Nacque a Melegnano (Milano) l’8 maggio 1855 da Angelo e Teresa Scardini. Si laureò a Pavia nel 1878 e fu tra i primi allievi di Torquato Taramelli, che dal 1874 era subentrato ad Antonio Stoppani nella cattedra di geologia dell’Università pavese. Per la sua passione e per le capacità dimostrate specialmente nel campo della paleontologia, Taramelli lo volle come assistente così rimase a Pavia, dove dal 1878 tenne anche la cattedra di scienze naturali al R. Istituto tecnico. Nel 1890 fu chiamato alla cattedra di geologia dell’Università di Torino, dove rimase titolare fino al 1930 quando, collocato in pensione per raggiunti limiti d’età, venne nominato professore emerito. Fu uno dei massimi paleontologi italiani tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; delle oltre duecento pubblicazioni che produsse tra il 1878 e il 1939, la maggior parte è di argomento paleontologico. I suoi primi studi si indirizzarono verso le faune triassiche e giurassiche della Lombardia, proseguendo l’opera già iniziata da Antonio Stoppani. Pose una particolare attenzione al significato stratigrafico dei fossili contribuendo in modo determinante alla definizione della serie stratigrafica mesozoica della Lombardia. Le sue ricerche si estesero fino ad interessare una vasta area del Nord Italia compresa tra il Piemonte e il Friuli. Nello stesso periodo si occupò anche di problemi legati al Neogene della Lombardia e della Sardegna. Dal suo trasferimento a Torino, P. iniziò a occuparsi con sempre maggior impegno dello studio dei fossili cretacici, ponendo l’attenzione sulle rudiste, un particolare gruppo di bivalvi sulla base dei quali veniva definita la serie stratigrafica del Cretacico. ... leggi Lo studio di questi fossili, molto diffusi nelle rocce della parte superiore del Mesozoico, richiedeva delle tecniche complesse e conoscenze approfondite sulla particolare morfologia del guscio, e P. divenne ben presto uno dei massimi esperti in materia. Studiò e illustrò le faune a rudiste di numerose località italiane dalla Puglia all’Abruzzo, all’Appennino centrale, alle Prealpi venete e friulane fino al Carso goriziano e all’Istria, evidenziandone il significato biostratigrafico e correlando le età dei vari giacimenti in un quadro generale del Cretacico italiano. Fu autore del Trattato di geologia con speciale riguardo alla geologia d’Italia (Milano, 1901-1903), che sostituì il precedente trattato di Stoppani e che rimase per anni uno dei fondamenti della geologia stratigrafica italiana. Oltre che delle rudiste si occupò con notevoli risultati dello studio paleontologico e biostratigrafico di altri gruppi fossili particolarmente complessi e all’epoca poco conosciuti come, per esempio, i celenterati e le alghe. Organizzò, poco dopo l’occupazione italiana, una missione scientifica in Libia. Studiò anche alcuni fossili rinvenuti nel Karakorum dalla missione italiana guidata da de Filippi. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati dalla perdita del figlio e di uno dei suoi più validi discepoli, entrambi caduti nella prima guerra mondiale. Morì a Busto Arsizio il 15 gennaio del 1939.
ChiudiBibliografia
C.F. PARONA, Saggio per uno studio sulle Caprinidi dei calcari di scogliera (orizzonte del Col dei Schiosi) nelle prealpi Venete orientali, «Mem. R. Accademia dei Lincei. Cl. Sc. fis. mat. nat.», s. V, 7 (1908), 319-342; ID., Sopra alcune Rudiste del Cretaceo superiore del Cansiglio, «Mem. R. Acc. Sc. Torino», s. II, 53 (1908), 139-156; ID., Per lo studio del Neocretaceo del Friuli occidentale, «Mem. R. Acc. Sc. Torino, Cl. Sc. fis.», 46 (1911), 599-604; ID., Osservazioni sopra alcune specie della fauna a Rudiste del Colle di Medea, ibid., 59 (1924), 59-68.
M. GORTANI, Carlo Fabrizio Parona, cenni e ricordi, Bologna, Cooperativa tipografica Azzoguidi, 1939.
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