Nacque ad Aquileia il 31 dicembre 1755. Di nobile famiglia, era figlio del proprietario terriero Giovanni Battista (1704-1781), e della seconda moglie, la nobile udinese Ottavia Iugalin Trento (1703-1781 ca.). Con la costituzione del distretto, i Moschettini acquisirono, come previsto dalla patente di Maria Teresa del 7 maggio 1766, il titolo di “Cives Nobiles Aquileieienses”, equiparato alla dignità equestre ovvero alla nobiltà di seconda classe del Sacro Romano Impero. All’inizio del XIX secolo la famiglia era fra i principali proprietari di Aquileia: un documento dei primi anni del secolo quantificava i possedimenti in 158 campi di soli terreni arativi, della qualità migliore, inferiori appena alle proprietà Cassis (1491 campi), Strassoldo (285), di Toppo (263) e di tal Antonio Venier (243). M. fu impiegato come funzionario civile presso l’Ispezione di polizia di Aquileia dal 3 luglio 1782 fino, almeno, all’autunno 1831, ma è noto per essere stato responsabile degli scavi di antichità e della tutela del patrimonio fra il 1815 e il 1832 e proprietario di una ricca collezione di iscrizioni, sculture, gemme e monete, quasi tutte di provenienza locale. M. percorse la carriera standard del funzionario subalterno in un ufficio periferico dell’amministrazione asburgica. La ricostruzione, possibile grazie a una Tabella riassuntiva allegata a un procedimento disciplinare del 1830, è interessante per la sua tipicità: dopo un lungo apprendistato senza stipendio al capitanato circolare di Gorizia (21 novembre 1775-28 novembre 1778) e all’Ispezione di polizia di Aquileia (28 novembre 1778-3 luglio 1782), M. entrò nei quadri come capo-computista e cassiere, con stipendio di 100 fiorini annui. Nel 1784 l’Ispezione di Aquileia venne trasformata in Direzione di polizia e M. assunse l’incarico suppletivo e non remunerato di aiutante del direttore (22 febbraio 1784). A seguito della morte di costui fu nominato ispettore aggiunto (12 dicembre 1788), e per quattordici anni fu il funzionario più alto in grado, pur senza essere formalmente investito della responsabilità dell’ufficio; lo stipendio era nel frattempo salito a 156 fiorini (2 aprile 1787). Nel 1802 la Direzione di polizia fu ridimensionata a Ispezione alle opere d’acqua, con giurisdizione limitata alla fiscalità locale, all’igiene ambientale e al mantenimento delle infrastrutture di bonifica. ... leggi M., promosso ispettore, ne assunse la direzione, con uno stipendio di 400 fiorini. Il 10 ottobre 1807, Aquileia e Monastero entrarono a far parte del Regno d’Italia, sotto l’Intendenza dell’Illirico, e il 31 dicembre 1807 l’Ispezione fu abolita. M. fu rimosso dagli incarichi e ricevette dall’amministrazione italiana una modesta pensione, ma nel frattempo si adoperò per tutelare gli interessi dei proprietari sottoposti a requisizione, per la qual cosa avrebbe ricevuto una menzione d’onore dal restaurato governo asburgico. Dal 1808 all’inizio del 1814 risiedette a Gorizia, in territorio austriaco, dove vivevano due sorelle. Alla fine del 1813 i territori isontini tornarono all’Austria e il 13 settembre 1814 furono assegnati al Circolo di Trieste, che il successivo primo novembre costituì, con i Circoli di Gorizia e Fiume, il Litorale austriaco, a sua volta incorporato nel Regno dell’Illirico. Nello stesso anno M. era rientrato in Aquileia e ne divenne podestà interinale; il primo luglio 1814 indirizzò al commissario aulico per l’organizzazione della provincia dell’Illirico una Relazione sullo stato di Aquileja e proposte per migliorarne la condizione, di cui si conserva copia autografa. Nella primavera del 1815, su proposta dello stesso commissario Saurau, il governo di Trieste gli assegnò