Nacque a Udine nel 1464, come è annotato nello Spoglio della cronaca universale dei suoi tempi (1508-1522), apografo settecentesco del fondo bartoliniano presso la Biblioteca arcivescovile di Udine collazionato dal copista sull’originale: «in questi tempi miei che nacqui del 1464» (f. 50r). La famiglia, appartenente a un ramo dei Montecchi di Verona, avrebbe lasciato il luogo d’origine all’epoca di Cangrande della Scala a seguito delle lotte tra fazioni, come scrive lo stesso M. sul proprio casato, per diventare cittadina di Udine nel 1343. Figlio di Crescimbene (o Creso) e di Caterina Rinoldi, quale notaio il M. svolse per conto del Parlamento funzioni di soprastante a opere pubbliche: restano alcuni registri di angarie del 1496 dovute dalle ville della Patria per il riparo del borgo di Poscolle; un altro ancora del 1496 per ripari all’Isonzo da parte dei comuni della podestaria di Monfalcone; alcuni registri di esazioni e tanse del 1517-18, conservati nell’Archivio Perusini presso l’Archivio di stato di Udine. Il M. nel 1508 fu podestà di Pordenone sotto Bartolomeo d’Alviano. Il fratello Giovanni, pure notaio, nel 1507 fu nominato, secondo le deliberazioni registrate negli Annales udinesi, cancelliere della comunità, carica che ricoprì fino al 1512, quando lasciò la città dopo la rivolta della “zobia grassa” del 1511 che lo vide schierato con gli “zamberlani” o popolari o filoveneziani di Antonio Savorgnan. Giovanni successivamente passò al servizio del duca di Milano Francesco Sforza, che lo nominò nel 1522 podestà di Monza, città dove fu raggiunto e ucciso poco tempo dopo da un sicario di Nicolò di Colloredo, espressione della parte “strumiera”, cioè castellana o filoimperiale. ... leggi È un episodio che trova ragione in quella serie di faide e vendette nobiliari che accompagnarono lo svolgersi della lotta tra fazioni del primo Cinquecento friulano. Nel gennaio 1523 il M. fu a Venezia per comporre davanti al consiglio dei Dieci la pace con il Colloredo, come raccontano i Diari degli Amasei e di Azio, scritto di parte “strumiera”, ostile ai Monticoli, anche se tra gli Amasei e i Monticoli esistevano vincoli familiari per il matrimonio di Elisabetta Monticoli, sorella di Nicolò e Giovanni, con Leonardo Amaseo. Il M. morì a Udine nel maggio 1523, come annotano le genealogie dello Joppi che per la famiglia Monticoli attingono ad Antonio Belloni; gli Annales della comunità udinese registrano la sua sostituzione nell’ordine nobile del consiglio a causa di decesso, come voleva la procedura, all’ottava di pasqua dell’anno successivo, il 10 aprile 1524. Della rivolta iniziata il giovedì grasso del 1511 egli redasse una cronaca, Descrittione del sacco 1511 seguito in Udine il giovedì 27 Febbraio, allargando il racconto anche alle devastazioni da parte dei rurali di alcuni castelli della Patria, parlando in terza persona di se stesso e del ruolo da lui svolto nel frenare eccessi. Il Liruti, dopo aver confrontato questa cronaca con quella dell’Amaseo e averla attribuita per ragioni intrinseche al M., ebbe parole di apprezzamento sia per la scelta “zamberlana” sia per la «disappasionatezza» della scrittura. Pubblicata a Udine nel 1857 a cura di Giandomenico Ciconi per le nozze Comelli-Colussi con introduzione del Liruti in premessa e, per opportuna collazione, un brano del sacco di Udine di Gregorio Amaseo in appendice (Historia della crudel zobia grassa), tale Descrittione in parte si contrappone, insieme con De clade Turriana di Antonio Belloni, alle cronache di parte “strumiera”, da quella già ricordata degli Amasei e di Azio a quelle di Agostino di Colloredo e di Giovan Battista Cergneu. Un altro scritto del M., di cui non parla Liruti, pubblicato nel 1911 a cura di Enrico del Torso, è la Cronaca delle famiglie udinesi, che aveva avuto un’ampia diffusione manoscritta, testimoniata dalle copie presenti in molti archivi. L’originale autografo, di cui si servì del Torso, è da identificarsi in un manoscritto (878/2) del sec. XVI, appartenente, come informa una nota di possesso, a casa Monticoli e poi donato a casa Ettorea, conservato nel fondo principale della Biblioteca civica Joppi di Udine; nello stesso fondo si trova un altro manoscritto (878/4) con la stessa nota di possesso, che però è copia di altra mano e di qualche anno posteriore (forse del 1539). Il M. sintetizza in brevi informazioni la storia delle famiglie udinesi originarie della città, immigrate, emigrate o estinte, sulla base, come asserisce, di memorie scritte e di fonti orali. Sono questi gli anni in cui viene riformato il consiglio udinese, ufficializzando nel 1513 la divisione tra ordine nobile e ordine popolare ed emanando nel 1518 il Libro d’oro delle famiglie udinesi, di