La famiglia, secondo l’anonima Cronaca Ugolina e secondo affermazione dello stesso P., sarebbe stata originaria del ceto nobiliare di Mantova. Il notaio Giovanni Battista Pittiani, il cui discorso andrebbe però inserito nell’ambito di una revisione critica sulla fondatezza e parzialità delle cronache di famiglie, suggerisce invece una discendenza da un calzolaio udinese, nominato in atti di fine Duecento, la cui famiglia avrebbe ereditato beni dai Romani di Udine e da Simone Partistagno. P. figlio di Nicolò, come egli stesso si dichiara in un testamento del 1513 («Petrus de Passerinis q. ser Nicolai de Utino»), nato a Udine intorno alla metà del Quattrocento, notaio, appartenne alla cerchia di Antonio Belloni. Una lettera di quest’ultimo a Iacopo di Porcia lo elogia come uno dei ricercatori di storie patrie più colti e accurati dell’epoca, raccoglitore di “collectanea” di antiche memorie friulane. La lettera, ricordata da Liruti che consultò un epistolario di Belloni probabilmente da identificarsi con l’attuale manoscritto 1622 del fondo principale manoscritti della Biblioteca Joppi di Udine, è senza data; nel minutario inframmezzato agli atti notarili conservati presso l’Archivio di stato di Udine lo stesso testo si colloca nel protocollo degli anni 1514-15. Da un’altra lettera del Belloni, la cui minuta è redatta nel medesimo protocollo, indirizzata al P., sappiamo che questi era venuto in possesso di un prezioso codice delle opere di papa Leone Magno e che ne aveva fatto omaggio a Belloni, il quale dichiara di considerarsi un semplice «custode» del bene. ... leggi Non soltanto, ma nel ricordato testamento del 1513 il P. dispone «che ser Antonio Bellon notaro, quale me dictante scrive lo presente testamento, habia quatro volumi deli miei ad electione futura et epistole de s. Leon papa […], quale epistole adesso le ha ad impresto da mi et questo per sua mercede del notar et publicar lo presente mio testamento». Successivamente il Belloni offrì il codice, oggi conservato a Parigi presso la Bibliotéque Mazarine, al cardinale Domenico Grimani che a Venezia stava costituendo una raffinata libreria, probabilmente nel 1521 (la minuta della lettera al Grimani nel protocollo degli anni 1520-21). Altro esempio di quanto fossero stimate le conoscenze del P. è una risposta del 1484 ad Artuso di Villalta, abitante a Roma, che gli chiedeva notizie su memorie e cronache della chiesa di Aquileia che si credevano in Avignone e Vercelli. Tale lettera, rinvenuta tra i manoscritti Ongaro della Biblioteca comunale di Verona, pone a Pio Paschini il problema della biografia del P., riaprendo una questione già sollevata dal Liruti. Secondo Paschini, il P. autore della lettera in questione non dovrebbe essere confuso con un altro Pietro Passerino, nato nel 1458 e morto a Roma nel 1488, sepolto con la moglie Teresa in Aracoeli nel pavimento davanti alla cappella della Pietà su cui si leggeva un’iscrizione posta dal fratello Nicolò, iscrizione che il Liruti credette (legittimamente, sulla base della fonte in suo possesso, cioè una nota riportata su un foglio volante) che si dovesse localizzare nel duomo di Udine e che fosse la lapide funebre dell’amico del Belloni. Paschini cita come fonte il secondo volume del corpus di Vincenzo Forcella, Iscrizioni della chiese e d’altri edifici di Roma (1869-84), da cui trae conferma che il Pietro Passerino lì sepolto morì nel 1488, vanificando così l’ipotesi del Liruti di una cattiva lettura dell’epigrafe. Resta la testimonianza del Belloni, che nella premessa agli Annali di Ailino di Maniago, sottoscritta in data 10 agosto 1538 (ma è un apografo ottocentesco), asserisce che il P. era morto a Roma dove si era portato per «investigare le antichità» e «per tale lo manifestano alcune lettere» scolpite su una pietra marmorea in Aracoeli dove fu sepolto, lasciando supporre un’iscrizione che ricordasse i suoi meriti di studioso, diversa però da quella dell’altro Passerino. Probabilmente quest’ultimo, se aveva per fratello un Nicolò, era zio del nostro