con un apposito decreto una sorta d’ispettorato agli scavi, alla raccolta delle antichità e alla tutela del patrimonio archeologico da esercitarsi sotto la supervisione del direttore delle fabbriche di Trieste, l’architetto Pietro Nobile. Almeno fino all’autunno del 1831 M. svolse regolarmente le funzioni di ispettore alle opere d’acqua (che restò la qualifica ufficiale) e di responsabile del patrimonio, ma i documenti mostrano che l’attività di tutela assorbiva una porzione considerevole del suo tempo. Fra i compiti che il decreto del 18 maggio 1815 affidava a M., prioritario era quello di impedire gli scavi clandestini e di sequestrare i pezzi rinvenuti casualmente, compito che svolse con forti resistenze da parte dei proprietari danneggiati negli interessi economici e nella passione collezionistica. Il decreto prevedeva anche, per la prima volta, l’esecuzione di scavi finanziati con fondi pubblici, di cui M. assunse la direzione sul campo, sotto la sorveglianza di Nobile. La prima campagna ebbe luogo fra l’ottobre 1815 e la primavera 1816 e interessò otto siti, non tutti identificabili: fra questi risultano sicuri l’area antistante la basilica dei Ss. Felice e Fortunato in località Pala Crucis a sud-est dell’abitato, la piazza del Capitolo a ridosso della chiesa patriarcale e il grande fondo retrostante, la casa di proprietà di M. affacciata sull’attuale via Roma nei pressi della cappella di S. Antonio. Quest’ultimo, detto lo scavo “dell’anfiteatro” poiché vi si individuarono i possibili resti dell’anfiteatro romano, venne visitato il 26 aprile 1816 dall’imperatore Francesco I, che assegnò motu proprio ulteriori risorse per il proseguimento dell’indagine. Gli scavi si trascinarono a intermittenza fino al 1827, sia nei siti individuati (piazza Capitolo, 1825-1826; Pala Crucis, 1822-1824 e 1826-1827; braida Moschettini, 1817-1827), sia altrove, in particolare nella braida “dell’Inquisizione”, a nord di Aquileia, in proprietà dei conti Gorgo, dove venne individuata un’area cimiteriale (1818), sia nelle immediate adiacenze di S. Antonio, in un piccolo appezzamento di proprietà di M. a nord di via Roma, mettendo in luce una probabile “domus” tardoantica (1822-1824). L’attenta opera di controllo di Pietro Nobile risulta da una lettera al segretario del Consiglio capitaniale di Trieste del 30 agosto 1816, ma nel 1818 l’architetto fu nominato direttore dell’Accademia di belle arti di Vienna e da quel momento M. esercitò la sua funzione senza più supervisione fino al 1832, con conseguenze negative. Nel gennaio 1830 l’amministrazione avviò un procedimento disciplinare per l’indebita appropriazione di sculture, rilievi e altri monumenti di proprietà dello Stato, in parte collocati nel giardino della propria casa di via Roma, in parte addirittura murati sulle pareti esterne di una stalla costruita nella stessa proprietà intorno al 1819 per ospitare gli stalloni del comando militare di Aquileia. L’istruttoria portò a una richiesta di risarcimento di 5835, 45 fiorini e segnò di fatto la fine della carriera di M. Il primo gennaio 1830 M. oppose una domanda di grazia a Francesco I, non si sa se accolta o meno. M. morì ad Aquileia il 26 marzo 1832, all’età di settantasei anni. Il lungo contenzioso con gli eredi si concluse solo nella primavera del 1843 con la restituzione dei pezzi da parte della famiglia e la rinuncia del governo alla sanzione. In realtà le antichità murate nella stalla verranno recuperate nel 1883. M. è stato giudicato molto severamente da Mommsen e, seppur da punti di vista diversi, anche da Enrico Maionica e Domizio Calderini. Solo recentemente Silvia Blason Scarel ed Elena Samonati hanno tentato una prudente riabilitazione.
