Nato a Roma fra il 1635 e il 1636, secondo alcune fonti, attorno al 1652 secondo altre, dal 28 gennaio 1679 al 1686 il P. fu maestro di cappella a S. Apollinare, la chiesa del collegio germanico-ungarico. Un Beatus vir a quattro voci e basso continuo, pubblicato a Roma nel 1683, testimonia la sua attività romana. Almeno dal 1688, quando iniziarono i guai di suo fratello Giuseppe, rinchiuso nelle carceri dell’Inquisizione e da lì evaso, il P. si trasferì a Graz, uno dei più importanti centri della Controriforma. Vi assunse il ruolo di compositore e di librettista nel teatro di corte del principe Johann Seyfried von Eggenberg, titolare della contea di Gradisca, per il quale scrisse due drammi. Nel 1692 il P. mise a frutto la sua esperienza oratoriale romana, inserendo tre suoi oratori nella consuetudine dei sepolcri quaresimali in italiano presso la corte viennese. Le fonti a stampa austriache si esauriscono nel 1694 con Santa Genuefa overo l’innocenza calunniata, su libretto che il fuggitivo Giuseppe aveva lasciato incompiuto a Graz. Dal 1695 al 1700 il nome del P. ricomparve nei teatri veneziani, con lavori ancora dedicati agli Eggenberg. Fra i titoli, dei quali ancora non è emersa la musica, si trova La costanza vince il destino dedicato nel 1695 «alla marescialla e contessa Platen di Hannover», che forse aveva concesso asilo a Giuseppe in fuga verso Amsterdam. Una breve parentesi in Terraferma dove nel 1697 vennero riprese sue opere veneziane, precedette il trasferimento a Padova. All’unanimità dei voti, venne eletto a dirigere la cappella della cattedrale nell’agosto 1700. Nel 1703 allestì un oratorio quaresimale per casa Papafava, ma già nell’aprile 1704 era dimissionario dall’incarico. ... leggi Nel 1705 prestò la sua opera a Capodistria per la festa di san Nazario, impartì lezioni di canto ai canonici e provvide alla musica per la festa di san Rocco, per conto dell’omonima confraternita. Si presentò al teatro Mantica di Udine nel 1705, ma il suo legame con il Friuli si consolidò al servizio del capitolo di Cividale del Friuli dal 1706. Preceduto dalla raccomandazione di certo Gerardini da Venezia, venne eletto all’indomani della morte di un altro operista, Giovanni Domenico Sebenico. Portò con sé due giovani sopranisti, Giovanni Battistino Paravisi veronese e Giuseppe Dini bolognese. Degli otto anni cividalesi rimane soltanto una copia tarda del Magnificat e la notizia di un dramma, L’industrie amorose in Filli di Tracia, messo in scena nel palazzo dei provveditori di Cividale del Friuli nel 1707. Nel 1711 il P., al raggiungimento dei settantacinque anni, supplicò di essere giubilato. La tenuità delle rendite suggerì al capitolo di assecondarlo, assegnandogli la cappellania di Remanzacco, e di attendere la vacanza di una prebenda prima di indire un nuovo concorso. Il 5 febbraio 1714 «il signor abate Pietro Romolo Pignatta romano d’anni 78» morì; i documenti della parrocchia di S. Pietro dei volti riportano invece un’età di sessantadue anni. Due cantate Incostanza e Rimprovero e il duetto Più bel nodo sono del fratello Giuseppe, mentre altre sono di dubbia attribuzione: Cieco si finse amor, Fermati dove fuggi dispietato Rinaldo. Infine Fuggite amor fuggite e Cos’è misero cor andarono andate distrutte a Dresda durante il secondo conflitto mondiale. La Sonata con Oboè, due Violini et Basso del Pignata è in realtà la sinfonia per tromba, due violini, basso continuo del 1690 di Giuseppe Torelli.
ChiudiBibliografia
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