Nacque a Gorizia il 24 marzo 1763. Usò sempre il cognome nella versione Pollencig anziché Polenzig. Fu pittore, cartografo, incisore; si cimentò soprattutto nelle vedute, sia all’acquarello che all’acquaforte. Dopo il matrimonio con Giuliana Doliach (Gorizia, 31 gennaio 1785) si recò a Vienna, dove rimase fino al 1791; non abbiamo notizie della sua attività qui. Fu quindi in Ungheria, a Pest, fino al 1797. Le lettere ai familiari, raccolte e vagliate da Ranieri M. Cossàr, testimoniano che una certa maturità artistica gli procurò l’incarico di documentare eventi di rilievo (feste, visite di personaggi illustri, passaggi di truppe) con disegni a tempera in cui si rivelò cronista attento e minuzioso. I Civici musei di Trieste hanno acquisito la documentazione relativa ad alcuni acquarelli dal Museo delle belle arti di Budapest: illustrano un gran ballo e il capodanno del 1795, dedicato all’arciduca Alessandro Leopoldo d’Austria, figlio dell’imperatore Leopoldo II. Nel 1793 eseguì anche una carta geografica di ampie dimensioni con «tutto il piano verso il mare Adriatico, Fiume, Carlstad, Bosnia, etc.»; ottenne lodi per la precisione, oltre a un buon compenso dal committente gran maestro conte Zapari (Szaàry), ma non ebbe altri incarichi come cartografo per le locali difficoltà economiche che tagliarono le commissioni. Visse poi fino al 1914 a Trieste, dove insegnò disegno alla I. R. Accademia nautica fino al 1810, quale «professore pubblico ordinario», titolo di cui amava fregiarsi nella firma ai suoi lavori (anche nella versione «Cesareo regio professore di disegno»). Acquisì un certo nome con opere ispirate dalla vita e dagli avvenimenti cittadini. ... leggi In un acquarello rappresentò La parata del Corpo volontario de’ Triestini in piazza Grande (1797), che per soli otto mesi si adoperò per l’ordine e la sicurezza. In due incisioni da suoi disegni, eseguite su rame, raffigurò l’arrivo e la successiva partenza della sorella dell’imperatore Francesco II: Arrivo in Trieste di S. A. R. l’arciduchessa Maria Clementina d’Austria […] sposa di S. A. R. il principe ereditario di Napoli […] li 6 Giugno 1797, e Imbarco per Manfredonia […] li 13 giugno 1797, con il palazzo del Tergesteo e la folla in festa. Della partenza eseguì una riproduzione all’acquarello, ritraendosi in piedi su una barca, con in mano un foglio dalla scritta «Pollencig est». Fece un’incisione e una versione acquarellata del Combattimento navale delle due flotte, Inglese e Francese, comandate la prima dall’ammiraglio Nelson e l’altra dal generale Bonaparte, seguito li 8 Agosto 1798, nella imboccature del Nilo colla disfatta de Francesi. Se l’importanza dei soggetti precedenti gli portò notorietà, ancor più consenso ebbe per questa incisione, annunciata e reclamizzata nell’«Appendice dell’Osservatore triestino» (31 agosto, 4 e 9 settembre), dove era sottolineato l’impegno profuso per realizzarla con la massima precisione, e per la Veduta meridionale della Città e Portofranco di Trieste, firmata nel 1801 come disegnatore (incisione di Tommaso Baratti). L’iconografia triestina proseguì con la Veduta della piazza del Teatro Nuovo in Trieste, acquarello del 1802, poi inciso su rame da suo disegno (colorato a cura di Kilian Ponheimer (1757-1828), noto incisore viennese, conoscenza che potrebbe risalire al suo soggiorno), stampato a Vienna presso Joseph Eder. Al 1805 si ascrive una delle sue migliori incisioni colorate. Disegnò e incise la Solenne benedizione delle Bandiere e giuramento del Corpo delle milizie territoriali della città e Portofranco di Trieste nel dì 9 Giugno 1805, che si svolge sul piazzale della cattedrale di S. Giusto, di cui si conoscono due stati e un esemplare nello stato avanti lettera, dipinto a tempera e con l’iscrizione a penna (Civici musei, Trieste). Al 1805 risale anche l’opera Saggio sopra il commercio in generale, di Antonio Carpaccio (1743-1817), scrittore ed economista capodistriano, stampata presso Gasparo Weiss, in cui sono contenute tre stampe di P., un po’ di maniera: Veduta della Città e