Pochissime sono le notizie biografiche certe su questo notaio, fra i più attivi a Udine dalla fine del XIII e per tutti i primi tre decenni del secolo successivo. Forse solo famigliare, o forse cadetto, di un casato di ministeriali friulani che si fregiava del predicato di un castello a sud di Udine, O. detto P. da Buttrio, avviato agli studi di notariato, esercitava già la sua professione a Udine nel 1295 e ciò induce a ipotizzarne la nascita non oltre gli anni Settanta del Duecento. Proprio durante il patriarcato di Raimondo della Torre, la predilezione da questi dimostrata per la sua nuova residenza nel castello di Udine e l’afflusso di numerose personalità chiave appartenenti alla numerosa famiglia del patriarca resero la città un centro di attrazione demica, permettendo lo sviluppo dei borghi sottostanti il castello, animati dalle botteghe artigiane e dei piccoli commercianti nella zona del mercato. Oltre a notai di origine schiettamente udinese, quali Corrado da Udine, Francesco da Udine e suo figlio Odorico, Francesco di Nasutto, presero a dimorare in città notai forestieri (come furono quasi tutti i notai di curia: Giovanni da Lupico, nel Duecento, e poi agli inizi del secolo successivo Alberghetto Vandoli da Bologna, Meglioranza da Thiene, Gabriele da Cremona, Eusebio da Romagnano), o anche solo provienienti da località del patriarcato non distanti: così Simone, originario da Mortegliano, o Giacomo da Conoglano, o Domenico detto Glemono (cioè da Gemona). O. inizialmente scrisse atti per il patriarca: proprio in occasione di un colloquium generale, ovvero la massima assemblea dei rappresentanti degli stati patriarchini, tenutasi a Udine, «in novo palacio patriarchatus», il 25 agosto del 1295, P. scrisse il suo primo atto noto. ... leggi Fu proprio il notaio O. P., peraltro, a far uso per primo dell’espressione «in generali parlamento» (1299 luglio 2, Campoformido): quell’assemblea in particolare era stata convocata dal conte Enrico II* di Gorizia, reggente il Friuli in qualità di capitano generale in seguito alla morte di Raimondo, avvenuta alla fine di febbraio di quell’ultimo anno del secolo. Del 1299 è anche il più antico dei protocolli di O. P. che dà un’idea della natura eterogenea degli atti che potevano essere richiesti a un notaio: così a Udine, nella casa di Utussio di Cavalicco, il 23 marzo il notaio fungeva da verbalizzatore per il gastaldo di Flambro, nel dominio del conte di Gorizia, in una vertenza relativa a un’accusa di omicidio che si concluse con l’assoluzione del condannato. Il 26 aprile, Uccello da Udine, fratello del defunto camerario comunale in carica, il notaio Francesco, chiedeva a O. di inventariare i beni del defunto prete Domenico da Udine, pievano di Lucinico. Il 14 di agosto poi, nel portico di Antonio di maestro Nasutto da Udine, P. rogava un atto di divisione ereditaria fra Antonio e l’altro suo fratello, il notaio Francesco di Nasutto. La altre note di questo registro di imbreviature, così come degli altri protocolli notarili di O., testimoniano – anche per gli 1305-1306, 1311, 1315 e un frammento di protocollo del 1328 – l’accresciuta intensità di rapporti contrattuali e la vivacità di scambi commerciali fra i nuovi burgenses di Udine. Ed è questo suo bacino di utenza che induce a ipotizzare una provenienza del notaio da quello stesso ceto emergente di artigiani provenienti dalle ville e non dalla famiglia di ministeriali di Buttrio: così il notaio fu fideiussore, nonché rogatario, di tale Giovanni calzolaio di Udine, originario di Buttrio, nell’atto in cui dotava la figlia in sposa a un altro artigiano udinese, «secundum consuetudinem hominum de villis» (27 giugno 1311). Con la sua villa di origine, e il sovrastante castrum, il notaio ebbe comunque rapporti stretti: era stato O. detto P., infatti, a scrivere nel castello di Buttrio le ultime volontà di Nicolò di Buttrio il 6 novembre 1302, con la ratifica da parte del figlio del testatore, Domenico, avvenuta il giorno seguente (i due atti furono inserti in una nota di Meglioranza da Thiene del 31 agosto 1303). E ancora una nota di O. del 1306 testimonia la consegna di quattro libri (un messale, un mattutinale, un collettario e un breviario) e una casula purpurea, appartenenti alla chiesa di Pavia di Udine, da parte del pievano Mainardo a prete Domenico di Buttrio, in presenza del notaio rogatario a Udine. Le note dell’anno 1311 evidenziano una certa frequenza fra il notaio e altri fratelli del notaio Francesco di Nasutto; in particolare, un atto di P. del 4 novembre 1311 vede Francesco, Gualtiero e Nicolò del fu Nasutto da Udine riuniti, a vario titolo, nel cimitero dei frati Minori, presso la chiesa di San Francesco, che certo non distava molto dalle loro abitazioni. Di O. si sa invece che aveva una proprietà, forse anche la casa d’abitazione, subito fuori porta Poscolle (come risulta da un documento scritto da Gubertino da Novate il 1° luglio 1337). Il 22 ottobre 1338 fu chiamato a fungere da nuncius tenute per Canciano da Portogruaro, camerario della chiesa di S. Maria Maggiore di Udine, che ricevette per la sua chiesa la donazione di un diritto livellario su una casa udinese: il 1338 potrebbe essere anche l’anno della morte del notaio, il cui anniversario è annotato il 28 di novembre nel necrologio di San Francesco di Udine.
ChiudiBibliografia
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