MATTIONI PIETRO

MATTIONI PIETRO (1870 - 1945)

insegnante, scrittore

Immagine del soggetto

Lo scrittore Pietro Mattioni.

Nato a Cassacco (Udine) nel 1870, conseguì il diploma di maestro elementare a Sacile. Dopo la giovanile esperienza di emigrante in Germania, insegnò per oltre quarant’anni nel comune di nascita, e lì visse fino alla morte, avvenuta nel 1945. Collaboratore di vari periodici, in particolare dell’«Avanti cul brun!» e dello «Strolic furlan», «per lunghi anni paziente, amoroso e colorito descrittore di ambienti e aspetti significativi del Friuli» (Sgorlon), M. produsse diversi articoli, brevi saggi e poesie di natura occasionale e «effimera» (oltre che aderente al clima vigente e tradizionale). Curò però anche una carta toponomastica del comune di Cassacco. Fu Carlo Sgorlon, nipote di M., ad adempiere il desiderio di dare alle stampe una raccolta di testi, selezionando secondo un criterio di omogeneità, raccolta che uscì nel 1960 con il titolo di Sagre friulane. La pubblicazione dà spazio alle illustrazioni delle feste paesane, vergate con occhio partecipe e «adesione affettuosa e benevola» (Sgorlon) alla friulanità semplice e operosa espressa nella festa popolare, di cui si esalta una specifica e allegra moralità. Le descrizioni, che risalgono al ventennio fascista e sono rese in una prosa fluida ed elegante, sono spesso precedute da digressioni storiche e paesaggistiche, e, sotto la dovizia di aggettivi e personali osservazioni, restituiscono le note di folclore. La seconda parte del volume è riservata a una scelta di poesie che, ricorda Sgorlon, sono esempi di «una letteratura modesta e di altri tempi, che si rivolge al colore locale, al caratteristico e non penetra in profondità l’anima e la vita del Friuli», ma che è «degna di rispetto soprattutto per la consapevolezza dei propri limiti». I versi si intonano dunque a immagini di sagra e di paese, di etica e saggezza popolare («Tai dovês che ti partegnin, / tu sfadiis chel c’al va ben: / vè judizi; e in dute calme / ciape il nûl come il sarèn» [Nei doveri che ti pertengono, / ti affatichi quanto va bene: / abbi giudizio; e in tutta calma / prendi il nuvoloso come il sereno]), tutt’al più aprendosi a rare malinconie stemperate nel consueto canto della natura («Tal inciant dal panorame / che si slarge vie dal prât / a mi pâr di svolâ vie, / di sfantâmi pal creât» [Nell’incanto del panorama / che si allarga verso il prato / mi pare di volare via, / di dissolvermi nel creato]).

Bibliografia

Comune di Cassacco, Carta toponomastica in scala scala 1:50.000, Udine, SFF, 1923. Presentazione di Cassacco (natura e storia), «Ce fastu?», 15/4 (1939), 209-213; Sagre friulane, Introduzione di C. Sgorlon, Udine, AGF, 1960.

DBF, 509; E. MASOTTI, Poeti del Tricesimano, Udine, AGF, 1969; Mezzo secolo di cultura, 166-167.

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