Nacque a San Lorenzo di Mossa, oggi San Lorenzo Isontino (Gorizia), il 25 luglio 1900, da una famiglia contadina povera, anche se non poverissima, terzogenito di dieci figli. Trascorse i primi quindici anni della sua vita nel paese natale, in quella parte del Friuli orientale annessa all’Italia dopo la fine della prima guerra mondiale, detta Friuli austriaco per distinguerla dal resto del Friuli, annesso all’Italia nel 1866. Dal 1906 frequentò la scuola popolare del suo paese per sei anni e dal 1912 al 1915 frequentò prima la scuola biennale preparatoria e poi il primo corso dell’Istituto magistrale di Gradisca d’Isonzo, dove ebbe come docente di religione don Igino Valdemarin. Dopo lo scoppio della guerra tra l’Austria e l’Italia, dovette trascorrere tre anni come profugo nell’interno dell’Impero austriaco. Dal novembre del 1917 al dicembre del 1918 poté anche frequentare i corsi magistrali per profughi delle province meridionali di Kremsier (oggi Kromeriž), in Moravia. Ritornato in patria nel dicembre del 1918, completò gli studi presso l’Istituto magistrale di Gradisca, dove conseguì l’attestato di insegnante elementare il 19 settembre 1919. Pochi giorni dopo cominciò la sua attività di insegnamento, prima in varie località della provincia e dal 1925 fino al pensionamento, nel 1965, nella città di Gorizia. La sua salda formazione religiosa e morale, acquisita nella semplicità austera della sua numerosa famiglia contadina, nella comunità parrocchiale e nella scuola di Kremsier, fu lo stimolo e la guida, durante tutta la sua vita, nella sua intensa attività di educatore, nel suo impegno nell’Azione cattolica, nella sua attività civile e politica, intesa come servizio al bene comune e la più alta forma di carità, e anche nella sua ventennale opera di storico. ... leggi Nel primo dopoguerra i cattolici isontini rimasero paralizzati per due anni dalle conseguenze del lealismo asburgico del Partito cattolico popolare friulano guidato da Luigi Faidutti. Infatti, a differenza dei cattolici trentini guidati da Alcide De Gasperi, i cattolici goriziani rimasero fedeli agli Asburgo fino all’ultimo giorno dell’Impero d’Austria. Soltanto nel 1920 ripresero la loro attività e il 18 giugno fondarono il settimanale «L’Idea del popolo», il 25 settembre costituirono la sezione dell’associazione magistrale nazionale “Nicolò Tommaseo”, il 6 ottobre fondarono la prima sezione del Partito popolare italiano (PPI), il 31 ottobre iniziarono l’adesione all’Azione cattolica italiana. M. s’impegnò a fondo in tutte queste attività. Fu un assiduo collaboratore del «L’Idea del popolo» dal 1924 al 1942, anzi nel 1924 scrisse degli articoli, intitolati È lecito ai cattolici collaborare coi socialisti e La fascistizzazione della scuola, che provocarono il primo sequestro del settimanale da parte delle autorità fasciste. Fu uno dei primi ad aderire all’associazione “Nicolò Tommaseo”, che aveva finalità formativo-sindacali e gli permise di approfondire la sua formazione religiosa, morale e professionale in un corso di studio presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, tenuto da Agostino Gemelli e Francesco Olgiati. Nel 1923 fu eletto vicepresidente e nel 1926 presidente, succedendo a don Igino Valdemarin, il fondatore della sezione isontina dell’associazione, ma dal 1927 non poté più svolgere un’azione efficace, in quanto il regime fascista aveva inquadrato la classe magistrale nell’Associazione nazionale insegnanti fascisti (ANIF) e nel giugno del 1930 la “Nicolò Tommaseo” si sciolse. Nel 1920 si iscrisse alla sezione isontina del PPI fondato da Luigi Sturzo e vi svolse, finché il partito non fu disciolto nel 1926, un ruolo non trascurabile, come si evince dal suo libro fondamentale I cattolici del Friuli orientale nel primo dopoguerra. Nel 1924 si iscrisse anche all’Azione cattolica e precisamente al circolo giovanile cattolico “Per crucem ad lucem” fondato da don Luigi Fogar, il futuro vescovo di Trieste. Dopo il matrimonio con la collega Ofelia Marega, avvenuto il 23 maggio 1931, lasciò il circolo giovanile e aderì all’associazione degli uomini cattolici, costituita il 10 aprile 1932 dall’amministratore apostolico della diocesi