MONSURO GIORGIO

MONSURO GIORGIO (1611 - 1695)

pittore, pubblico perito, cartografo

Immagine del soggetto

Allegoria del Meriggio, olio su tela di Giorgio Monsuro, metà  del XVII secolo (Udine, Musei civici).

Il suo nome è citato più volte negli Atti della Comunità dell’Archivio storico comunale di San Daniele del Friuli, presso la civica Biblioteca Guarneriana, in numerosi cartolari dell’Archivio notarile antico conservato presso l’Archivio di stato di Udine, dove sono anche custoditi parecchi disegni e mappali firmati, nonché in molti documenti raccolti presso l’Archivio di stato di Venezia. Un velo di mistero avvolge le ragioni della sua presenza in Friuli, dato che la sua origine non risulta essere locale. Si sa per certo che molto tardi si abilitò alla professione di pubblico perito, che ebbe una famiglia numerosa, che il padre Enea era originario “de Brixia” (Brescia). La scelta di San Daniele del Friuli come luogo di residenza era piuttosto logica e niente affatto casuale, in quanto la città, sottoposta alla santa sedia patriarcale, difesa da alte mura, nel secolo XVII godeva di un relativo benessere, cui corrispondeva la crescita della borghesia mercantile e lo sviluppo urbanistico e demografico. Oltre all’anno di nascita, il 1611, che conosciamo dal registro dei defunti dell’anno 1694, il M. è nominato in documenti dell’Archivio parrocchiale di San Daniele a partire dall’anno 1644, quando contrae matrimonio con Elisabetta Bertolini, nata a Tolmezzo nel 1626. Fin dal 1643 il M. risulta residente a San Daniele, dove la giovane sposa aveva ricevuto, come patto dotale, una casa nell’androna degli Zecchini, chiamata “la casa di Baldo de Pretis”, già appartenuta al nobile Girolamo di Caporiacco. Il M. non poteva far conto unicamente sugli introiti derivanti dal mestiere di pittore, che alla luce delle poche opere rintracciate, risultano di qualità quanto mai modesta. La professione di pubblico perito, che avrebbe esercitato senza interruzione fino agli ultimi anni della sua vita, gli avrebbe permesso un certo benessere, ampiamente documentato. ... leggi I committenti erano non solo privati cittadini, comunità paesane, confraternite e parrocchie, ma anche nobili friulani come i Colloredo, i Savorgnan di Brazzà, gli Antonini. Il territorio su cui operò abbraccia l’intero Friuli, il Cadorino, parte del Bellunese e del Trevisano, della Carinzia, della Carniola e dell’Istria. Inoltre il M. fu uno specialista riconosciuto nella progettazione e nella costruzione di roste, di argini e di palificazioni a «tenere l’acqua a dritto corso»: in questa veste fu chiamato a svolgere la sua opera fin dai primi anni del terzo decennio del secolo, e il suo principale avversario era il fiume Tagliamento. Questa grande esperienza si fa eloquente nella corrispondenza che il M. intrattenne con i suoi committenti, che finisce col diventare vera e propria teorizzazione. Il M. pittore, esercitò un’attività apparentemente occasionale, tanto è esigua la sua produzione certa. A partire dal 1650, documenti indicano gonfaloni dipinti per confraternite sandanielesi, stemmi araldici in occasione di visite patriarcali. Durante una di queste visite alla chiesa dei SS. Nicolò e Bartolomeo di Ligosullo, domenica 24 agosto 1659, giornata solenne per la consacrazione dell’altare maggiore, la mancanza di un dipinto che completasse l’armoniosa struttura dell’ancona lignea deve essere emersa in tutta la sua urgente necessità, tanto che lo stesso patriarca colse l’occasione per ordinare che «fusse fatta la pitura di S. Nicolò»: da quest’ordine ebbe origine la pala d’altare dipinta dal M. nel 1661, datata e firmata. Una commissione singolare lo impegnò probabilmente verso la fine del sesto decennio del secolo. Si tratta di quattro tele allegoriche oggi conservate nella Galleria d’arte antica dei Civici musei di Udine, una delle quali firmata. I soggetti rappresentati sono la traduzione pittorica in formato gigante di quattro stampe ideate dai Wierix e incise da Galle ad Anversa nel 1562. Insieme formano una complessa simbologia: le quattro parti del giorno (Aurora, Meriggio, Vespro e Notte), le quattro fasi della vita (Infanzia, Giovinezza, Maturità e Vecchiaia), e anche le quattro stagioni dell’anno (Primavera, Estate, Autunno, Inverno) annunciate da figure che reggono vessilli raffiguranti i dodici segni dello Zodiaco. La Descrizione di tutta la Nobilissima Patria del Friuli, che porta la data del 1672, è una originale cartografia dipinta a olio su tela, che tenta una sintesi dell’intero territorio friulano e di parte delle regioni contermini in modo del tutto indipendente dalle carte precedenti. Pur non essendo propriamente un’opera di pittura, è stata inserita fra queste in virtù del fatto che, come è spiegato anche nel cartiglio, l’importanza del colore era fondamentale per l’immediato riconoscimento dei luoghi e delle loro appartenenze. Ma il valore della tela è anche storico e artistico. L’insolito formato (cm. 127×179) sta a significare una sua utilizzazione pratica e una sua funzione ufficiale, che era quella di visualizzare il territorio amministrato dal luogotenente. L’ufficio a cui spettavano i compiti di provvedere agli affari urgenti, di assistere il titolare del governo, di sorvegliare l’assolvimento delle imposizioni, era quello dei deputati della Patria, e quindi a loro era indispensabile una carta, il più possibile fedele alla realtà del territorio. Il M. morì a San Daniele il 10 settembre 1695, all’età di ottantatre anni e venne sepolto nella chiesa di S. Francesco.

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Bibliografia

L. LAGO - C. ROSSIT, Theatrum Fori Iulii. La Patria del Friuli ed i territori finitimi nella cartografia antica sino a tutto il secolo XVIII, Trieste, Lint, 1988; A. DE MARTIN PINTER, Cartografia e cartografi friulani dal XVI al XVII secolo, t.l., Facoltà di lettere e filosofia, Università degli studi di Udine, a.a. 1990-1991; P. MORO, Giorgio Monsuro polimetra e pittore in San Daniele del Friuli, «Metodi e Ricerche», 1 (1993), 71-109; G. BERGAMINI, Giorgio Monsuro, in Galleria arte antica I, 160-163; DBF, 539.

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