POLETTI FRANCESCO

POLETTI FRANCESCO (1821 - 1896)

insegnante, studioso, patriota, amministratore pubblico, letterato, pubblicista

Immagine del soggetto

Lo studioso Francesco Poletti (Udine, Civici musei, Fototeca).

P. (il cognome familiare più comunemente usato è Poletto) nacque a Fara Vicentina il 1° luglio 1821. Primo di tredici tra fratelli e sorelle, di famiglia modesta, poté studiare grazie all’interessamento di parenti materni, dapprima in seminario, poi nel Liceo pubblico di Vicenza, per giungere infine alla laurea in giurisprudenza all’Università di Padova. Cominciò l’esercizio della professione a Vicenza, ma i moti del 1848 e gli entusiasmi per la causa nazionale lo distrassero ben presto. Combatté nella guardia mobile trevigiana e poi, nel 1849, per la difesa di Roma nell’11° reggimento. Dopo la capitolazione della città, si ritirò esule in Piemonte, ove si laureò pure in lettere, divenendo per breve tempo insegnante di retorica nel collegio di Santhià. In seguito intraprese la carriera di pubblicista, scrivendo soprattutto sulla «Ragione» di Ausonio Franchi, ma anche su altre riviste, articoli politici, storici, filosofici, letterari. Furono anni di vita economicamente difficile, finché nel 1857 tornò all’insegnamento, nel collegio di Moncalvo. Nel frattempo gli interessi prevalentemente letterari, seguendo i quali aveva scritto diversi drammi e opere poetiche, lasciarono il passo a quelli rivolti allo studio del diritto e della filosofia. Nel 1853 aveva pubblicato Il diritto di punire e la legge penale e nel 1856 La legge universale di conservazione, il primo ampiamente lodato da Giuseppe Montanelli. Così come le congratulazioni di Cavour e del governo francese ebbe nel 1859 un suo opuscolo dal titolo La situazione, il bonapartismo e la guerra. Frattanto dall’insegnamento passava alla direzione scolastica, divenendo dal 1860 preside in vari licei, per approdare infine, nel luglio 1867, ad Udine da poco annessa all’Italia, dapprima come commissario straordinario del Liceo e subito dopo quale preside, rimanendovi fino al 1892. Venticinque anni di presenza in città, durante i quali resse con capacità la principale istituzione scolastica cittadina, contribuendo a farla giungere ad un lusinghiero grado di qualità. Nell’ispezione ministeriale del 1875 venne lodato per la «bontà dell’ingegno, la dignità dell’indole e la gentilezza del costume» che lo contraddistinguevano. ... leggi Si legò tanto alla scuola udinese che rifiutò un posto di provveditore offertogli dal ministro. Nel suo quarto di secolo ad Udine non vi fu, però, solo il Liceo, in quanto egli si impegnò intensamente nella vita cittadina, come membro del consiglio scolastico provinciale, cooperatore in istituzioni di carità, consigliere comunale per lunghi anni (1873-1890) e assessore comunale all’istruzione pubblica. Presidente della Società per la cremazione, riuscì a far erigere in Udine il forno crematorio. Ad Udine pubblicò molta della sua produzione scientifica di carattere filosofico e penalistico. Filosoficamente già legato all’insegnamento del Romagnosi, dunque ad una visione sensista ed antimetafisica, P. fu poi coerentemente uno dei primi, con Franchi, Ardigò e Trezza, ad accogliere e seguire l’indirizzo positivista. Fu evoluzionista e materialista, ma non in maniera dogmatica. La sua riflessione filosofica (che appare in opere quali Criticismo e Positivismo: lettera a Carlo Renouvier e Ausonio Franchi, 1866; Dell’indole e limiti della filosofia positiva, 1870; Saggio di logica positiva, 1874; La legge dialettica dell’intelligenza, 1879) fu di approfondimento o di critica di quanto già da altri esposto (verso alcuni elementi della logica di Stuart Mill, ad esempio), senza particolari apporti personali nuovi. Dove, almeno ai suoi tempi, lasciò traccia maggiore è, però, nel campo del diritto penale, ripensato in chiave positivistica, dunque scientifica, in particolare per quanto riguarda la responsabilità penale. Fu tra i primi a mettere in luce le conseguenze che il pensiero positivista portava nel diritto, in particolare quelle che la negazione del libero arbitrio creava alla concezione di reato, rendendolo non punibile. Cercò di risolvere il problema introducendo il concetto di “azione normale” come unica sanzionabile. Se le azioni dell’uomo sono comunque condizionate da vari fattori, si dovrà cercare di eliminare o limitare gli effetti di quelli che possono indurre o favorire la delinquenza, per esempio del fattore economico, migliorando in questo caso lo stato dei lavoratori, secondo P. portandoli a compartecipare dei profitti, nel limite del loro apporto alla produzione. In Di una legge empirica della criminalità (1882) delineò una teoria che cercava di dimostrare che la criminalità diminuiva quanto più cresceva la coesione sociale, la forza di conservazione dell’organismo sociale, che limitava le tendenze egoistiche. Si ritrasse, dunque, dalle estreme applicazioni dei principi positivisti, quali le rigide classificazioni antropologiche dei delinquenti o l’esagerazione nella repressione, fino alla pena di morte. P. fu ad essa contrario, ritenendo che non potesse venir tolto al colpevole il diritto alla vita, proprio di tutti gli uomini. Il suo scritto Sull’abolizione della pena di morte (1865) suscitò molto interesse anche fuori d’Italia, in Germania soprattutto. Ciò non toglie che anch’egli propugni il controllo costante sui recidivi o deviati, fino alla loro perpetua segregazione dal civile consorzio. Politicamente fu un democratico, ma non estremista. Intervenne sulla costruzione amministrativa dell’Italia unita (Sopra il proposto ordinamento amministrativo del Regno d’Italia, 1861), essendo contrario al regionalismo in nome dell’unità nazionale, ma favorevole ad un deciso decentramento dei poteri, eccetto che in alcune materie, tra le quali vi era l’istruzione pubblica. A riguardo d’essa scrisse alcuni opuscoli in difesa della scuola classica, criticata allora da diversi pensatori positivisti. Fu membro onorario di varie accademie nazionali e straniere. P. venne posto in quiescenza nel 1892 e si trasferì a Bologna per assecondare gli studi musicali della figlia Lydia (due altri figli erano morti giovani ad Udine). Nella città felsinea morì il 30 luglio 1896. La vedova, seguendo le sue volontà, ne fece trasferire la salma ad Udine, nel cui cimitero venne sepolta, naturalmente dopo la cremazione, il 30 gennaio 1897, con cerimonia laica ed ampio concorso di pubblico. Un comitato volle poi ricordarlo con la lapide, opera dello scultore Ferdinando Busetti, palmarino ma operante a Milano, posta nel Liceo Stellini (l’intitolazione al filosofo cividalese è venuta durante la presidenza di P.) ed inaugurata il 25 febbraio 1898.

