La tipografia, dopo la fine del Quattrocento e la conclusione dell’attività di Gerardo da Lysa, tornò a funzionare ad Udine solo oltre cento anni dopo e cioè nel 1592, con G.B. N. Per la verità già qualche anno prima c’erano stati due tentativi più o meno consistenti di rimettere in moto dei torchi: il consiglio della città ne discusse una prima volta il 21 marzo 1569, e di nuovo il 26 marzo 1575: si pensò di cercare una persona «terriera o forestiera» con la quale definire dei patti da sottoporre poi al consiglio. Fu evidentemente in seguito a ciò che, qualche mese dopo il marzo 1575, Giulio Lorio “bibliopola” in Udine presentava al consiglio una sua supplica per essere scelto alla bisogna, sottolineando i benefici generali derivanti alla città e insieme la creazione di nuovi posti di lavoro. Nella domanda, che non ebbe buon esito, il Lorio aveva precisato che da alcuni mesi era stata costruita a sue spese una fabbrica per la carta, posta fuori delle mura, tra porta Aquileia e porta Cussignacco. Il problema della stampa ad Udine si riaprì intorno al 1589/90, quando iniziò un confronto tra la comunità udinese e il trevigiano Angelo Mazzolini per l’apertura di una tipografia nella capitale del Friuli; purtroppo la trattativa non ebbe uno sbocco per la morte prematura ed improvvisa del Mazzolini. Finalmente, nel febbraio del 1592, i consiglieri udinesi si trovarono a dover decidere su due proposte, quella del “trevigiano” Amici e quella del friulano N.: erano due progetti molto precisi ed esattamente quantificati nei costi richiesti alla comunità. A parte la considerazione sulla diversa professionalità dei due (decisamente superiore quella dell’Amici), a livello di spese il N. in sostanza chiedeva il doppio rispetto al tipografo trevigiano; non si sa se abbiano pesato la friulanità o gli appoggi sapientemente conquistati in precedenza, ma l’accesa discussione in consiglio si concluse con la scelta del N., dopo una votazione molto incerta (8 a 7), che così, sia pure a caro prezzo (100 ducati di contributi all’anno da parte della comunità e una casa in affitto gratuito, dove esercitare la «detta arte»), riportò i torchi tra le mura della città e, per diciotto anni garantì indubbiamente ad Udine una produzione editoriale di ottimo livello. ... leggi Del resto il N., nato a San Daniele nel 1551, dopo essere stato volontario nella battaglia di Lepanto (1571), negli anni 1588-91 aveva lavorato a Venezia, come collaboratore e, pare, socio del tipografo Damiano Zenaro. Sulla base degli Annali tipografici di G. B. Natolini, stesi oltre cinquant’anni fa da Giovanni Comelli, il totale della sua produzione di libri, opuscoli e fogli volanti sarebbe di oltre un centinaio di pezzi, di questi settantasette uscirono entro la fine del secolo XVI; dunque, a prescindere dagli incrementi legati a successivi e futuri ritrovamenti, sarebbe una media di quasi 6 edizioni per anno, indubbiamente consistente rispetto a situazioni analoghe, anche se con forti sperequazioni, dato che per il 1592 il Comelli annota 2 fogli volanti, 2 opuscoli e un libretto di versi, mentre per il 1594 si elencano una ventina di numeri, tra i quali si segnalano i due imponenti in folio dei Responsorum di Tiberio Deciani, che da soli contano 738 carte. C’è però da dire che anche qui, come in tante altre località in cui era allora attiva la stampa, si sono conservati ben pochi di quei “bollettini” per il Monte di pietà o per gli uffici di sanità che il N. si era impegnato a stampare, così come è andata persa la maggior parte dei tanti “avvisi”, “bandi”, “notificazioni”, “editti” emessi dall’autorità civile o religiosa, impressi sulla facciata di un foglio (o mezzo foglio) di stampa che costituivano buona e quotidiana parte del lavoro delle tipografie in epoca di antico regime, soprattutto se, come in questo caso, la bottega tipografica era unica in ambito cittadino. A modesta e limitata conferma dell’assunto precedente possiamo ricordare che negli Annali del N. il Comelli scheda sette fogli volanti (esattamente i numeri 2, 3, 8, 20, 24, 47 e 66), sei dei quali emessi dal Patriarca (tutti meno il n. 24) nel corso del secolo XVI; ora, nella sola cartella “Lettere pastorali, 1585-1657” dell’Archivio della Curia arcivescovile di Udine, dove sono raccolti un certo numero di “editti”, “avvisi” ecc. fatti pubblicare dalle autorità religiose locali, si trovano altri quindici fogli volanti non segnalati, alcuni dei quali di notevole interesse. Questi dati mettono ancora più in evidenza la quasi completa mancanza di documenti e pubblicazioni legate al potere civile (negli Annali c’è solo un opuscolo ufficiale della Repubblica, relativamente alla “Contadinanza”, datato 1595), mentre sia il luogotenente e le altre cariche