Noto anche come Goliardo, Guidon Salvadi, nacque primogenito a Vimercate (Milano) nel 1865 da madre milanese, Amalia, e padre friulano, l’avvocato cividalese Carlo, già garibaldino; era fratello di Vittorio, del Teatro dei Piccoli. Dopo aver frequentato il liceo a Padova, si iscrisse all’Università a Bologna, non frequentò con regolarità le lezioni e non conseguì mai la laurea in lettere, con grande dispiacere dello zio-mentore Vittorio che non gli perdonò un affronto goliardico al Carducci in cattedra. Stando a quanto testimoniava «La Patria del Friuli» nel 1911, P., da deputato, rimediò agli attacchi giovanili contro Carducci con la proposta di dedicargli un monumento. Il giornale riportò uno stralcio del discorso in cui egli ricordava le letture dei versi di Pietro Zorutti che fece allo stesso Carducci. Sul fronte degli affetti privati fu alquanto incostante: padre giovanissimo di una prima figlia, Miriam, avuta a Cividale con Vincenzina Krech; marito con rito civile a Bologna di Giuditta Masini, madre di cinque suoi figli, Giordano Bruno, Vera, Carlo Marx (morto precocemente), Nella e Goliardo. Ultraquarantenne si sarebbe accompagnato a Irma Vanini, nipote di Giuditta, che gli diede Guida e Guido. Negli ambienti bolognesi, P. assorbì le istanze del positivismo e si identificò nel socialismo, che fu per lui di stampo «romantico, ribellista, fortemente populista»; strinse amicizia con Gabriele Galantara, studente di matematica con una passione per il disegno, con il quale fondò nel 1878 il settimanale satirico «Bononia ridet». P. si occupava soprattutto dei testi, che firmava con lo pseudonimo “Goliardo” o con l’anagramma “Ratalanga”. Negli anni a cavallo dei due secoli finì una decina di volte in prigione per reati d’opinione. ... leggi Nel 1889 fu inviato dal «Resto del Carlino» all’Expò di Parigi. Fu temuto critico musicale (wagneriano) sulle pagine dell’«Avanti». Nel 1892, il 27 novembre, uscì il primo numero de «L’Asino», settimanale satirico cofondato con Galantara, quasi a ripetere la felice esperienza editoriale bolognese. Il nuovo periodico, finanziato dall’editore socialista Luigi Mongini, conobbe grande successo e raggiunse una tiratura media di 60.000 copie, con un’edizione stampata negli Stati Uniti per gli emigrati italiani. Il nome della testata si deve a una visione della società divisa in asini da soma e asini d’oro, ovvero popolo «bastonato» e privilegiati che «mangiano». Dopo una fase incline al marxismo, con l’inizio del Novecento il settimanale si fece anticlericale e genericamente positivista. La casa editrice Podrecca e Galantara pubblicava anche la collezione storica “I maestri del libero pensiero”, per la quale P. scrisse il volume Giordano Bruno. Accanto a «L’Asino», veniva stampata «Primavera», «rivista mensile per fanciulli e giovinette», recensita favorevolmente dalla «Voce» fiorentina di Papini e Prezzolini e da «Il Messaggero» di Roma, che si soffermò nel 1911 con una recensione positiva sulla novellina per bambini Tre lagrime e tre sorrisi, firmata da P. In ogni caso, per il binomio Podrecca-Galantara gli anni ottocenteschi risultano i più militanti e denunciatari delle ingiustizie governative e sociali, attività che costò loro non pochi fastidi. Nel 1898 P. rientrò a Cividale, in fuga dalle repressioni dei moti di Roma e di Milano, poi riparò a Lugano fino al 1902, guadagnandosi da vivere come gestore di una trattoria e continuando a scrivere. Nell’articolo Le spine di una professione, «La Patria del Friuli» del 5 ottobre 1898 ospitò una lettera di Carlo Podrecca in difesa del figlio, «citato a comparire dinanzi alla commissione del domicilio coatto, essendo egli ritenuto dalla Polizia quale anarchico pericoloso». La stessa «Patria del Friuli» pubblicò, due anni dopo, l’invito dell’«Avanti» indirizzato a tutti i socialisti per sostenere la candidatura politica di P., che era stato condannato al domicilio coatto e, di fatto, all’esilio. Di nuovo a Roma, dove accolse alcuni familiari con sé, P. venne eletto consigliere comunale e poi deputato socialista per due legislature nella circoscrizione di Budrio. In veste di giornalista, proseguì con la consueta veemenza anticlericale in seno al socialismo fino all’impresa di Libia, che lo vide favorevole, a differenza dell’amico Galantara, senza che la diversità di opinioni interrompesse la collaborazione. P. illustrò le sue posizioni nel volume Libia: impressioni e polemiche, pubblicato nel 1912 sulla scia dell’esperienza da inviato dell’«Avanti» in Tripolitania. Sempre nel 1912 venne espulso dal Partito socialista nel tormentato congresso di Reggio Emilia, proprio mentre emergeva la figura di Benito Mussolini con il quale P. avrebbe condiviso in seguito istanze di vivo interventismo. Sia P. che Galantara partirono volontari per il fronte: P. portò con sé anche il figlio tredicenne, Goliardo. Conclusa nel 1917 l’esperienza de «L’Asino», da ultimo lasciato nelle mani del solo Galantara, che lo avrebbe ripubblicato tra il 1921 e il 1925, P. diresse la