Non sono noti gli estremi biografici del P. che ereditò nel 1698 la fiorente bottega del padre Leonardo. La sua attività nella zona sarebbe stata strettamente legata a quella del veneziano Pasquale Lazzarini che nel 1698 aveva sposato la sorella Annamaria. Elemento preziosissimo per la seriazione cronologica dei lavori pacassiani è la piccola edicola goriziana di via della Cappella, datata 1705, una sorta di incunabolo dei suoi moduli stilistici, ancorati a soluzioni più vicine a istanze nordiche che alla scultura veneta. Questi indirizzi sono attestati anche da altri lavori assegnati al P. e alla sua cerchia, dove la qualità esecutiva è spesso discontinua. Si tratta degli altari della Santissima Trinità e dei SS. Fabiano e Sebastiano nel duomo di Gorizia, entrambi recanti lo stemma della famiglia Orzone, dell’altare di S. Pietro nella sagrestia dei canonici dello stesso tempio, di quello dedicato alla Vergine nell’omonima chiesa di Capriva, dei due altari laterali di S. Canziano a Crauglio e di quelli dedicati alla Beata Vergine del Rosario e a S. Gottardo nella parrocchiale di Mariano del Friuli. In particolare, il piccolo tabernacolo posto su quest’ultimo manufatto rappresenta una vera e propria traduzione miniaturizzata dell’analogo elemento posto sull’altare maggiore del duomo di Gorizia, commissionatogli nel 1705 e consegnato due anni dopo, che è senza dubbio la sua opera più celebre. In quell’occasione il P. si era avvalso per la parte plastica della collaborazione dello scultore veneziano Pietro Baratta, che avrebbe dovuto essere suo partner anche per l’altare destinato alla celebre cripta dei Cappuccini di Vienna, poi traslato nella chiesa dell’ordine nella capitale austriaca. ... leggi Il P. è noto anche come stuccatore: gli spetta la decorazione superstite sul soffitto della navata centrale del santuario della Madonna di Castagnevizza, quella dello scalone del seminario Verdenbergico di Gorizia, oggi sede della Biblioteca statale, gli stucchi del presbiterio della chiesa di S. Antonio a Grič, presso Kobarid, e il soffitto della cappella Torriani del duomo di Gradisca, ultimato con contributi della bottega. In quest’ultima chiesa sono collocati anche due altari laterali che appartengono agli ultimi anni della produzione isontina del P., prima del suo definitivo trasferimento a Wiener Neustadt nel 1712, dove quattro anni dopo sarebbe nato il figlio Nicolò, destinato a diventare architetto della corte asburgica.
ChiudiBibliografia
J. SCHMIDT, Paccassi, AKL, 113-114; COSSAR, Storia dell’arte, 105-108, 130-135; M. DE GRASSI, Due protagonisti della scultura isontina del Settecento: Giovanni Pacassi e Pasquale Lazzarini, «Studi Goriziani», 80 (1994), 21-37; ID., La scultura nell’Isontina in età barocca, in Gorizia barocca, 290-305.
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