MORPURGO SANSON (SHIMSHON)

MORPURGO SANSON (SHIMSHON) (1681 - 1740)

medico, talmudista

Immagine del soggetto

Ritratto di Sanson Morpurgo tratto dall'Encyclopaedia judaica, VII, col. 350, 1972.

Figlio di Joshua Moses (nei documenti dell’epoca compare anche nella versione italiana di Salvador Moise) nacque a Gradisca nel 1681, discendente da un ramo della famiglia che aveva raggiunto una posizione ragguardevole, tanto che nel 1662 il conte Francesco Ulderico della Torre aveva concesso ad Abramo Morpurgo, avo di S., un vasto territorio in possesso enfiteutico nelle pertinenze di Romans, un bene consistente che passato nel 1716 da Salvador Moise ai figli Elia Vita, Sanson e David, sarebbe rimasto nella disponibilità del ramo anconetano della famiglia. Il M. si guadagnò fama fra i cultori di storia, di letteratura e della tradizione ebraica per i suoi studi ed i suoi scritti inerenti il Talmud. Il dotto medico, rabbino e liturgista fu infatti un acuto interprete del “corpus juris” ebraico. S. M. si formò dapprima a Gorizia alla scuola del rabbino Jacob Vita Gentili e del figlio di questi Manasseh, poi, a partire dal 1693, entrò alla “yeshivàh” di Samuel Aboab a Venezia, un’Accademia rabbinica che si distingueva per il suo tradizionalismo, considerata all’epoca un riferimento per il rabbinato più legato all’ortodossia. Il M. compì gli studi universitari a Padova, dove si laureò in medicina: ottenne il grado di dottore in filosofia e medicina nell’anno 1700, all’età di diciannove anni; all’Ateneo patavino, presso l’Università artisti, fu presente negli anni 1704-05, pur senza addottorarsi, anche il fratello David. Seguirono anni in cui prevalse per il M. l’interesse per lo studio del Talmud, in stretto contatto con i circoli di Padova e di Venezia, di Gorizia e di Mantova, dove nel 1709 ottenne l’ordinazione rabbinica da Leon (o Jehudah) Briel. Passò poi ad Ancona, dando inizio al ramo anconetano della famiglia. ... leggi I Morpurgo si sarebbero distinti fra la compagine ashkenazita della comunità locale e vi avrebbero poi fondato una fra le più importanti società di commercio marittimo. Ad Ancona incominciò la collaborazione del M. con il rabbino maggiore della Comunità, Joseph Fiammetta (autore di responsi e di preghiere e scrittore in ebraico) ed entrò a far parte del locale “bet-din”, il tribunale rabbinico. Era un indice della sua particolare competenza nella “Halakàh”, la legge ebraica, quel codice morale, sociale e umano che guida il sistema di vita degli Ebrei, tanto che la sua autorità e la sua finezza di giudizio spingevano molti interpreti della normativa a rivolgersi a lui, considerato uno dei maggiori rabbini italiani, per un confronto in merito a casi difficili ed egli fu in contatto con molti fra i più noti studiosi dell’epoca, coinvolto nelle più avvincenti e rilevanti dispute rabbiniche, denotando, specie negli ultimi decenni della sua esistenza, un atteggiamento conciliante. L’azione moderatrice del M. emerge nella controversia sulle opere cabalistiche del padovano Moshe Vita Luzzatto, che coinvolse Ebrei in tutta l’Europa, come testimonia l’epistolario del Luzzatto. Ad Ancona il M. si sposò in prime nozze con Rebecca, la figlia del rabbino, e, dopo la morte della moglie avvenuta nel 1716, con la sorella di questa, Judith. Nel 1721, alla morte del suocero, assunse le incombenze di rabbino maggiore della comunità del portofranco, che mantenne sino alla conclusione della sua esistenza, pur continuando ad occuparsi con grande impegno degli studi talmudici. Nella città portuale il M. divenne medico del ghetto e si distinse in modo particolare per la sua perizia, apprezzato anche per il suo atteggiamento caritatevole nei confronti dei poveri. Nel 1730 fu molto attivo nel corso di una grave epidemia, allorché gli vennero affidate mansioni ufficiali. In riconoscimento della sua disponibilità e dedizione, a vantaggio sia di Ebrei che di Cristiani, venne presentato, assieme ad un testimone, al cardinale Prospero Lambertini, il futuro papa Benedetto XIV, all’epoca arcivescovo della città, che il 23 maggio 1731, nel passare alla sede di Bologna, gli indirizzò un documento (pubblicato da Elia Morpurgo) in cui attestava le lodevoli prestazioni del M., svolte con «aggradimento» e completa soddisfazione. Il M. morì ad Ancona il 12 aprile 1740. Diversi studi di argomento talmudico, commenti e dispute in italiano e in ebraico del M. sono stati pubblicati: nel 1703-04 uscì a Venezia il suo Confutazioni alle saette del Gionata del Benetelli, in cui polemizzava con il sacerdote cristiano Luigi Maria Benetelli, che aveva appena pubblicato un libello contro gli Ebrei ed il giudaismo dal titolo Le saette di Gionata scagliate a favor degli Ebrei; nello stesso anno uscì a Venezia, per i tipi di Vendramin, il suo Etz Ha-Da’at sive Arbor Scientiae [Albero della conoscenza], un commento filosofico all’opera di Jedaiah da Béziers Beh.inat ‘Olam [L’esame del mondo], in cui il M. assunse una posizione razionalista, contraria alla “qabbalah”; nel 1741 venne pubblicato il suo Or Boker [La luce del mattino], che conteneva una nota preghiera per gli anniversari dei defunti e per le visite ai cimiteri. Altri responsi sono contenuti in opere di Isacco Lampronti e di Giovanni Bernardo De Rossi. Postumo comparve lo scritto Shemesh S.edaqàh [Il sole della giustizia], un considerevole numero di responsi, in particolare sul codice Shulh’àn ‘Arùk [Tavola preparata], cioè sul classico cinquecentesco della normativa ebraica, opera di Yosef Caro che venne pubblicato a Venezia nel 1743 con note e prefazione dal figlio Moses Hayym Shabbethai. Diversi trattati e raccolte rimasero inediti, Natascia Danieli ne segnala alcuni conservati a Modena (nella biblioteca della comunità ebraica) e a Los Angeles (nella biblioteca della University of California).

