Nacque il 3 marzo 1899 a Udine e, orfano di padre, frequentò le scuole superiori al collegio-convitto di Toppo Wassermann. Si iscrisse poi al Politecnico di Milano, grazie alle borse di studio (di 1.700 lire complessive) del legato Bartolini, che nel giugno del 1923 restituì al comune di Udine (e che più di cinquanta anni dopo, rifacendo meglio i calcoli della perdita di valore della somma ricevuta e per riconoscimento dell’importanza che ebbe il contributo ricevuto, integrò con un assegno di un milione). A soli ventidue anni M. si laureò, pur avendo svolto il servizio militare sul finire della grande guerra. Iniziò subito l’attività professionale nel campo delle costruzioni idrauliche e idroelettriche all’interno del Consorzio Ledra-Tagliamento, sotto la direzione dell’ing. Valentino Magnani. L’opera alla quale però M. legò il proprio nome è l’ospedale civile di Udine. La sua attività ebbe inizio quando il consiglio del consorzio per la costruzione del nuovo ospedale gli affidò, a partire dal 30 settembre 1925, varie incombenze (dal rilievo del terreno alla localizzazione dei fabbricati e agli impianti) collegate alla elaborazione esecutiva del progetto redatto dall’ing. Antonio Sibilla di Torino. A questo proposito M. ricordava che: «attraverso la porta di servizio degli impianti tecnici ero chiamato ad occuparmi della nuova costruzione». Di fronte a un progetto vincitore di concorso (per la realizzazione dell’ospedale nel 1922 era stato indetto un bando nazionale), M. ebbe, comprensibilmente, un timore reverenziale che scemò non appena accertò che le dispersioni termiche dei fabbricati erano eccessive, che l’orientamento previsto non era il più adatto per le nostre caratteristiche climatiche, e che i reparti degli infettivi e dei tubercolotici impedivano l’ampliamento degli altri fabbricati. ... leggi I dubbi sul progetto Sibilla aumentarono quando M. visitò altre strutture sanitarie in Italia e all’estero; da queste osservazioni e dal continuo confronto con la direzione sanitaria, il consiglio del consorzio, dopo aver interpellato i massimi esperti di progettazione ospedaliera, affidò la nuova progettazione del più importante polo sanitario della provincia all’ing. M. Il lavoro all’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine si protrasse per quarantacinque anni, adattando le strutture esistenti alle mutate necessità tecniche, guidando le trasformazioni da fare con collaudata efficienza, interpretando al meglio le richieste che provenivano dalla classe medica. Se il nome di M. è legato all’ospedale di Udine, va detto però che si interessò anche degli ospedali di Cividale e di San Daniele del Friuli, di Sacile e Conegliano. Continuò tuttavia a progettare impianti idroelettrici: al proposito si ricordano un piccolo impianto a Subit di Attimis (con un salto di poco più di 50 metri) che servì alla illuminazione del paese, e si applicò nel ricercare soluzioni semplici, ingegnose, in tanti altri lavori. Riadattò il Monte di pietà di San Daniele del Friuli (sede della pretura) con uno svuotamento prima e un rafforzamento poi, di due piani del fabbricato, organizzando il cantiere in maniera tale che gli impiegati potessero continuare ad operare; sostituì le teste delle capriate della copertura dell’educandato Uccellis senza rimuovere il tetto; riportò in asse verticale i pilastri del Monte di pietà/Cassa di risparmio di Udine senza smontarli; trasformò e ampliò i rifugi della Società alpina friulana, distinguendosi nella progettazione e direzione dei lavori del rifugio Gilberti, sul monte Canin. M. fece parte del consiglio della Cassa di risparmio di Udine e dal 1962 al 1970 ricoprì la carica di presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Udine. M. morì a Udine il 3 giugno 1980.
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