Nacque il 12 ottobre 1800 a San Vito al Tagliamento (Pordenone) da Andrea e da Lucietta Molini. La famiglia abitava in via Amalteo nella casa che fu degli Alugara. Sulla sua formazione sono scarse le notizie, ma si sa che egli frequentò regolarmente le scuole pubbliche e che conosceva bene, oltre alla lingua italiana, quella latina e i rudimenti della lingua francese. P., sino al 1834, gestì le sue librerie di San Vito e Pordenone, ma in quell’anno intraprese anche un’altra professione oltre a quella di libraio, infatti iniziò in borgo Taliano Linteris la sua attività di tipografo ed editore. Il 15 febbraio 1834 P. inviò una richiesta al commissario distrettuale di San Vito per esercitare in esclusiva il mestiere di tipografo, nella quale riferì di aver rilevato l’attività e di aver acquistato la tipografia di Francesco Andreola, attivo a Venezia dalla fine del Settecento e prima ancora a Cattaro in Montenegro e in seguito a Treviso e a Rovigo. Da questa richiesta di P. sottoscritta dallo stesso Andreola si evince che si trattava di una modesta e malridotta stamperia con un solo torchio e un’attrezzatura in pessime condizioni. Alla richiesta seguì un lungo iter fatto di domande, suppliche e rapporti, come richiesto dalla rigida burocrazia austriaca; tra questi, fondamentale per il buon esito fu il giudizio del direttore dell’Ufficio centrale veneziano di censura, Francesco Brembilla: «[P.] godendo di buona fama politica e morale porge pur anche di sé un’idea vantaggiosa per la parte dell’intelligenza e capacità essendo ritenuto fornito di lumi e di cognizioni sufficienti per esercitare tanto la tipografica arte come quella di libraio e venditore di stampe. ... leggi Suffragato il Pascatti in tal modo, e trattandosi d’altronde di stabilimenti librari-tipografici in piccoli paesi, dove il relativo commercio non può essere di grande entità bensì di comodo a quelle popolazioni, l’ufficio scrivente […] oserebbe riverentemente proponer che attesta appunto la non grave importanza ove il vistante aspira ad esercitar lo smercio di libri e stampe e di stabilirvi una tipografia, si potesse clementemente abilitarlo nella duplice intrapresa». E P. ottenne l’autorizzazione ad esercitare il mestiere di stampatore nel maggio del 1834. Sempre in questo periodo aprì anche due nuove librerie: una a Serravalle, diretta da Pietro Zappelli, e l’altra a Portogruaro, sede di un collegio arcivescovile con molti studenti e docenti. I primi cinque anni della tipografia sono testimoniati da moltissime pubblicazioni: saggi, componimenti per nozze, odi, sonetti, auguri, quaresimali, ecc. P. ricorse anche alla collaborazione del fratello Pietro nella gestione della stamperia. Nel 1837 venne pubblicato il Saggio dei caratteri, fregi e vignette della Tipografia Pascatti, con cui si dava notizia del rinnovo del corredo tipografico della stamperia: si tratta, infatti, di una esemplare testimonianza delle capacità grafiche di quel periodo. Ma nella tipografia si stamparono anche moltissime tra le migliori opere letterarie e scientifiche di autori friulani come, nel 1839, la seconda edizione della Guida di Udine e la Guida di Cividale di Fabio di Maniago e un testo di grandissimo successo del conte Gherardo Freschi, Guida per allevare i bachi da seta, più volte ristampato. La tipografia di P. divenne inoltre tipografia della Camera di commercio di Udine e tipografia vescovile della diocesi di Concordia. Nel periodo più produttivo della stamperia, che va dagli anni Trenta ai primi anni Quaranta dell’Ottocento, nacquero anche due periodici patrocinati e ideati dal conte Gherardo Freschi, nobile illuminato e impegnato nel sociale che in seguito avrebbe rilevato la tipografia di P. Uno era «L’educazione della donna», di cui uscirono i numeri uno e due nel 1838: con esso, Freschi si proponeva di istruire ed educare le donne, alle quali egli riconobbe una funzione fondamentale non solo nella famiglia, ma anche nella società. La rivista fu fatta chiudere nel 1839 dalla censura austriaca, forse per gli apprezzamenti lusinghieri ricevuti dalla stampa francese. L’altro periodico ideato dal Freschi era «L’amico del