studioso, entrambi sepolti in Aracoeli. Per quanto riguarda l’attività scrittoria, il P., di cui Liruti afferma di avere rinvenuto atti notarili del 1474 e 1479, redasse nel 1513 all’epoca della riforma del consiglio di Udine sulla base di documenti pubblici e privati un elenco delle famiglie nobili e notabili della città, dividendole secondo l’origine, precisando l’anno di aggregazione alla cittadinanza e l’eventuale estinzione, distinguendo tra gli aggregati i castellani. Tale lavoro, noto come Cronaca Passerini, in cui l’autore è definito “antiquario istorico”, si conserva manoscritto in numerose copie presso archivi pubblici e privati anche con note e commenti di varie mani. Tra queste va segnalato un apografo – ma esemplato su un “quaderno grande” del 1548 posseduto da una nipote del P., Gerolama moglie di Girolamo Coletti – con note su trasmissioni ereditarie o estinzione delle famiglie nominate, redatto nel 1695 dal giurista Girolamo Coletti omonimo dell’antenato, conservato presso la Biblioteca nazionale Marciana tra i codici di provenienza Fontanini. Un altro manoscritto marciano, Priorista delle famiglie di Udine di Pier Passerini con le note di Giambattista Pittiani, in realtà è un commento e una rielaborazione con note critiche all’opera del P. e con l’aggiunta di schemi di genealogie di alcune famiglie. Giuseppe Colloredo attribuisce al P. anche la compilazione di una storia di Aquileia che sarebbe stata la fonte dei Commentariorum di Giovanni Candido, accusando quest’ultimo di plagio. In realtà il P. fu tra coloro che aiutarono il Candido nel reperimento della documentazione per la sua opera storica, ma non sembra abbia mai composto un lavoro originale, anche se fu creduto a lungo, come ricorda il Liruti, autore latino di Rerum Foroiuliensium. Il P. si limitò a compendiare fino all’anno 1331 gli annali di Giuliano e Giovanni, canonici mansionari di Cividale, i cui originali si conservavano nell’Archivio capitolare udinese (editi da de Rubeis e Muratori), inserendo per gli anni 1343-64 aggiunte che furono pubblicate con la riedizione della cronaca di Giuliano negli Annales Foroiulienses da Wilhelm Arndt, tomo XIX dei Monumenta Germaniae historica. Una copia del Compendio di Giuliano per Petrum Passerinum Utinensem si conserva nella Biblioteca nazionale Marciana. Altre collectanea di cui parla Belloni sono andate disperse. Il Fontanini asserisce, come ricorda Liruti, che il P. morì nel 1530. Il suo nome non è però registrato nel Libro d’oro della nobiltà udinese redatto nel 1518 dal cancelliere Clapiz in base allo studio di una commissione di cui era stato nominato membro anche Giovanni Candido, amico del P. È possibile che egli all’epoca fosse ormai definitivamente a Roma; oppure è possibile (ma è un’altra ipotesi) che nel 1518 fosse già morto. Con lui si estinse la famiglia.
ChiudiBibliografia
ASU, NA, A. Belloni, 5449.5, f. 272r, 273r-v; ivi, 5451.2, f. 251v; ivi, 5459, f. 120r-v; ms BCU, Principale, 699, note premesse da A. Belloni ad Annali di P. Passerini e di Ailino di Maniago raccolte da A. Belloni; BNMV, Lat., XIV 46 (= 4704), Compendio di Giuliano per Petrum Passerinum Utinensem, f. 200r-210v; ivi, XIV, 47 (= 4270), G.B. Pittiani, Note sopra il catalogo delle famiglie d’Udine attribuito a Pier Passerino […], f. 233v-234r; ivi, XIV, 81 (= 4485), Breve compendio di tutte le famiglie nobili di Udine con note di G. Coletti, f. 771r-794v; ms BCU, Joppi, 710a, V. Joppi, Letterati friulani, I, libro II, n. 34, f. n.n.
LIRUTI, Notizie delle vite, II, 237-241, OCCIONI BONAFFONS, Bibliografia, I, 52 n.111; P. PASCHINI, Un ricercatore di memorie friulane sulla fine del Quattrocento, «MSF», 23 (1927), 127-129; M. MANIASSI, Antonio Belloni: un umanista tra le carte di un notaio friulano nella Udine del Cinquecento, in Studi in memoria di Giovanni Maria Del Basso, a cura di R. NAVARRINI, Udine, Forum, 2000, 152; V. MASUTTI, In Cortina “in capite burgi Feni”, in Casa Beltrame in Udine. Storia di una farmacia, Udine, AGF, 2004, 59-60.
Nessun commento