Nato a Udine il 13 agosto 1822 da Pietro e Antonia Battello, P. fu prolifico pittore e decoratore attivo nella seconda metà del XIX secolo. Dopo la formazione accademica e una prima produzione in Friuli, si spostò in Veneto e operò in particolare in provincia di Vicenza, città dove morì il 16 giugno 1898. Tra il 1843 e il 1845 frequentò l’Accademia di belle arti di Venezia, dove compare tra gli iscritti ai corsi di anatomia, elementi di figura e di ornato. P. compiva così la formazione tipica del pittore dell’Ottocento, acquisendo il linguaggio dell’attitudine eclettica per la citazione delle fonti più auliche – dalla tradizione veneta, al Seicento bolognese in particolare – insieme alle regole della composizione, della resa anatomica, dei repertori di ornato. Abile affabulatore di immagini dalla priorità comunicativa e didattica – si tratti di commissioni ecclesiastiche come della decorazione degli spazi della modernità –, P. aggiornò velocemente gli schemi accademici sulle novità del romanticismo, facendo propri i caratteri del coinvolgimento emotivo e del gusto per il racconto storico. Se quindi lungo tutta la sua produzione, secondo gli insegnamenti accademici, si riscontra una sintesi tra l’eredità neoclassica e le figure che, di dipinto in dipinto, ricalcate attraverso l’uso di cartoni, sembrano riprese da Tiziano o dal Palma, l’interpretazione di quegli schemi si fa semplificata a favore di una maggiore resa emotiva, significante a seconda dei casi di pietà e devozione, come di romantica passione politica. In particolare nelle importanti commissioni di Vicenza, nelle chiese di S. Lucia (1862), del Seminario (1862) e dei Carmini (1863), P. sembra raggiungere una maniera più raffinata aderendo alle novità del gusto lineare e semplificato mutuato, anche in ambiente veneto e specialmente per la pittura sacra, dalla seconda generazione dei tedeschi Nazareni, che, all’originario rigore dei loro maestri, fanno subentrare una priorità narrativa e decorativa. ... leggi Se la sua pittura trovava riscontro soprattutto nel gusto del clero, suo principale committente in Friuli e in Veneto, P. d’altra parte fu incaricato anche di significativi cantieri in caffè e teatri, gli spazi della modernità e della nuova borghesia. Nel complesso egli rappresenta un caso esemplare del divario, frequente per tanta produzione ottocentesca, tra la fortuna contemporanea presso pubblico e committenti e l’abbandono da parte dei moderni. Del resto la recente attenzione dedicata alla sua pittura rientra nel recupero critico e storiografico che, in linea con i percorsi di ricerca che hanno riguardato l’Ottocento su scala nazionale, nell’ultimo decennio ha interessato anche la produzione di area veneta. Nel corso della lunga attività P. ricevette incarichi soprattutto per la decorazione di grandi superfici murali, benché sia autore anche di una produzione su tela e di un’attività giovanile come illustratore. Dopo gli studi accademici, P. fu attivo in Friuli nel corso degli anni Cinquanta: parrocchiale di Talmassons, Storie dei ss. Ermacora e Fortunato, Storie di s. Lorenzo, affresco, S. Luigi Gonzaga, S. Valentino, Addolorata, S. Lucia, Storie del Beato Bertrando, olio su tela; S. Lorenzo, opera perduta (1850); parrocchiale di Torsa di Pocenia, S. Rocco, affresco (1850); parrocchiale di Galleriano, S. Ermacora e s. Marco, Dodici Apostoli, affresco (1850 ca.); pieve di Tricesimo, S. Matteo, S. Luca, olio su tela (1850 ca.); ancona di S. Martino, Castions di Strada, Ss. Martino e Antonio abate, opera perduta (1851); caffè Meneghetto, Udine, Alcibiade ammonito da Socrate, Dante, opera perduta (1851); chiesa di S. Giovanni di Pavia di Udine, decorazione della facciata, affresco; coro, opera perduta (1851); loggia del Lionello, Udine, Giovanni da Udine in atto di dipingere le Logge Vaticane, opera perduta (1852); parrocchiale di Aiello, Misteri del Rosario, olio su tavola (1852); chiesa di S. Ignazio, Gorizia, Sacro Cuore e Tavole della Legge, affresco (1855); parrocchiale di Pozzecco di Bertiolo, Madonna con Bambino, ss. Anna, Giacomo e Gioacchino, olio su tela (1855); Teatro Minerva, Udine, Allegoria dell’Umano progresso, Uomini illustri, opera perduta (1856); Teatro di Società, Gorizia, Allegoria dell’Europa Moderna, opera perduta (1856); pieve di Varmo, Martirio di s. Lorenzo, con ss. Ermacora, Fortunato e Marco, affresco (1859); parrocchiale di Sedilis, Cavalieri dell’Apocalisse, Servi di Dio segnati in fronte, opera perduta (1859-1860); cappella dell’Apparizione, isola di Barbana, Glorificazione dell’Immacolata, affresco (1860); parrocchiale di Risano di Pavia di Udine, Ss. Vitale e Agricola, olio su tela; Ascensione, affresco (1860); edicola votiva, Pozzuolo del Friuli, Quo vadis?, affresco (1861); chiesa della Madonna, isola di Barbana, soffitto della navata, opera perduta (1861). Benché residente a Vicenza dal 1861, P. dipinse a Udine il soffitto della parrocchiale di S. Quirino con l’Assunzione della Vergine (1873) e la nicchia del battistero della chiesa di S. Giacomo (1877).
ChiudiBibliografia
M. VISENTIN - F. MENEGHETTI, Rocco Pittaco. 1822-1898. Pittura e società nell’800 in Friuli e Veneto, Tavagnacco, Provincia di Udine/AGF, 2000 (con precedente bibliografia); S. PERINI, Un’opera inedita del pittore udinese Rocco Pittaco: la chiesa parrocchiale di Aiello del Friuli, «Sot la nape», 59/4 (2007), 93-96; La pittura dell’Ottocento nel Bellunese, a cura di E. ROLLANDINI, Belluno, Provincia di Belluno, 2007, 84. Sul contesto della sua produzione e per un confronto con i contemporanei, in particolare Domenico Fabris: M. VISENTIN, Appunti per una storia della pittura murale negli spazi sacri, in Tra Venezia e Vienna, 175-191.
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