Portofranco di Trieste; Veduta della piazza del Ponterosso in Trieste e Veduta della piazza Grande (ora piazza Unità); le incisioni furono diffuse anche sciolte. Nel periodo napoleonico (per Trieste, 14 ottobre 1809 – 13 ottobre 1813), sull’onda dell’entusiasmo per gli italiani comandati dal viceré Eugenio di Beauharnais distintisi nella battaglia di Wagram, divenne emulo di Orazio Vernet (1758-1836) con l’acquarello Memorabile battaglia e luminosa vittoria riportata dall’armata francese sotto il comando di Sua Maestà Napoleone il Grande presso Wagram li 6 Luglio [1]809 contro le truppe austriache, comandate da principe Carlo Arciduca d’Austria (custodito in casa e passato agli eredi). La produzione successiva, costituita solo da acquarelli, non più da incisioni, è relativa all’iconografia di Gorizia e precede di poco il ritorno nella città natale (1814). È datato 1808 un Paesaggio (tempera e acquarello), descrizione minuziosa, con note di colore di un’umanità scanzonata, dove cede ancora al vezzo di effigiarsi all’interno delle sue opere e si ritrae con cappello in mano e rosario. La piazza Napoleone (ora della Vittoria), databile dopo il 1809, anche se non firmata, è riconosciuta innegabilmente di sua mano. Ritornò alle raffigurazioni militari con un ultimo acquarello, Memorabile battaglia e luminosa vittoria riportata dall’unite armi Inglesi e Spagnuole comandate dal generale in capo Wellington presso la città di Vittoria […] in Spagna contro Bonaparte il 13 giugno 1813. La Veduta del Traunich, ora piazza d’Austria in Gorizia, è un acquarello che al verso reca la scritta «li 8.bre 1813 entrarono in questa città li Austriachi». Dedicò un acquarello al Ristabilimento del Ponte Isonzo – appresso il 23 8.bre 1813 per il passaggio delle vittoriose truppe austriache, cui aveva presenziato. La Veduta meridionale della città di Gorizia (datata 2 dicembre 1817) inizia una serie di stupendi paesaggi acquarellati, tutti datati 1818, con cui chiuse l’attività artistica: Veduta delle prigioni di Gradisca; Veduta del ponte della città di Cividale del Friuli; Veduta del ponte di Canale nella Contea di Gorizia, dove si firmò «pensionato C.reo r.io professore di Disegno». Quest’ultima tecnica mista (china, tempera e acquarello) testimonia un approccio alla natura più composto, con poche figure colte nella quotidianità, lontano dalle affollate composizioni cittadine di partecipazione agli avvenimenti storico-politici e militari. Al tema protoromantico della natura serena e pacata si ascrivono anche le rappresentazioni del corso del fiume Timavo, delle grotte di S. Servolo, di S. Canziano («Cavità della Rupe di S. Canciano ove si nasconde il Fiume Timeo», etc.), su cui si innesta un interesse geologico (Marusi). Per quanto riguarda la ritrattistica, nel 1812 ritrasse il figlio, giudice di pace: François Dr. Pollencig juge de paix suppléant en costume; al 1818 si data l’Autoritratto in studio, dove reca in mano due disegni di testa a sanguigna. A Gorizia visse nella casa settecentesca di contrada Presbiterale (via del Seminario n. 3), dove si spense il 7 agosto 1823. La sua opera è autonoma rispetto agli incisori friulani di origine udinese o pordenonese, che gravitavano nell’ambito veneto. La sfera geografica in cui visse e la temperie culturale mitteleuropee si traducono in visioni lineari, semplici, in una luce uniforme che le appiattisce e rende statiche. Probabilmente, nonostante le opportunità che ebbe, non seppe crearsi una formazione più approfondita. Semplicità e incertezze sarebbero da ascrivere, al di là delle carenze tecniche e formali, a una visione del mondo ingenua, ottimista, non molto matura, ma da rivalutare per la vena di freschezza da «tono naif» (Succi). Stampe e acquarelli sono conservati a Gorizia, presso l’Archivio disegni e stampe dei Musei Provinciali e presso la Fondazione Coronini Cronberg, e a Trieste, presso i Civici musei di storia ed arte, la Biblioteca civica ed il Museo della Fondazione Scaramangà.
ChiudiBibliografia
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