Udinese, figlio di Odorico, distinguendosi per l’abilità come ambasciatore, esercitò a lungo la professione notarile e contemporaneamente s’impegnò nella politica locale. Dal 1348 almeno fu impiegato in delicate missioni a Cividale e Trieste. Il suo nome tuttavia divenne particolarmente famoso con l’imboscata nella quale cadde e fu ucciso il patriarca Bertrando, mentre lui con alcuni fedelissimi del patriarca stesso fu imprigionato a Spilimbergo. Trascorsa la bufera, egli, reintegrato nella sua attività, venne nominato capitano di Udine (1354-1356) e poi fu cancelliere dello stesso comune dal 1364 al 1375. In questo periodo fu coinvolto nella politica cittadina e in particolare fece parte della delegazione incaricata di accogliere l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo di passaggio per Udine nel 1368. L’esperienza della cancelleria gli permise poi di individuare un sistema per il riordino dell’archivio comunale. La sua competenza nelle materie giuridiche veniva pienamente riconosciuta in occasione della riforma delle costituzioni voluta dal patriarca Marquardo, quando il M., come rappresentante della comunità udinese, fu chiamato tra gli esperti a collaborare alla stesura del testo definitivo. Da quell’anno lungo l’arco della sua esistenza egli parecchie volte fu delegato dalla sua città a partecipare alle sedute del parlamento della Patria fino al 14 giugno 1389. In tal modo la sua attività politica dal breve raggio degli interessi urbani, che egli pur sempre sostenne e difese, si spostò verso i problemi più gravi che agitavano allora il patriarcato. ... leggi Perfettamente in linea con il partito filosavorgnano (in particolare fu anche procuratore di Federico Savorgnan) e fedele alla linea di Marquardo, accompagnò quest’ultimo insieme con Assalonne Savorgnan e Azzolino Gubertini all’incontro del 1369 a Villaco per trattare con l’imperatore la pace con il duca d’Austria. Ancora attivo al tempo di Filippo d’Alençon, fu uno dei provveditori nominati dagli Udinesi nella lotta contro lo stesso patriarca. Nel 1384 perciò fece parte del gruppo di procuratori inviati dalla sua città per la famosa sentenza con la quale Francesco da Carrara, arbitro pericoloso della grave situazione creatasi nella Patria per la frattura politica fra Udine e Cividale circa l’accettazione del patriarca, imponeva a comunità e castellani l’obbedienza a questo. Insieme con Missio da Remanzacco e Detalmo Andriotti egli giurò allora fedeltà e qualche giorno dopo il decano di Cividale liberò dalle censure tutti coloro che prima si erano schierati con Udine. Nel giugno 1389 il M. era membro dell’ambasceria inviata dal parlamento presso il maresciallo patriarcale per protestare circa il fatto che si amministrava la giustizia in luoghi decentrati della Patria, come Sacile e Pordenone, con conseguenti difficoltà e spese per le persone che vi dovevano essere presenti a qualsiasi titolo. L’impegno nell’attività politica del momento non impedì al cancelliere di continuare a coltivare con prestigio i suoi interessi anche nel campo giuridico, come dimostra il fatto che egli fu l’autore dello statuto De contradicentibus. Non sono pervenuti purtroppo gli altri sette statuti, da lui redatti nel 1379. Definito “protonotario” dal cancelliere pro tempore del comune di Udine all’inizio degli anni Ottanta, il M. chiese al consiglio di questa città e ne ottenne un aumento di stipendio «propter immensos labores quos sustinet». Era ancora vivo nel 1393. Della famiglia si sa che ebbe almeno un figlio, il notaio Leonardo, capitano di Udine nella tornata 1395-1396, e almeno un fratello, il notaio Francesco.
ChiudiBibliografia
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