ChiudiBibliografia
Aquileia, Archivio parrocchiale, 56, c. [77]; ms BCU, del Torso, 163, Genealogie, Moschettini e Trento; ASTs, Governo del Litorale; Atti amm. di Gorizia, 36/346, s.n., 28 agosto 1764; ibid., s.n., all. A, 24 novembre 1764; ibid., Direzione delle Fabbriche, Atti, 16, n. 7357, 18 maggio 1815; ibid., 16, n. 666/12951, 22 dic. 1841, originale della domanda di grazia a Francesco I; ADTs, 21 B 11, s.n., Specifica delle terre esistenti entro la parrocchia d’Aquileja etc., s.d.; ibid., 21 B 3, s.n., 23 dic. 1820, procedimento disciplinare; ibid., 21 B 6/1, Relazione sullo stato di Aquileja e proposte per migliorarne la condizione; ASG, Catasti secc. XIX-XX, Elaborati, 2, Aquileia, indice; ibid., I/12, 307, 5/38, Scavi di antichità in Aquileia, n. 1566, 30 ago. 1816.
Sulla carriera e attività archeologica: TH. MOMMSEN, in CIL, V/1, 82 (1872), XXVII; A. CALDERINI, Aquileia Romana. Ricerche di storia e di epigrafia, Milano, Vita e pensiero, 1930, XXXIX s.; L. GASPARINI, Relazione autografa di Gerolamo de Moschettini. Aquileia, 1 Luglio 1814, «Aquileia Nostra», 4-5 (1933-1934), 77-86; S. BLASON SCAREL, Gerolamo de Moschettini, «AAAd», 40 (1993), 103-135; A. GIOVANNINI, Le istituzioni museali pubbliche di Aquileia: spunti per uno studio delle fasi storiche etc., «Aquileia Nostra», 75 (2004), 464-467; EAD., “Questi sono monumenti preziosi che interessa l’instoria delle Antichità” (Girolamo de’ Moschettini, 1818). Il patrimonio archeologico di Aquileia. ... leggi Appunti su scavi, tutela e reperti da spigolature d’archivio e dati editi, «Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria», n.s., 54 (2006), 9-119; L. REBAUDO, Scavi, antiquari e tutela del patrimonio in Friuli, «AAAd», 64 (2007), 181-218; E. SAMONATI, Girolamo de’ Moschettini (1755-1832), «Archeografo triestino», s. IV, 67 (2007), 157-292; A. BERNHARD WALCHER, Gemmen aus Aquileia in der Antikensammlung des Kunsthistorischen Museums Wien, in Preziosi ritorni. Gemme aquileiesi dai Musei di Vienna e Trieste, a cura di F. CILIBERTO - A. GIOVANNINI, Roma, Quasar, 2008, 32-50; S. BLASON SCAREL, L’esperienza glittica nella cultura antiquaria di Gerolamo de’ Moschettini, ibid., 65-77; A. GIOVANNINI, La glittica ad Aquileia tra XVIII e XIX secolo. Collezioni antiquarie e istituzioni pubbliche, ibid., 78-111; EAD., Ricerche su dati d’archivio e materiale edito in Aquileia asburgica e italiana etc., in Il fulgore delle gemme. Aquileia e la glittica di età ellenistica e romana. Atti del convegno (Aquileia, 19-20 giugno 2008), a cura di G. SENA CHIESA - E. GAGETTI, Trieste, Editreg, 2009, 38-55; L. REBAUDO, Le gemme di Aquileia nei documenti dell’amministrazione asburgica, ibid., 58-82; ID., Contributi all’archeologica gradese. I. Rinvenimenti numismatici ottocenteschi nell’isola Gorgo, «Aquileia Nostra», 80 (2009), 442-460. Sulla collezione di antichità: S. GIOVANNINI, Il patrimonio archeologico di Aquileia prima del 1882, «AAAd», 64 (2007), 233-316.
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