 febbraio 1892 e dopo gli studi classici nel capoluogo berico si laureò in materie letterarie presso l’Università di Padova. Dal 1926 fu insegnante al Liceo scientifico di Trieste; nel 1943 gli fu conferito l’incarico di storia dell’arte presso la Facoltà di lettere dell’Università di Trieste e, dopo aver ottenuto la libera docenza, passò alla Facoltà di magistero dello stesso Ateneo. Nel capoluogo giuliano morì il 26 novembre del 1965. Fedele interprete delle teorie “purovisibiliste” e attento indagatore, con i metodi precipui della ricerca filologica, delle espressioni artistiche in area veneta, a M. si devono fondamentali contributi allo studio della pittura friulana, dal XV al XIX secolo. In particolare, nel 1942 diede alle stampe un articolato studio dedicato alla Scuola di Tolmezzo, nel quale suggerì una linea interpretativa della pittura quattrocentesca in Friuli al cui centro, a partire dalla metà di quel secolo, pose la corrente dei cosiddetti “Tolmezzini” (le cui origini affonderebbero in un non meglio identificato artigianato carnico), alla quale assegnò una cifra espressiva «provinciale, paesana e rustica». In tale sede, M. individuò in Andrea Bellunello l’iniziatore di un’arte «indigena e autonoma», improntata alla lezione rinascimentale, specificatamente padovana, mentre indicò in Domenico e soprattutto Gianfrancesco da Tolmezzo – ovvero l’oggetto principale del volume – coloro che ne seppero raccogliere la lezione, proseguita poi da Pietro da San Vito e Pietro Fuluto. L’indagine, quindi, si ferma alle soglie del XVI secolo, all’affacciarsi delle prorompenti personalità di Pellegrino da San Daniele e del Pordenone, ritrovando in quest’ultimo i caratteri di una «monumentalità rude e virile» e di una «drammaticità violenta», derivati proprio dalla “scuola tolmezzina”. Le tesi espresse da M. nel testo del 1942, sulle quali avrebbe avuto modo di tornare anche in seguito (affrontando ancora la personalità di Gianfrancesco nel 1955 e nel 1962), ebbero un notevole influsso sugli studi locali e, benché ampiamente riviste e corrette alla luce delle ricerche degli ultimi decenni (in modo speciale per quanto riguarda il panorama della prima metà del Quattrocento, cui era negato ogni interesse), esse mantengono un indubbio valore per aver individuato e tratteggiato alcune tra le maggiori personalità artistiche del XV secolo in Friuli. ... leggi Inoltre M. dedicò diversi interventi all’opera del goriziano Giuseppe Tominz, di cui si deve ricordare la pionieristica monografia nel 1952, e all’attività friulana del pittore Giulio Quaglio alla fine del Seicento. Fra gli altri numerosi studi riservati all’arte locale, si segnala l’importante monografia del 1958 centrata sulla complessa personalità di Sebastiano Florigerio. M., a lato della produzione accademica e specialistica, ebbe pure un’intensa attività giornalistica, svolta sui principali quotidiani del Veneto e del Friuli, attraverso elzeviri che spaziavano dall’arte alla sociologia e alla poesia, dai quali emerge una cultura eclettica e raffinata.
ChiudiBibliografia
Scritti di R. Marini: La Scuola di Tolmezzo. La pittura friulana all’inizio del ’400, Padova, Tre Venezie, 1942; Giuseppe Tominz, Venezia, Edizioni Arti, 1952; Cultura veneta e cultura nordica in Gianfrancesco da Tolmezzo, in Venezia e l’Europa. Atti del XVIII congresso internazionale di storia dell’arte (Venezia, 12-18 settembre 1955), Venezia, Editrice Arte veneta, 1956, 209-213; Giulio Quaglio e il suo primo decennio in Friuli, «Arte veneta», 9 (1956), 155-170; Pordenone nell’arte veneta e due inediti pordenoniani, «Emporium», 130 (1959), 147-154; Sebastiano Florigerio, Udine, Del Bianco, 1958; Giulio Quaglio: la maturità e la vecchiezza, «Arte veneta», 12 (1959), 141-157; Gianfrancesco di Tolmezzo e le origini della pittura friulana, «Acropoli», 2 (1962), 123-148; Giuseppe Tominz e quattro inediti tominziani, «L’Arte», n.s., 28/62 (1963), 391-406.
D. GIOSEFFI, Remigio Marini, «Arte veneta», 19 (1965), 183-184.
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