Nacque il 13 novembre 1926 a Mosciano Sant’Angelo (Teramo) da Alberto e Angela Frattegiani e si trasferì nel 1942 a Udine, a seguito del padre, dipendente del Tribunale. Nel 1956 sposò Luisa Tessitori ed ebbe due figli, Michele, nato nel 1957, e Lucina del 1962. Giovanissimo, nel 1947, iniziò a collaborare con varie testate udinesi tra cui «Il lunedì», «Il Quadrante», «Il mattino del lunedì», «Il commercio friulano», «La Vita Cattolica» e il «Messaggero Veneto». Divenne pubblicista nel 1952. Assunto nel luglio del 1953 al «Messaggero Veneto» come praticante, divenne professionista nel 1955. Nel 1958 passò a «Il Gazzettino», dapprima capo della redazione politica e poi della redazione di Udine dello stesso quotidiano, che lasciò alla fine del 1965 quando fu chiamato da Lino Zanussi, allora azionista di riferimento della società editrice del giornale, a dirigere il «Messaggero Veneto» con il mandato preciso di rinnovare completamente il metodo di stampa passando dal tradizionale sistema “a caldo” (composizione delle pagine in piano con caratteri mobili e righe di linotype, successiva impressione del flano e quindi fusione dello stereotipo in piombo) al moderno sistema “a freddo” in off-set, allora sperimentato negli Stati Uniti. Tale nuovo sistema consentiva la diminuzione del 75% circa del personale tipografico e una migliore resa grafica con buona riuscita delle foto, che fino ad allora non avevano mai avuto, sui quotidiani, una qualità accettabile. Incaricato dall’editore anche di funzioni manageriali, individuò negli Stati Uniti la rotativa adatta alla tiratura del giornale. Il 4 maggio 1968 portò a termine lo spostamento della redazione e della tipografia dai vecchi locali di via Carducci al nuovo stabilimento di viale Palmanova, inaugurato dal presidente del consiglio Aldo Moro. ... leggi Da quel giorno il «Messaggero Veneto» divenne il primo quotidiano europeo stampato “a freddo”. Consentì immediatamente bilanci attivi (grazie al risparmio di costi del personale) e costituì un esempio che nel giro di una decina d’anni fu seguito da tutte le testate europee, nazionali e locali. «Le Monde» titolò In Italia un piccolo giornale di provincia possiede la più moderna tipografia d’Europa. Con la rivoluzione tecnologica attuò anche una modifica della politica e del piano editoriale, ampliò la redazione, diede grandi spazi per le foto, decise l’espansione della cronaca locale, con detrimento, all’inizio, della parte “nazionale” del giornale. Il cambiamento incontrò un discreto favore del pubblico, ma anche fortissime critiche che cessarono del tutto soltanto con il terremoto del 6 maggio 1976: il «Messaggero Veneto» poté offrire ai lettori un rendiconto paese per paese, frazione per frazione, dell’emergenza prima, poi della successiva fase di ricostruzione. M., raggiunto un “quasi monopolio” nell’informazione locale, divenne uno dei protagonisti della vita pubblica il cui parere non poteva essere ignorato da politici, imprenditori, istituzioni. Rimase alla direzione anche quando, nel 1984, nell’azionariato della società editrice cambiò il socio di riferimento: non più la Zanussi (allora capitanata da Lamberto Mazza), ma Carlo Melzi Segre con il suo gruppo industriale alleato degli azionisti udinesi. Lasciò la direzione dopo oltre ventisei anni, il 30 settembre 1992; alla guida del quotidiano lo sostituì Sergio Gervasutti. Con il successivo passaggio della proprietà del «Messaggero Veneto» alla società editoriale Finegit (gruppo Repubblica-Espresso), M. riprese a collaborare con il giornale che aveva lungamente diretto, scrivendo editoriali e fondi. Consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti negli anni Settanta, fu inoltre insignito del cavalierato di gran croce. Morì a Udine il 7 gennaio 2009. Un anno dopo l’amministrazione comunale volle inserirlo nel famedio dei benemeriti della città.
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