Nacque a Vicenza presumibilmente intorno al 1650. Nulla si sa circa la sua formazione musicale e la sua attività prima del 1671, anno in cui scrisse le musiche per l’Eliogabalo, dramma di A. Aureli e G. B. Pochettini rappresentato al teatro Formagliari di Bologna. Dopo quella data mancano ancora notizie sul suo conto finché negli anni Ottanta risulta al servizio del conte Torrismondo della Torre dei signori di Duino (Trieste) cui dedicò Il Dioclete (1687). Il 24 agosto del 1688, grazie all’interessamento del suo protettore, ottenne una mansioneria presso la cattedrale di Aquileia e intraprese il cammino verso il sacerdozio; il 14 luglio del 1690 venne eletto maestro di cappella nella cattedrale di Udine col compenso di 100 ducati annui oltre ad una mansioneria e all’altare di S. Odorico (cui si aggiunse il 21 luglio l’altare di S. Gregorio, con l’obbligo d’«insegnar a chierici il canto»); qualche giorno più tardi si assunse anche l’impegno di istruire nel canto le ragazze dell’ospedale di S. Maria della Misericordia che avessero disposizione ad imparare. Nonostante i nuovi incarichi e le sollecitazioni dei due capitoli di Aquileia e Udine affinché operasse una scelta (non era ammesso dalle disposizioni conciliari il cumulo di benefici comportanti la residenza in luoghi diversi), riuscì, di proroga in proroga, e sempre grazie all’intercessione del conte, a mantenere entrambe le mansionerie fino al 4 aprile del 1692 quando, morto da poco Torrismondo della Torre, rinunciò a quella aquileiese. Nel dicembre di quell’anno il capitolo di Aquileia gli chiese pure la restituzione di 100 ducati che aveva ricevuto diversi anni prima per l’acquisto di un organo, visto che non l’aveva mai comprato. ... leggi La richiesta deve aver avuto buon fine se lo stesso capitolo, il 25 novembre del 1700, lo invitò, ricompensandolo con 2 ducati, a valutare i concorrenti al posto di maestro di cappella. Negli oltre vent’anni di permanenza a Udine ebbe modo di lavorare accanto ad abili cantori e strumentisti quali L. Fabris, G. Grazia, A. Celega, N. Tricarico, G. Della Bella, O. Andreini, F. Cavani, G. Micesio, A. Rossi, G. B. Virili, F. Alessio, ecc. e di attendere alla composizione, per quanto si sa, soprattutto di opere drammatiche; il suo salario fu portato dapprima a 140 ducati annui il 3 settembre 1699, come aiuto al sostentamento della famiglia del fratello defunto, e poi a 180 ducati nel 1703, vuoi perché aveva fatto venire cognata e nipoti a Udine, vuoi perché diceva di aver rinunciato per fedeltà a Udine al più remunerativo posto di maestro di cappella al Santo di Padova. Il suo servizio non fu comunque sempre inappuntabile: si allontanò più volte dalla città (tre mesi all’inizio del 1692 «per i suoi interessi di gran premura», in agosto del 1696 perché chiamato alla corte imperiale di Vienna, nel giugno e luglio del 1704…) e non sempre con il regolare permesso tanto che nel luglio del 1704 fu fortemente criticato dal capitolo e dal decano per le sue assenze e per la negligenza con cui attendeva ai suoi doveri: «pocco si cura di servir la chiesa […] in più tempi si è reso deficiente nell’adempimento dell’obligo suo, absentandosi non solo dal servitio della chiesa, ma anco dalla città stessa, e trattenendosi fuori lungamente a suo genio». Ammonizioni a parte, il 16 agosto 1704, considerato che «da molto tempo fa goder la sua virtù nella musica alla nostra Academia», fu ascritto tra gli Sventati udinesi e il 3 maggio 1709 ottenne la dispensa alla partecipazione ad alcune processioni considerata la sua pingue corporatura. Riconoscimenti e concessioni non valsero comunque a trattenerlo ancora a lungo: il 14 dicembre del 1711 se ne partì da Udine e tre giorni dopo, senza sottoporsi alle prove pratiche previste dal concorso «stante la sua notoria habilità et suficenza», assunse la direzione della cappella della cattedrale di Vicenza che mantenne fino alla morte sopraggiunta nel 1725. Compose la musica di diverse opere drammatiche delle quali resta solo il libretto: Eliogabalo di A. Aureli e G. B. Pochettini, Bologna, 1671; Il vitio depresso e la virtù coronata di A. Aureli, Venezia, 1686; Il Dioclete di A. Rossini, Venezia, 1687; Le gare dell’Inganno e dell’Amore di P. E. Badi, Venezia, 1689; Il tiranno deluso, Vicenza, 1691 (solo le arie erano di T. O.); Li amori e incanti d’Armida con Rinaldo, Treviso, 1698; Gli avenimenti di Rinaldo con Armida, Udine, 1698; La maga trionfante, Este 1700; L’honor al cimento di G. Colatelli, Venezia, 1703; La fedeltà nell’amore, Vicenza, 1707; Le vicende d’amore, Brescia, 1707; Armida regina di Damasco di G. Colatelli, Verona, 1711; Euridice di D. Lalli, Padova, 1712. Perdute sono anche le musiche composte da T. O. per le Cantate per l’academia fatta al merito dell’illustriss. ed eccellentiss. sig. Lazaro Foscarini luogotenente generale della Patria del Friuli dalle pubbliche scuole della città di Udine […], Udine, G. D. Murero, 1706, delle quali sopravvive il testo. Ci restano invece alcuni mottetti manoscritti presso la Biblioteca capitolare di Vicenza: Admirabilis est nomen tuum, a tre voci, violone e basso continuo (per un santo per ogni tempo); Te gloriosus apostolorum chorus, a tre voci, violone e basso continuo (destinato alle feste di tutti i santi, degli apostoli e della Trinità, è datato 1722); Exaltate regem regum, a tre voci e organo (per l’Ascensione); Iesus decus Angelicum, a quattro voci, violone e basso continuo (per ogni tempo). Forse il Te Deum, la messa e i vesperi a due cori da lui diretti in occasione del solenne ingresso del patriarca Dionisio Dolfin l’8 settembre 1699 erano opera sua, ma non ne resta che la memoria.
ChiudiBibliografia
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