cui il M. ricostruisce brevemente le vicende, non senza posizioni di parte. Egli ben conosceva le loro storie, in quanto con Gregorio Amaseo, Giovanni Candido e Gerolamo degli Onesti, aveva partecipato alla commissione istituita ad hoc per definire gli aventi diritto all’ordine nobile, elenco poi redatto dal cancelliere della città Matteo Clapiz. La prima parte della cronaca, che riporta la deliberazione consiliare del 1518, è compilata nel 1520, come si legge anche nella data sottoscritta al commiato dell’autore dal suo lavoro. Il M. aggiunse annotazioni sulle famiglie aggregate all’ordine nobile fino al 1522 per la “virtù” e la “dottrina” del singolo; nella seconda parte del manoscritto si trovano note sul tipo di feudo e sui privilegi di famiglie castellane friulane sulla base di una “memoria” (forse il Thesaurus) di Odorico Susanna. L’altro manoscritto del sec. XVI, l’878/4, registra come data sottoscritta al commiato dell’autore dall’opera il 16 giugno 1539 (probabilmente la data in cui il copista conclude il suo lavoro) e inserisce un’informazione, riportata in altri apografi, sul Tumulto de’ popolari fomentati da’ castellani per la descrizione de’ nobili. Nel breve testo si racconta come il 19 marzo 1522, giorno di san Giuseppe, ci fu a Udine contro il Libro d’oro un tumulto, agitato dai castellani, da parte dei popolari, che nella compilazione della matricola vedevano un’operazione per loro di «grandissimo danno e disonore», ottenendo che si facesse un elenco doppio di nobili e popolari aventi diritto di partecipare al consiglio e indicando tutti i cittadini come “ser”, equiparando nel titolo sia i nobili udinesi sia i nobili castellani che, commenta l’autore, così «rimasero vilipesi». Rispetto a una cronaca similare, ma posteriore forse di poco meno di un secolo, l’anonima Cronaca Ugolina che offre brevi note sulle arti o professioni esercitate dai membri della casata (la Cronaca Passerini del 1513 informa soltanto sulla provenienza delle famiglie), la Cronaca delle famiglie udinesi del M. presenta diversità, alcune delle quali significative, non soltanto nella scelta delle voci, ma anche nei contenuti. Per esempio, oltre all’elogio delle virtù morali e civiche dei Savorgnan (famiglia non compresa nell’Ugolina forse perché all’inizio del Seicento ormai lontana dalla città), si sottolinea l’origine popolare degli Amasei, anche se entrati nell’ordine nobile; oppure si ricorda la fortuna di origine mercantile dei Candido, poi signori di Luseriacco. Un anonimo commentatore di tale Cronaca, da identificarsi, come suggerisce Joppi, con Domenico Ongaro, pievano di Colloredo, in uno scritto compreso nel ricordato Spoglio della cronaca universale, accusa M. di faziosità rimproverandogli errori nei confronti dei nemici politici perché mosso dallo spirito delle faide del 1511, in particolare di avere «avvilito» i castellani e soprattutto la casata dei Colloredo, di cui l’estensore della memoria si erge a difensore. Lo Spoglio della cronaca universale regesta annalisticamente senza citare fonti episodi dal 1508 al 1522, compreso il “sacco” del 1511, inquadrando le vicende udinesi nel contesto italiano. Il lavoro si conclude con un elenco di uomini della sua età illustri in armi, teologia e filosofia, diritto canonico e civile, medicina, umanità, «romanzi et volgari». L’ultima nota è datata 1551, attribuita dal manoscritto bartoliniano ad altra mano. Della Cronaca civile si conserva anche una copia ottocentesca di Joppi, che però non tiene conto di tale avvertenza, riportando nell’intitolazione della cronaca le due date estreme, 1464 e 1551, indipendentemente dai compilatori.
ChiudiBibliografia
ASU, Perusini, 602; mss BCU, CA, Annales, 44, f. 200r; Ibid., Principale, 878/2, Cronaca civile resarcinata per mi N(icolò) M(onticoli) et compita nel 1520; ivi, 878/4, Cronaca delle famiglie nobili (copia del 1539 circa); Ibid., Joppi, 67/8, N. Monticoli, Spoglio della cronaca universale (1464-1551); Ibid., Genealogie Joppi, Monticoli; ms BAU, Bartoliniana, 67, f. 1r-16v, [D. Ongaro], Della cronaca e del cronista Monticoli, in N. Monticoli, Spoglio della cronaca universale dei suoi tempi.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 444; N. MONTICOLI, Descrittione del sacco 1511, seguito in Udine il giovedì 17 Febbraio, Udine, Trombetti-Murero, 1857, passim; L. e G. AMASEO - G.A. AZIO, Diarii udinesi dal 1508 al 1541, a cura di A. CERUTI, Venezia, R. Deputazione veneta di storia patria, 1884, passim; E. DEL TORSO, Nota introduttiva a N. MONTICOLI, Cronaca delle famiglie udinesi, a cura di E. DEL TORSO, s.l., s.n., 1911 (= Bologna, Forni, 1980); SOMEDA DE MARCO P., Notariato, 65.
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