Così genericamente denominato dalla regione d’origine nel contesto universitario padovano, dove fu principalmente noto, P. era in realtà oriundo da Gemona, città in cui evidentemente si compì la sua formazione culturale di base. Sulla scorta di alcune indirette indicazioni autobiografiche si è ipotizzato che egli si fosse già trasferito a Padova in un periodo non lontano dal 1290, prima comunque del 1294. Il 2 gennaio 1283 egli era ancora in Friuli, precisamente a Venzone, dove stipulava il contratto nuziale con Margherita di Pellegrino Mainardi. Per l’occasione era presente il fratello Egidio, vescovo di Cittanova d’Istria, che gli faceva dono della rendita annua di 40 lire derivante dai suoi beni friulani. Quest’ultima circostanza, avvalorata dal titolo di “dominus” che gli è riservato, permette di attribuirgli natali piuttosto altolocati. Di certo nello studio padovano fu per sua esplicita dichiarazione docente nella facoltà degli artisti. Più precisamente, un atto del 23 aprile 1307 con cui tale Aimerico polacco conseguì il diploma di dottorato, lo qualifica come professore di logica. Quantunque sia occasionalmente detto anche “da Padova”, non sembra tuttavia che lo spostamento nella città euganea, allora fra i più ambiti e affollati centri di cultura europea dove finirono per stabilirsi non pochi suoi conterranei, abbia comportato un definitivo abbandono della patria friulana; quanto meno non subito. Da tre atti del 1300, 1301 e 1302 da lui rogati a Gemona e dintorni apprendiamo infatti che vi esercitava l’attività notarile nei mesi di vacanza dall’insegnamento. Resta dubbio invece che si chiamasse col doppio nome Paolo Pace e fosse detto pure “da Aquileia”, secondo un’ipotesi suggerita al Liruti da una carta del 26 ottobre 1318. È da presumere, peraltro, che il soggiorno padovano si sia protratto ancora a lungo, almeno fino al 1319, se a quella data dedicò un suo poema in esametri al vescovo Pagano della Torre, allora in procinto di insediarsi nel soglio patriarcale aquileiese, nel quale celebrava il ritorno dei Torriani a Milano, avvenuto nel 1302. Di questa sua opera poetica, originatasi nel clima di forte rinnovamento culturale in chiave padana che investì il Friuli tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento, si conosce il proemio di 35 versi, pubblicati dall’Ughelli (che li attribuì erroneamente a tale Pace da Ferrara). P. fu autore pure di un altro poemetto di 184 versi, edito da Corner, che era dedicato al doge Pietro Gradenigo e che descrive la festa detta delle Marie. A tale festa, celebrata a Venezia nella chiesa di S. Maria Formosa il 2 febbraio 1290, egli poté personalmente assistere mentre, appunto, teneva la cattedra universitaria a Padova.
Bibliografia
UGHELLI, Italia sacra, V, 98-99; F. CORNER, Ecclesiae Venetae antiquis documentis nunc etiam primun editis illustratae ac in decades distributae, Venezia, G.B. Pasquali, 1749, III, 303; I. FACCIOLATI, Fasti gymnasii Patavini, Padova, Tipografia del Seminario, 1757, I, XIII; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 13-17; F.M. COLLE, Storia scientifico-letteraria dello studio di Padova, IV, Padova, Tipografia della Minerva, 1825 (= Bologna, Forni, 1985), 29-32; GLORIA, Monumenti, 369 e doc. del 1307, 23 aprile, 627, 65; F. DE VITT, Della Torre, Pagano, in DBI, 28 (1989), 643.
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