Fu artista colto ed esperto conoscitore di pittura, particolarmente di quella dei secoli XVII e XVIII e di Nicola Grassi. M. nacque nel 1891 a Pontebba. Si recò nel 1910 a Venezia, il cui ambiente culturale era dominato da grandi maestri che guardavano ancora alla tradizione ottocentesca, Guglielmo Ciardi, Luigi Nono ed Ettore Tito. Frequentò l’Istituto d’arte, legandosi soprattutto al maestro Vittorio Emanuele Bressanin. Si iscrisse anche all’Accademia libera serale, divenendo allievo di Nono e approfondendo la lezione pittorica di Tito. Qui conobbe Giovanni Majoli, con il quale iniziò un solido rapporto di collaborazione, convertendolo all’amore per l’affresco. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu arruolato nell’artiglieria, ma continuò ad esercitare la sua arte realizzando ritratti di commilitoni. Dopo la fine del conflitto ritornò in laguna e, pur guardando con interesse a quel gruppo di artisti buranesi, tra cui Gino Rossi e Pio Semeghini, che cercavano di svecchiare la pittura veneziana, non rinnegò la sua concezione classicista. Partecipò, tuttavia, sia nel 1920 che nel 1923, alle esposizioni dei cosiddetti “ribelli” di Ca’ Pesaro. Nel 1920 vinse il concorso d’arte carnica di Tolmezzo. Nel 1924 ottenne la prima importante commissione pubblica, affrescando il teatro di Pontebba e la sala consiliare del comune, dove rievocò avvenimenti storici della cittadina: l’invasione durante la guerra, l’esodo, la vittoria e la ricostruzione. Dopo aver dipinto, nel 1925, a Cervia nella casa di Majoli e ad Adria in altra dimora privata, l’anno successivo fu a Ravenna, dove inaugurò la collaborazione con l’amico conosciuto a Venezia. ... leggi Qui i due pittori ottennero l’incarico di decorare la sala della Consulta nel palazzo della provincia, con scene ad affresco che raffiguravano l’agricoltura, il mercato agricolo, la lavorazione della ceramica e l’estrazione del sale. Nel 1926 ritornò a Udine e, sempre insieme con Majoli, dipinse a olio su tela le figure allegoriche dell’atrio del palazzo delle Poste. Due anni dopo i due erano nuovamente a Cervia per affrescare il monumento ai caduti. Nel 1929 ritornò nel paese natale e vi lavorò fino al 1936, questa volta in collaborazione con lo scultore Vittorio Deotto, realizzando a fresco, nell’arco trionfale della parrocchiale, la scena dell’Assunzione: qui, memore della lezione di Mario Sironi e Carlo Carrà, rese la sua pittura più stilizzata. Sempre in questa chiesa, M. dipinse anche due pale ai lati dell’altare maggiore e le stazioni della Via Crucis; nello stesso periodo lavorò pure per la chiesa della frazione di Studena Bassa. Durante la seconda guerra mondiale si trasferì a Tavagnacco insieme con la famiglia della sorella Ludovica. Tra il 1945 e il 1950 ottenne incarichi in numerose chiese della regione: ancora a Pontebba, a Bressa di Campoformido, a Lasiz di Pulfero e a San Pietro al Natisone, a Udine in S. Pietro Martire. A partire dal 1958 e fino al 1960, insieme ancora con Majoli, iniziò quella che sarebbe stata l’ultima impresa a fresco: nella navata del duomo di S. Martino, a Marano Lagunare, illustrò, con stile aneddotico, gli episodi tratti dal Nuovo Testamento della Pesca miracolosa e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nel coro dipinse le Storie di s. Martino, modificando questa volta il linguaggio pittorico, virandolo in stile novecentista. Continuò a dipingere (i ritratti di otto vescovi conservati nel palazzo Patriarcale di Udine) e a disegnare fino al 1970, quando le precarie condizioni di salute si aggravarono; morì a Udine nel 1971. È stato anche un eccellente ritrattista: si vedano il vibrante ritratto di Ignazio Screm, quello intenso della sorella Ludovica; come paesaggista, ha realizzato scene mitologiche e gustose scene di vita veneziana i cui protagonisti vengono tratteggiati con un segno deciso, quasi caricaturale. Per oltre quarant’anni ha insegnato all’Istituto d’arte di Venezia.
ChiudiBibliografia
L. M., Udine che si rinnova, «La Panarie», 3/18 (1926), 384; E. MARTINI - E. MIRMINA, Antonio Morocutti pittore, Ravenna, Longo, 1972; DAMIANI, Arte del Novecento I, 48-49, 266; E. BARTOLINI - G. BERGAMINI - L. SERENI, Raccontare Udine, vicende di case e palazzi, Udine, Istituto per l’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1983, 355, 356.
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