Nacque a Udine il giorno 8 agosto 1909. Suo padre Giuseppe era proprietario terriero, impegnato nello sviluppo dell’agricoltura. Membro attivo dell’Associazione agraria friulana, riteneva gli incrementi produttivi premessa di ogni miglioramento delle condizioni di vita di coloni e piccoli agricoltori. Assecondò pertanto la lotta contro la pellagra che all’inizio del secolo affliggeva soprattutto il medio Friuli. Anche la madre Giuseppina Mangilli, per tradizione familiare, condivideva i momenti socialmente impegnati che il moto risorgimentale aveva avviato. Nel 1917 M. con i suoi si rifugiò profugo a Firenze. Il fatto va segnalato perché egli fu testimone fin da bambino di ogni drammatico evento del Novecento friulano e perché condivise senza ritrarsi i problemi della sua comunità. Frequentò il liceo scientifico Marinelli, recentemente istituito dalla riforma Gentile. Durante le vacanze estive frequentò i campeggi della Società alpina friulana. L’avvocato Riccardo Spinotti, mentre guidava ascensioni impegnative, educava i partecipanti ai valori dell’istituzione: interesse per la scienza, abitudine allo sforzo fisico, aperto interclassismo. Nel 1926, ormai come iscritto alla SAF, M. tentò con Spinotti e Celso Gilberti lo Jof di Montasio dal rifugio Grego. L’attività alpinistica proseguì intensa e caratterizzò gli anni dell’università. M. infatti nel 1927 si iscrisse al Politecnico di Milano presso la facoltà di ingegneria. La scelta contrastava con i progetti del padre che avrebbe preferito per il figlio studi di agraria, ma il distacco dal mondo rurale fu volontà precisa, superamento di una barriera psicologica. Fino alla laurea che si concluse nel 1932, ancora con Gilberti, affrontò cime dolomitiche molto impegnative. Nel 1933, mentre assolveva gli obblighi militari a Fiume, apprese la tragica fine del compagno di cordata avvenuta il giorno 11 giugno mentre si allenava sulla parete Est della Paganella. ... leggi Da quel momento M. abbandonò le arrampicate in roccia e si dedicò soprattutto allo sci, sport nel quale peraltro aveva già ottenuto successi all’interno dei Gruppi universitari fascisti (GUF). Nel 1939, dopo aver esercitato a Udine la libera professione sotto la guida dell’ingegnere Sergio Pez e avere realizzato la Colonia Alpina di Tarvisio, fu richiamato alle armi. Come ufficiale di artiglieria partecipò alla campagna di Grecia e successivamente fu trasferito in Provenza dove lo sorprese l’8 settembre. I tedeschi lo deportarono a Czestochowa prima, a Norimberga poi. Liberato dagli Alleati, ritornò a Udine con i propri mezzi senza attendere interventi esterni. Assunta la direzione dell’Unrra Casas (Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la ricostruzione), percorse con una Jeep bianca il Veneto e il Friuli per rimettere in piedi le abitazioni distrutte o danneggiate dai bombardamenti, per sistemare i profughi dalmati e istriani. Nel frattempo il 24 giugno 1946 si era sposato con Annamaria Frangipane. Dal 1947, conclusa l’esperienza Unrra, curò il patrimonio immobiliare della miniera di Raibl a Cave del Predil. Nel 1953 con l’ingegnere Diomede Morossi fondò la SIFE ( Società Immobiliare Friulana Edilizia) che portò a termine importanti edifici della città di Udine, come la concessionaria FIAT di viale Tricesimo e il complesso Corte Savorgnan. Accettò le responsabilità della politica come consigliere liberale del Comune di Udine negli anni Sessanta e Settanta. Amministrò nell’occasione i legati comunali in borgo San Lazzaro, pur non militando nella maggioranza. Tra i fondatori del Lions club Udine Host, M. progettò di persona e favorì la crescita del Circolo ippico friulano assieme con Paolo Spezzotti, ideò e sostenne come socio il Golf di Fagagna Villaverde insieme con Rinaldo Bertoli. Quando divenne presidente della Banca del Friuli, dedicò tutte le sue energie a un ente cui assegnava un ruolo preciso nello sviluppo industriale della regione. Nel 1991 descrisse, all’interno di un volume dell’Istituto italiano dei Castelli, le abitazioni della famiglia Mantica: il palazzo a Udine, il castello di Fontanabona, la villa a Pavia di Udine. Nel 1992 pubblicò un volumetto sul castello di Fontanabona a Pagnacco, un castello che nel 1969 Raimondo Capsoni de Rinoldi aveva donato alla Regione, lasciando il diritto di abitazione alla nipote Annamaria Frangipane e a M., suo consorte. La dimensione umanistica che questi scritti rivelano spiega modalità e interessi della sua attività di ingegnere edile. Il confronto continuo con la comunità si espresse compiutamente nel legato testamentario di cui beneficiarono in parti eguali l’Azienda ospedaliera S. Maria della Misericordia e l’Istituto geriatrico di assistenza di Udine, ora ASP La Quiete, legato che ha permesso a entrambi gli istituti l’erezione di un nuovo padiglione. Il lascito sembra riprendere lo spirito di Girolamo e Antonio Venerio, cui Elena Morelli de Rossi, moglie di Antonio, si era allineata contribuendo con tutti i suoi beni a rafforzare il patrimonio della Casa di ricovero fondata da pochi anni di cui l’ASP La Quiete è diretta erede. M., senza discendenti, morì a Udine il giorno 1 luglio 2006.
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A. MORELLI DE ROSSI, Ove abitarono il cardinale Mantica e i suoi famigliari, in Fortificazioni e dimore nel Friuli centrale attraverso i secoli, Udine, Istituto italiano dei Castelli - Sezione Friuli-Venezia Giulia, 1991, 25-34; ID., Castello di Fontanabona, Udine, Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia, 1992.
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