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Bibliografia

Notizie su S. M. in: G.B. DE ROSSI, Dizionario storico degli autori ebrei e delle loro opere, II, Parma, Dalla Reale Stamperia, 1802, 64; J. FÜRST, Bibliotheca Judaica, Bibliographisches Handbuch der gesamten jüdischen Bibliographie, I-III, Leipzig, Verlag von Wilhelm Engelmann, 1849-1863, II, 391; M. MORTARA, Indice alfabetico dei rabbini e scrittori di cose giudaiche in Italia, Padova, Sacchetto, 1886, 42; E. MORPURGO, La famiglia Morpurgo di Gradisca sull’Isonzo, Padova, premiata società cooperativa Tipografica, 1909, 32-34, 65-69, 77, 104; A. MODENA - E. MORPURGO, Medici e chirurghi ebrei dottorati e licenziati nell’Università di Padova dal 1617 al 1816, a cura di A. LUZZATTO - L. MÜNSTER - V. COLORNI, Bologna, Forni, 1967, 63; A. MILANO, Storia degli ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1963, 678-679; M. DEL BIANCO COTROZZI, La comunità ebraica di Gradisca d’Isonzo, Udine, Del Bianco, 1983, 33, 70, 123, 125; N. DANIELI, L’epistolario di Mošeh H.ayym Luzzatto, Firenze, La Giuntina, 2006, 168-170; G. LARAS, Morpurgo Samson ben Joshua Moses, Encyclopaedia Judaica, 14, Jerusalem-Detroit, Keter-Thomson Gale, 20072, 509-510.

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