Ignazio Antonio, il capostipite, era nato a Strigno in Valsugana nel 1790. Si trasferì a Gorizia, dove iniziò l’attività di libraio nel 1812, comparendo dal 1833 anche in veste di editore. Il primo giugno 1837 aprì una propria tipografia, che divenne ben presto un importante fattore di crescita culturale della città isontina e conquistò un seguito fra la borghesia intellettuale. Furono amici e frequentatori abituali di P. lo storico e bibliofilo Giuseppe Domenico della Bona e il pittore Giuseppe Tominz, il ritrattista della borghesia goriziana del periodo Biedermeier. Le prime edizioni di rilievo furono commissionate dall’arcidiocesi, ma negli anni 1837-1839 l’attività editoriale fu ricca di iniziative, che conseguirono un miglioramento del livello culturale medio della città con la pubblicazione di pregevoli opere letterarie e scientifiche. Nel 1845, dopo l’improvvisa scomparsa di Ignazio Antonio, gli successe il figlio
Giovanni (1846–1891), con il quale la casa Paternolli conobbe la sua seconda fase di sviluppo e si distinse per la politica culturale. Giovanni aggiunse alla tipografia-libreria la cartoleria e la legatoria: sposò la causa dell’italianità, pur senza dimenticare la vocazione cosmopolita della città. Al tempo della comparsa del Manifesto quarantottesco di Graziadio Isaia Ascoli fece circolare clandestinamente le opere di Giovanni Berchet e Arnaldo Fusinato. ... leggi La tipografia-libreria nella piazza Grande (oggi piazza Vittoria) e la biblioteca circolante divennero l’istituzione più rilevante della cultura goriziana della seconda metà dell’Ottocento, responsabile dell’edizione di vasta parte della stampa periodica locale in lingua tedesca, italiana e slovena. Nel 1862 l’acquisto effettuato a Parigi della prima macchina tipografica celere consentì alla ditta di migliorare l’attività editoriale sul piano della modernità tecnologica. Dal 1871 al 1881 Giovanni stampò e sostenne attivamente il settimanale patriottico «Isonzo» di Enrico Jurettig, per un certo tempo il cattolico e filoasburgico «Il Goriziano», divenuto nel 1873 «L’eco del Litorale», infine «Soča», foglio liberale e progressista sloveno, a dimostrazione dell’apertura mentale dell’editore nell’epoca in cui si materializzava il confronto fra opposti nazionalismi. Dal gennaio 1883 il bisettimanale «Corriere di Gorizia» prese il posto del soppresso «Isonzo», diventando a sua volta il più importante foglio italiano della città. Allo stesso modo Giovanni fece della Libreria Paternolli un luogo di fruizione delle opere di prosa e poesia risorgimentale italiana. La sua eredità fu raccolta, dopo il 1891, dai due figli, Giuseppe (nato nel 1856) e Guido (nato nel 1863).
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