Nacque nel 1907 in borgo Villalta a Udine e iniziò la sua carriera artistica alla II Mostra di emulazione del 1921; nel 1922 fu assunto come disegnatore litografo allo stabilimento Chiesa. Grazie alla sua abilità nel disegno vinse un sussidio per frequentare a Venezia l’Istituto d’arte, dove si diplomò maestro d’arte nel 1932. A Venezia frequentò i pittori buranesi esponendo nel 1928 all’Opera Bevilacqua La Masa e nel 1930 a Ca’ Pesaro. Negli anni Trenta si dedicò all’insegnamento del disegno e praticò la pittura da cavalletto e una intensa attività come decoratore: oltre a numerose copertine e illustrazioni per la rivista «La Panarie», a Udine arredò con specchi incisi il bar Cotterli (1932), decorò con temi militari e sportivi le Case del balilla (1933-1936), tra cui a graffito quella di Codroipo, operò nella Casa dell’aviatore alla Triennale (1933). Espose alle Sindacali quadri di paesaggio e figure contemperando i volumi novecentisti con un colore di «ascendenza cezanniana», come scrive Damiani. Nel dopoguerra fu nel 1946 uno dei soci fondatori del Circolo artistico friulano (dal 1961 Centro friulano arti plastiche), socio della FACE e della Società alpina friulana. Partecipò a gran parte delle mostre organizzate da queste istituzioni, dedicandosi ininterrottamente alla pittura di paesaggio e ai ritratti. Fu amante della montagna, amico di Pietro Milan, Luigi Mirolo e dell’architetto Giacomo Della Mea. La sua pittura si trasformò dalle forme novecentiste e figurative degli anni Quaranta a quelle stilizzate in modo cubista degli anni Cinquanta. Continuò le decorazioni a carattere religioso e profano: si possono ricordare i dipinti per le birrerie Moretti (1955; 1959-1960) e per la famiglia Spezzotti, gli affreschi per la chiesa udinese di S. Bernardino (1950), graffiti nella cappella alpestre di Sella Nevea (1948-1950), nella chiesa della Madonna Missionaria (1965) di Tricesimo e in quella dell’ospedale civile di Udine (1961). Dalla mostra di Gemona del 1935 al 1974 si dedicò al mosaico collaborando con la scuola mosaicisti di Spilimbergo per cappelle funebri (cappella Albini nel cimitero di Cividale 1935), il bar Delser (1948), la Camera di commercio (1958) e la scuola elementare Pascoli (1960) a Udine, la scuola media di Tolmezzo (1970), e molte chiese. ... leggi Tra queste ultime si possono ricordare a Udine la chiesa del Sacro Cuore (1958-1959) e la parrocchiale di S. Pio X (1964-1976) dove realizzò anche le vetrate, a San Vito al Tagliamento il santuario della Madonna di Rosa (1969-1979) e a Pordenone la chiesa di S. Giovanni Bosco (1968-1969). Prima della morte, nel 1978, sviluppò, come scrive A. Negri, «una forma di astrattismo di matrice naturalistica» con una forte componente cromatica di matrice espressionista.
ChiudiBibliografia
E. Mitri decoratore, «La Panarie», 9/53 (1932), 328-333; DAMIANI, Arte del Novecento II, 46-55; L. DAMIANI, Ernesto Mitri pittore. Catalogo della mostra (Udine, 14 giugno-6 luglio 1991), Udine, AGF, 1991; G. BUCCO, Ernesto Mitri. Graffiti e Decorazioni. Catalogo della mostra (Passariano, 15 gennaio-26 marzo 2000), Passariano, Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali/Comune di Codroipo, 2000; A. NEGRI, Pittori del Novecento in Friuli Venezia Giulia, Udine, Magnus, 2000, 172-177; J. ZUCCHIATTI, La scuola dal 1941 ai giorni nostri, in La scuola mosaicisti del Friuli bozzetti documenti fotografie stampe e modelli, a cura di A. GIACOMELLO - A. GIUSA, Pasian di Prato, Centro regionale di catalogazione e restauro/Scuola mosaicisti di Spilimbergo, 2000, 79-105, schede ni 45, 47-48, 54, 22-123, 127, 135; G. BUCCO, Un aggiornamento sulla chiesa di San Bernardino, già delle Terziarie agostiniane, in Monasteri, conventi, case religiose nella vita e nello sviluppo della città di Udine, Udine, Italia Nostra - Sezione di Udine, 2001, 143; L. DAMIANI, Friuli Venezia Giulia. L’arte del Novecento, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2001, 107-108; Ernesto Mitri, a cura di B. GRITTI - N. MITRI, Maiano, Comune di Maiano, 2004; G. BUCCO, Ernesto Mitri romantico e astratto, «In Alto», s. IV, 88/124 (2006), 100-107.
Nessun commento