rivista «Primato», si separò politicamente da Bissolati per avvicinarsi a Mussolini, collaborò con il «Popolo d’Italia». Nel 1922 si trovava negli Stati Uniti per una serie di conferenze indirizzate alla raccolta di fondi per i tubercolotici di guerra, ma anche per scopi di propaganda. P. morì di broncopolmonite proprio a New York il 29 aprile 1923. Il «Giornale di Udine» ricordò che, prima del viaggio in America, P. era stato a Udine per tenere una conferenza sul tema «Santo Manganello». Aveva aderito con entusiasmo all’ideologia confusa e volitiva del primo fascismo; già nel 1915 aveva pubblicato a Roma Genio e Kultur (Latini e Tedeschi), un’opera antitedesca, mentre nel 1919 si era pubblicamente espresso contro l’«imperialismo jugoslavo», nonostante il padre Carlo fosse stato antesignano propugnatore della fratellanza con i vicini slavi. P. stesso, nel 1886, aveva partecipato con il contributo Agro e proprietà per gli slavi all’opera collettiva Pro Slavia. Subito dopo gli anni universitari a Bologna, infatti, P. aveva vissuto a Cividale una lunga parentesi poetica-editoriale in lingua friulana, un interesse che, assieme alla musica, era dominante in casa di Carlo Podrecca. P. raccolse in seguito i suoi versi nel volumetto Poesiis furlanis, che si apre con una dedica alla figura del poeta, importante nelle corti del passato e relegata alla condizione pitocca nella contemporaneità, anche se «fin che l’è il mond, al ciantarà il poete» e «del popul saran lis sos canzons» [finché c’è il mondo, canterà il poeta e del popolo saranno le sue canzoni]. Destinatari sono «i contadins», spia di un’inclinazione politica già socialista che avrebbe avuto modo di dispiegarsi, come detto, nel periodo romano. La raccolta è suddivisa in quattro sezioni: Poesiis di sentiment [Poesie di sentimento], Componimentz satirics [Componimenti satirici], Barzaletis [Barzellette], Pronostics sentimentai [Pronostici sentimentali]. In questi ultimi trova posto 2 di juign [2 giugno], per la morte di Garibaldi a Caprera (2 giugno 1882). I temi ricorrenti sono la primavera, le amenità del Collio e della natura nel ciclo delle stagioni: il debito con Zorutti, stimato come «poete popolar», è scoperto con ripetute citazioni in esergo. Ad avvicinarlo al modello ci sono anche i viaggi (reali e immaginari) per trarne reportage da pubblicare in versi sul suo lunario La strie [La strega] («Furlans mi mett in viazz, / no migo par là a spass, / ma simpri pal lunari / che da doi mes us prepari» [Friulani mi metto in viaggio, / mica per andare a spasso, / ma sempre per il lunario, / che da due mesi vi preparo]), ma anche in cerca di prenotazioni per il prossimo numero («notanju par la strie» [annotandoli per La strie]). E ancora sull’urgenza dell’interesse monetario: «Ancie jò benchè no sei / come Pieri un gran poete, / o’ mi dev strizzà i çerviei / per là fur de la bolete» [Anch’io benché non sia / come Pietro un grande poeta, / mi devo spremere il cervello / per uscire dalla bolletta]. Il lunario La strie, che uscì tra il 1887 e il 1894, firmato con lo pseudonimo “Guidon Salvadi”, confluisce nel fiume della tradizione degli almanacchi friulani ottocenteschi, ricalcato in particolare sullo Strolic di Pietro Zorutti, pertanto strumento di ricreazione popolare.
ChiudiBibliografia
Agro e proprietà per gli slavi, in Pro Slavia, prof. Silvio Refatti compilò, Cividale, G. Fulvio, 1886; La strie, lunari fabricat da so marit Guidon Salvadi, Cividat, Tip. Zuan Fulvio, annate 1888, 1889, 1891, 1892, 1893, 1894; Ai spos. Gnozzis d’Attimis de Vardacca, Cividale, Tip. Fulvio, 1892 (?); Poesiis furlanis, Cividale, G. Fulvio, 1894; Il divorzio. Epistole allegre di Gogliardo a Sant’Alfonso de’ Liguori, Roma, Tip. dell’Asino, 1902; Materialisti e spiritualisti, Roma, Mongini, 1904; Il sindacalismo (L’ultimo travestimento individualista), Roma, Mongini, 1906; Giolitti, Roma, Picchetto, 1906; Giordano Bruno, Roma, Tuzzi, 1908; Libia: impressioni e polemiche, Roma, Podrecca e Galantara, 1912; Genio e Kultur, Roma, Tip. Editori Nazionali, 1915; La guerra qual’è, Campobasso, Colitti, 1917; Guida dell’Isonzo, Milano, Mercurio, 1919; G. PODRECCA - G. GALANTARA, L’Asino è il popolo: utile, paziente e bastonato (L’Asino di Podrecca e Galantara (1892/1925), Presentazione di G. Candeloro, scelta e note di E. Vallini, Milano, Feltrinelli, 1970.
DBF, 660; P.S. LEICHT, Quattro poeti cividalesi, in Forum Julii: numer unic in onor de l’otave sagre de furlanie e de la Societàt filologiche furlane, Cividale, Tip. f.lli Stagni, 1927; MARCHETTI, Friuli, 1002; CHIURLO - CICERI, Antologia, 353-354; G. e L. VERGANI, Cronache di una famiglia, in G. e L. VERGANI - M. SIGNORELLI, Podrecca e il Teatro dei Piccoli, Udine, Casamassima, 1979, 9-59; PELLEGRINI, Tra lingua e letteratura, 258-260; L. VERONE, Rassegne di leterature furlane, Udin, SFF, 1999, 99; R. PELLEGRINI, La cultura in Friuli, in Friuli-Venezia Giulia, II, 1065-1067; D’ARONCO, Antologjie, 312, 322.
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