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Bibliografia

Opere di F. Poletti. Essendo molto vasta la sua bibliografia, si riportano unicamente le opere stampate a Udine o durante la sua permanenza a Udine: Due letture. Lettura I: Machiavelli. Lettura II: il Sole, Pisa, Pieraccini, 1868; Dell’indole e limiti della filosofia positiva: lettura fatta nel Casino udinese, Udine, Gambierasi, 1870; A Vittorio Emanuele II, re galantuomo primo soldato dell’italiana indipendenza, Udine, Jacob e Colmegna, 1874; Della funzione sociale dell’istruzione classica e i suoi rapporti coll’istruzione tecnica, Udine, s.n., 1874; Saggio di logica positiva, Udine, Gambierasi, 1874; Il delinquente. Cenno di antropologia criminale, Udine, Gambierasi, 1875; La teoria della tutela penale, appendice a C. LOMBROSO, L’uomo delinquente, Roma, Bocca, 1878; La legge dialettica dell’intelligenza, Firenze, Barbera, 1878 (2a ed. Udine, Gambierasi, 1887); Del sentimento come movente dell’umana azione, in Cronaca dellanno scolastico 1879-80, Udine, Doretti, 1881; Di una legge empirica della criminalità, Udine, Doretti, 1882; Il sentimento nella scienza del diritto penale, Udine, Gambierasi, 1882 (18872); La persona giuridica nella scienza del diritto penale, Udine, Gambierasi, 1886 (18872); La scuola classica nel processo biologico-storico del pensiero, Udine, Doretti, 1888; L’azione normale come base della responsabilità dei delinquenti, Udine, Gambierasi, 1889; Sulla funzione della scuola classica, Udine, Gambierasi, 1891; Discorsi inediti pubblicati per cura degli amici, Udine, Doretti, 1897; Epigrafi, «Pagine friulane», 10 (1897), 145-146, 165-166; Epigrafi, Udine, Del Bianco, 1897; L’opera postuma a cura del prof. avv. Fabio Luzzatto, Udine, Gambierasi, 1897.

F. LUZZATTO, Dell’azione normale, «Pensiero italiano», maggio 1892; ID., Francesco Poletti e l’opera sua, «Giornale di Udine», 1° agosto 1896; ID., Della vita e delle opere di Francesco Poletti, Roma, La Tribuna, 1897; V. MANZINI, Di alcune dottrine criminali di F. Poletti, Torino, UTET, 1898 (estratto da «Rivista penale», 48/1); F. LUZZATTO, Francesco Poletti. ... leggi La filosofia del diritto, Bologna, Garagnani, 1898 (estratto da «Archivio giuridico Filippi Serafini», 60/2); A. DE BENVENUTO, Figure della scuola friulana, «Annali della Scuola friulana», (1948-1949), 13; V. MANZINI, Scelta di scritti minori, Torino, UTET, 1959; A. SCALABRIN, Scalabrin e Poletto. Storie memorie dal 1571 ai giorni nostri, Zugliano (Vicenza), Grafica Simonato, 1995, 40-42; B. LONDERO, Lo Stellini dall’annessione al Regno d’Italia allo scoppio della prima guerra mondiale, in Il liceo classico ‘Jacopo Stellini’. Duecento anni nel cuore del Friuli, a cura di F. VICARIO, Udine, Forum, 2010, 48-49; E. PATTI, I presidi del Liceo-Ginnasio J. Stellini dal 1866 ad oggi, ibid., 501-502.

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