della Patria, sia la comunità udinese dovettero emettere “bandi” e “avvisi” in quantità almeno pari (ma ritengo anche superiore) a quella dovuta ad interventi dell’autorità religiosa. Questo è dunque tutto un campo ancora da ricostruire, per quanto la documentazione rimasta lo consentirà. Molti dei volumi del N. recano sul frontespizio la formula: «Con licenza de’ Superiori» o simili e poi presentano all’interno il testo dell’imprimatur dell’inquisitore locale. Non si tratta solo di coerenza con quanto dichiarato nel protocollo iniziale d’intesa con le autorità cittadine: non poteva essere diversamente, visto che, poco dopo l’inizio della sua attività ad Udine, il N. era stato nominato anche “stampatore patriarcale”. Per la parte ecclesiastica c’era una commissione di sette membri, scelti dal vicario e dall’inquisitore, incaricata di correggere ed espurgare i libri; mentre, già nell’agosto del 1592 il consiglio cittadino aveva scelto un «recognitore de l’opere che s’han da porre a la stampa», nella persona del prestigioso cancelliere della città Marcantonio Fiducio. Il N. abbastanza presto si era associato nell’attività Pietro Lorio, figlio di Giulio; e Pietro gli sarebbe subentrato alla guida della tipografia nel 1609, secondo le sue volontà testamentarie. Questa cooptazione, a parere di diversi autori, sarebbe avvenuta già nel 1592, ma è possibile che si debba pensare invece al 1594, dato che nella sua supplica alla comunità per poter subentrare al defunto N., datata 9 settembre 1609, era lo stesso Lorio a dichiarare di aver collaborato per quindici anni con il suo predecessore; altrettanto interessante la sua indicazione di aver fatto dieci anni di esperienza in campo tipografico precedentemente all’attività udinese, a Venezia, Ferrara, Bologna, Firenze, Roma «et altre città d’Italia». Per una valutazione complessiva e sintetica della produzione del N., che pubblicò sotto la marca dell’Esperienza, possiamo rifarci alle valutazioni contenute nel volume di Ascarelli e Menato che, dopo aver definito lo stampatore udinese, forse con qualche eccessivo entusiasmo, «uomo assai colto, conoscitore della letteratura latina ed italiana, scrittore egli stesso […] rappresenta il vero tipografo umanista», parlano giustamente delle «belle edizioni, curate nel testo, eleganti, facendo uso di vari caratteri e di ottima carta». Per dare conto della varietà delle sue stampe e ricordare quelle più significative, possiamo citare: nel 1592 la serie dei Poemi scritti parte in lingua italiana volgare et parte latina […] raccolti da Giovanni di Strasoldo; nel 1594 Le idee, overo forme della oratione da Hermogene considerate & ridotte in questa lingua per M. Giulio Camillo Delminio Friulano; sempre nel 1594 i due grandi volumi in folio con i Responsorum del giurista Tiberio Deciani; poi l’elegantissima edizione del Concilium Provinciale Aquileiense primum tenutosi nel 1596 e pubblicato nel 1598; al 1604 si data la Scielta di varie cose notabili cavate da Gaio Plinio Secondo e nello stesso anno l’importante opera storica di Ercole Partenopeo, Descrittione della nobilissima Patria del Friuli; infine, nel 1607 troviamo un significativo Vocabolario Italiano, e Schiavo del servita Gregorio Alasia, primo vocabolario italiano-sloveno ricco di 2167 lemmi. Nel 1606, nel prezioso Discorso intorno l’arte della stampa da lui firmato, il N. aveva condensato la sua visione della funzione della stampa e del suo lavoro.
ChiudiBibliografia
G.B. CORGNALI, L’impresa tipografica di Giovan Battista Natolini, «Ce fastu?», 19 (1943), 202-205; G. COMELLI, Annali tipografici di G. B. Natolini, Firenze, Sansoni Antiquariato, 1954 [ma 1956]; SOMEDA DE MARCO P., Notariato, 72-74; COMELLI, Arte della stampa, 77-114; C. CALTANA, Giovanni Battista Natolini tipografo a Udine tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, in Prodotto libro. L’arte della stampa in Friuli tra il XV e il XIX secolo, a cura di M. DE GRASSI, Gorizia, Provincia di Gorizia, 1986, 47-64; C. SOCOL, La visita apostolica del 1584-85 alla diocesi di Aquileia e la riforma dei Regolari, Udine, Casamassima, 1986, 172-181; G. ZAPPELLA, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano, Editrice Bibliografica, 1986, 163-164, figure 501-503; F. ASCARELLI - M. MENATO, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze, Olschki, 1989, 91; A. CONTÒ, Alle origini della tipografia friulana del Cinquecento, «Esperienze letterarie», 15/2 (1990), 56-58; U. ROZZO, Biblioteche ed editoria nel Friuli del Cinquecento, in Il Patriarcato di Aquileia tra Riforma e Controriforma, a cura di A. DE CILLIA - G. FORNASIR, Udine, Accademia udinese di scienze lettere e arti/Deputazione di storia patria per il Friuli, 1996, 113-124.
Nessun commento