di Gorizia Giovanni Sirotti, il quale, il 12 maggio successivo, nominò presidente dell’Unione uomini proprio M. Nel periodo tra il 1932 e il 1943 svolse un’intensa attività di apostolato, che gli valse la nomina, nel 1942, su proposta dell’arcivescovo Carlo Margotti, a cavaliere di S. Silvestro. Dopo la fine della seconda guerra mondiale e i tragici “quaranta giorni” di occupazione jugoslava di Gorizia, M. riprese la sua attività politica, civica e sindacale, oltre a continuare il suo impegno nell’Azione cattolica. Fu nominato membro del consiglio comunale di Gorizia dal governo militare alleato, e svolse quel compito fino all’ottobre del 1948. Inoltre, nel biennio 1947-1948 fu impegnato nelle più svariate attività: nel Comitato provinciale della Democrazia cristiana, nel sindacato dei maestri cattolici Sindacato scuola elementare (SINASCEL), di cui fu segretario provinciale, nell’Associazione italiana maestri cattolici (AIMC), di cui fu fondatore e primo presidente e nella Giunta diocesana di Azione cattolica. Nell’ambito della Democrazia cristiana si batté contro la concessione dello statuto speciale al Friuli Venezia Giulia, perché vi vedeva una minaccia all’unità nazionale, arrivando a dichiarare che alla regione Friuli Venezia Giulia autonoma dal Veneto, ma con statuto speciale, avrebbe preferito il Friuli e la Venezia Giulia uniti al Veneto con statuto normale. All’inizio del 1952 accettò l’incarico di presidente del comitato civico della zona di Gorizia e fu assorbito da quell’oneroso impegno fino al 1960. Nelle elezioni amministrative del 14 dicembre 1952 fu eletto anche consigliere comunale nelle liste della Democrazia cristiana. Il 18 ottobre 1958 fu nominato dall’arcivescovo Giacinto Ambrosi presidente della giunta diocesana di Azione cattolica e svolse quell’incarico durante i difficili anni del Concilio ecumenico Vaticano II, fino all’11 settembre 1964. Egli si sforzò di non limitare l’impegno organizzativo allo sviluppo della dimensione di massa, secondo l’indirizzo incarnato dalla presidenza di Luigi Gedda (1952-1959), ma di considerare anche le esigenze degli intellettuali. Perciò fondò il Centro cattolico isontino di cultura, che svolse un’intensa attività negli anni 1960-1962. Nel 1965 fu collocato in quiescenza, concluse il suo «impegno nel presente», come egli disse, ma dedicò il resto della sua vita alla ricerca storica, operando un profondo rinnovamento storiografico nel Goriziano rispetto a storici come Carlo Luigi Bozzi e Ranieri Mario Cossar. Egli infatti, sviluppando le premesse e i temi presenti in Fabio Cusin ed Ernesto Sestan, mise in evidenza la peculiarità culturale dell’Isontino, valorizzò la presenza della Chiesa locale e del movimento cattolico, agganciando la ricerca storica locale ai criteri metodologici più aggiornati e guardando gli eventi anche dalla parte del perdente, della «puara int che fâs storia e no l’è ricuardada ta storia» [povera gente che fa la storia ma non è ricordata nella storia]. Morì a Gorizia il 6 agosto 1983 e fu sepolto a San Lorenzo Isontino, il suo paese natale, a cui aveva dedicato l’ultima sua fatica di storico.
ChiudiBibliografia
BSCG, Archivio Medeot; Curia arcivescovile di Gorizia, Archivio Bugatto.
Opere di C. Medeot: Storie di preti isontini internati nel 1915, Gorizia, Centro studi A. Rizzatti, 1969; Memorie di vita friulana, Gorizia, Centro studi A. Rizzatti, 1971; Studenti giuliani e trentini nell’Atene morava, Gorizia, Campestrini, 1971; Le Orsoline a Gorizia (1672-1972), Gorizia, Monastero di S. Orsola, 1972; I cattolici del Friuli orientale nel primo dopoguerra, Gorizia, Centro studi A. Rizzatti, 1972; Due friulani internati: 1915-1918, Udine, La Nuova Base, 1974; Lettere da Gorizia a Zatičina, Udine, La Nuova Base, 1975; Cronache goriziane, Gorizia, Campestrini, 1976; L’istituto magistrale di Gradisca 1909-1926, Udine, AGF, 1977; Friulani in Russia e Siberia 1914-1918, Gorizia, Pelican, 1978; Grado 1914-1919, Udine, La Nuova Base, 1980; La storia della mia gente: San Lorenzo Isontino, Gorizia, ISSR, 1983.
I. SANTEUSANIO - L. PILLON, Camillo Medeot. La figura e l’opera, Gorizia, ISSR, 1993.
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