PELLIS GIOVANNI NAPOLEONE

PELLIS GIOVANNI NAPOLEONE (1888 - 1962)

pittore

Immagine del soggetto

Il pittore Giovanni Napoleone Pellis ritratto da Vittorio Molinari a Sauris, 1930 ca. (Tolmezzo, Gruppo Gli Ultimi, Archivio V. Molinari, in deposito).

Figlio di Valentino e Maria Zoratti e ultimo di sette fratelli, P. nacque a Ciconicco di Fagagna (Udine) il 19 febbraio 1888. Ancor giovane manifestò la propensione all’arte e, nonostante il dissenso dei genitori, seguì il consiglio del pittore Leonardo Rigo che, riconoscendo in lui un certo talento, lo spinse a dedicarsi alla carriera artistica. Dopo aver seguito per qualche tempo a Udine le lezioni di Antonio Milanopulo, nel 1907 si iscrisse all’Accademia di belle arti di Venezia, dove frequentò i corsi liberi di pittura tenuti da Guglielmo Ciardi. Tra il 1909 e il 1913 partecipò a più riprese alle mostre di Ca’ Pesaro, organizzate con fine intelligenza critica da Nino Barbantini. Quell’esperienza rimase fondamentale per il giovane artista, che ebbe così modo di entrare in contatto con le novità delle avanguardie europee, portate in laguna da pittori e scultori che avevano viaggiato, condividendo quanto di nuovo si andava sperimentando nelle maggiori capitali del Nord Europa. Le opere di questi anni tradiscono, infatti, le suggestioni di certo postimpressionismo di marca oltralpina, mediate dall’esempio di Gino Rossi e tradotte nella ricerca di sintesi formale e nell’accensione “fauve” delle gamme cromatiche, come testimoniano il dipinto Paese natio o l’Autoritratto (entrambi a Venezia, Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro), realizzati nel 1911. Nel 1914 ottenne la borsa di studio Marangoni, grazie alla quale si trasferì a Roma, indicando Giulio Aristide Sartorio quale maestro prescelto per completare colà la propria formazione. L’entrata in guerra dell’Italia nel maggio 1915 interruppe il soggiorno nella capitale e costrinse P. a rientrare in Friuli per arruolarsi e recarsi al fronte anche senza prendere parte effettiva ai combattimenti. ... leggi A questo travagliato periodo risale l’esecuzione del dipinto Sagra (1916; Pagnacco, collezione privata), opera che rappresenta una delle parentesi nell’attività di paesaggista e nella quale si riversano le ansie narrative e realistiche del suo artefice. Al termine del conflitto, dopo un breve periodo di permanenza a Torino, ritornò nella capitale, dove visse lavorando, senza troppa fortuna, come decoratore. In quegli anni rientra spesso nella sua terra natale trascorrendo del tempo a Sauris, nelle Alpi Carniche, a volte in compagnia degli amici pittori Giuseppe Barazzutti e Marco Davanzo. L’esempio del ritiro nella solitudine della montagna alla ricerca di un’ispirazione più pura offerto da Giovanni Segantini esercitò i suoi influssi anche in Friuli; lo stesso P. ne rimase suggestionato, scoprendo, in quel torno di tempo, la tecnica pittorica del divisionismo che sperimentò in opere come Il viatico del 1922, esposto quell’anno alla Biennale di Venezia (Udine, Galleria d’arte moderna). Nel frattempo l’artista decise di lasciare Roma per tornare definitivamente in Friuli. Nel 1931 si stabilì a Udine e aprì un piccolo studio presso la sua abitazione ai piedi del castello, all’interno della corte dove oggi si trova la sezione “Ragazzi” della Biblioteca civica. Due anni dopo, nel 1932, si sposò con la compagna della sua vita: Luigia Zennaro, da cui ebbe l’amatissima figlia Graziella. Nel corso degli anni Trenta, P. continuò a trascorrere sempre più lunghi soggiorni tra le montagne: Sauris, ma anche Collina di Forni Avoltri e Valbruna furono le località in cui si fermava per mesi dedicandosi ad una attività febbrile, che si tradusse in una produzione paesaggistica particolarmente apprezzata dal collezionismo locale. Con opere di questo tipo partecipò nuovamente alla Biennale di Venezia (nel 1930 e nel 1935) e ad alcune delle esposizioni sindacali organizzate in quell’arco cronologico a livello regionale e nazionale. Ai dipinti di paesaggio, P. affiancò qualche ritratto e diverse nature morte, che non sempre sopravvissero alle frequenti crisi di sfiducia del pittore, pronto a distruggere tutto ciò che non gli sembrava rispondere allo stesso livello di qualità esecutiva. Alla fine del secondo conflitto mondiale abbandonò la tecnica divisionista, per approdare ad una pittura contraddistinta da una pennellata più larga e fluente benché rialzata nei toni, come si rileva già nel dipinto Giardino romantico (Venezia, Galleria internazionale d’arte moderna) risalente al 1942. Nel secondo dopoguerra, P. continuò a dedicarsi con passione alla raffigurazione del paesaggio montano, soprattutto innevato, e alla natura morta, perseguendo sempre le poetiche del vero che avrebbe abbandonato solo negli ultimi anni della sua vita in favore di una pittura ormai caricata di umori informali, come nel dipinto Il mio giardino (1961; Udine, collezione privata). Morì improvvisamente di broncopolmonite a Valbruna, presso Tarvisio, il 2 febbraio 1962.

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Bibliografia

DBF, 613; Mostra di Pellis. Catalogo della mostra (Udine, 17-30 novembre 1963), a cura A. MANZANO, Udine, Ente Manifestazioni Udinesi, 1963; ID., Giovanni Pellis pittore senza pace, Prefazione di G. Perocco, Udine, Del Bianco, 1966; Giovanni Napoleone Pellis. Catalogo della mostra (Pordenone, 27 agosto-30 settembre 1972), Pordenone, Centro iniziative culturali, 1972; Giovanni Napoleone Pellis 1888-1962. Catalogo della mostra (Fagagna, 3 settembre-18 dicembre 1988), a cura di L. DAMIANI, Fagagna, Comune di Fagagna, 1988; La Pittura in Italia. Il Novecento/1. 1900-1945, Milano, Electa, 1992, 1011-1012; Giovanni Pellis un pittore a Valbruna. Catalogo a cura di P. CABRINI - L. DAMIANI, Malborghetto, Comunità montana Canal del Ferro-Val Canale, 1995.

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