Nacque a Venezia il 15 marzo 1808 da Francesco e da Maria Gregorich. Il padre, commerciante di seterie e granaglie, vi si era trasferito da Brescia, sua città natale; la madre, di origine dalmata, apparteneva a una famiglia di orefici. I Pari si trasferirono definitivamente a Udine quando P. aveva l’età di tre anni. Con qualche sacrificio da parte dei genitori, P., unico maschio di tre figli, frequentò con merito il ginnasio ed il liceo; dagli insegnanti fu indirizzato alla Facoltà di medicina, che poté frequentare anche grazie alle lezioni di fisica e matematica che dava privatamente. Si laureò a Padova nel marzo del 1831 con una dissertazione De mielite che fu pubblicata. Ancora studente, nel 1830, era stato invitato a tenere una lettura all’Accademia scientifica dal titolo Ricerche analitico razionali sopra la fisica, l’analisi e la vita della molecola chimica di primo ordine, che fu pubblicata nel 1834. Appena due mesi dopo la laurea fu assunto nell’ospedale di Udine come assistente, e poi come medico secondario, di Francesco Maria Marcolini. La buona reputazione di cui godeva presso i pazienti incominciò a diffondersi e parallelamente venne consolidando la disponibilità economica, che gli consentì di sostenere i genitori e le sorelle. Sposò Caterina Modesti, che fu moglie e madre virtuosa. Svolse le funzioni di medico condotto del comune di Udine dal 1836. Nel 1838 pronunciò nell’aula civica l’elogio funebre del dottore Marcolini. Nell’agosto del 1849, a seguito di concorso, coprì il posto di direttore sanitario del nosocomio udinese, con annessa casa degli esposti, succedendo al defunto Giovan Battista Pezzoli. All’epoca della chiusura dell’Università di Padova per i noti motivi politici, ebbe l’incarico dell’insegnamento di fisiologia che tenne a Udine. ... leggi Sostenne aspre polemiche scientifiche, in particolare si ricorda quella intercorsa il 4 ottobre 1849 al congresso di Pisa che lo vide in contrasto con Gian Andrea Giacomini in merito al ruolo del globulo rosso nel sangue e che gli valse il nomignolo di dottor “cellula”, di cui in seguito si vantò, quando le ricerche scientifiche avvalorarono la sua ipotesi. A seguito di una duplice aggressione da parte di un infermiere da lui per giusta causa licenziato, il 31 luglio 1865 lasciò volontariamente la direzione dell’ospedale, ritirandosi a vita privata per dedicarsi alla famiglia e per proseguire i suoi studi prediletti. Fino a quella data risultano a lui attribuiti tredici lavori scientifici; ben sessantotto furono quelli prodotti dal 1865 alla morte, riguardanti problemi di medicina sociale, igiene pubblica, storia della medicina, processo di mummificazione di Venzone, colera, malattie degli occhi, pellagra, globuli del sangue, igiene delle case. Fu precursore degli studi fisici sugli atomi, di quelli sulla patologia cellulare e di quelli microbiologici sulla origine delle malattie infettive, che imputava a parassiti microscopici. Fu socio dell’Accademia di Udine dal 1832; vi tenne numerose letture e, nel 1876, fu autore della relazione Sulla celebrità di alcuni distinti friulani. Morì a Udine il 20 maggio 1891.
Chiudi
Nessun commento