contadino», che uscì dal 1842 al 1848 e fu conosciuto a livello nazionale: la pubblicazione, sebbene centrata sulla promozione di una rigorosa scienza dell’agricoltura, approfondiva parallelamente argomenti di economia, statistica, politica scolastica ed igiene, e contribuì fattivamente al processo di riforma e di rinnovamento del Friuli, da cui scaturì la rivoluzione del 1848. Nel rilevamento sulle tipografie e librerie della Provincia del Friuli voluto dal governo austriaco nel 1842 e compilato dal sostituto censore delle stampe Vincenzo Sellenati, la tipografia Pascatti ottenne queste osservazioni: «[…] è questa la tipografia che per prima perfezionò in questa Provincia l’arte tipografica e svegliò l’emulazione delle altre. La buona qualità della carta, l’eleganza dei caratteri e dei fregi, la nitidezza dell’impressione e la frequenza dei lavori fanno a buon diritto ritenere questa tipografia per la migliore attualmente in Friuli». P. fu infatti un tipografo all’avanguardia ed usò da subito le nuove tecniche litografiche creando, tra l’altro, stampe multicolori. Il suo ingegno lo portò a vincere nel 1843 il premio d’industria di lire 300 della Congregazione municipale di Udine, per l’invenzione di un piccolo torchio portatile che serviva a coniare obladini, timbrare carta e biglietti. Malgrado ciò, due anni prima, nel 1841, P. non si mostrò all’altezza nella gestione economica delle sue imprese e fu costretto a cedere le librerie e la tipografia al conte Freschi, il quale si fece carico dei debiti e assunse il titolo di direttore della stamperia sino al 1843: fino a questa data compare il nome di P. nelle pubblicazioni. Ma alla fine del 1843, Freschi scrisse una richiesta accorata all’eccelso Governo generale di Venezia: «[…] mi trovo nell’urgentissima necessità di allontanare da ogni ingerenza in detti miei negozi e tipografia il s.r Giacomo Pascatti, che in qualità d’agente e direttore e prestandomi il nome, amministro fin dal 1841, epoca in cui me li cedette in pagamento dei debiti che per esso mi assunsi. Dimesso il Pascatti nella direzione di que’ negozi e tipografia e non convenendomi più valermi del di lui nome, supplico l’eccelso Governo di accordarmi la continuazione di questi istituti tipografici e librari col nome di Tipografie e librerie dell’Amico del Contadino sotto la direzione di altro agente che eleggo nella persona del s.r Niccolò Piloni di Venezia […]». Alla richiesta rispose subito il capo censore del governo austriaco Francesco Brembilla, il quale la accolse e caldeggiò la pubblica utilità della continuazione dell’uscita della rivista «L’amico del contadino». In seguito il governo austriaco si informò sulla condotta politica e morale del Freschi e del Pilloni e, avuta conferma della probità dei due, nel novembre del 1843 accolse la domanda del Freschi. L’attività della tipografia de «L’amico del contadino» terminò nel 1848 perché il Freschi, fervente patriota durante i fatti rivoluzionari del 1848, fu costretto a riparare a Parigi. Le ultime notizie di P. provengono da Udine e lo danno editore dell’opuscolo Per le faustissime nozze Attimis-Rota nell’autunno 1851 e della Descrizione degli spettacoli sanvitesi che si celebrano nell’annua ricorrenza di San Vito… presso la tipografia Vendrame, sempre nel 1851, che lui dedicò alla contessa Laura Attimis Altan. P. morì qualche anno dopo, nel 1856, a San Vito al Tagliamento.
ChiudiBibliografia
CLIO, 8191; R. ZOTTI, San Vito nella storia. Uomini e famiglie notabili, Sacile, Tip. editrice sacilese, 1926, 130-131; L. PILOSIO, Storia del giornalismo friulano: i primi giornali (1774-1848), «Avanti cul brun!», 25 (1954), 227-234; A. BENEDETTI - D. ANTONINI, L’attività tipografica in Pordenone e nel Friuli Occidentale, «Il Noncello», 33 (1971), 149, 152; M. LUCCHETTA, Arte tipografica e movimenti politici-letterari in San Vito al Tagliamento, Udine, SFF, 1973, 8-10, 37-42; COMELLI, Arte della stampa, 214, 258; Fabio di Maniago e la storiografia artistica in Italia e in Europa tra Sette e Ottocento, a cura di C. FURLAN - M. GRATTONI D ’ARCANO, Udine, Forum, 2001, 98-104.
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