Nella prima metà del secolo XIV intrecciati rapporti d’affari collegavano all’interno del patriarcato finanzieri di Lubiana, Cividale e Udine. Tra i primi si segnalavano i Porgari da Lubiana, probabilmente imparentati con i Porcari udinesi, ugualmente attivi nel commercio del denaro, come documenta l’opera dell’appaltatore di zecca di questa famiglia, Giovannutto. Se tra i Laibacensi la traccia più lunga sembra essere stata lasciata da G., fra il 1307 e il 1351, non meno incisiva appare quella di N., “Lantscriba” (Landschreiber) in Carniola fra il 1314 e il 1323. Il 15 gennaio 1321 i due P., che erano proprietari di una casa anche in Cividale, proprio qui, in società con Lapuccio di Papirio da Firenze, abitante nella città ducale, e con Albertino da Urbino, si assunsero l’impegno della coniazione della nuova moneta nella stessa città, per il patriarca Pagano della Torre. Per loro si trattava di un accordo puramente commerciale, in quanto essi, orientati e presi in vari traffici, nella medesima occasione incaricarono Lapuccio di occuparsi dell’acquisto dell’argento necessario e dell’organizzazione della zecca. Tra l’altro essi erano delegati dai conti di Gorizia di effettuare per loro pagamenti nel patriarcato: nello stesso giorno infatti saldarono a loro nome 350 marche di soldi per mute di Antro, Tolla e Pasiro. Potevano contare su familiari di Venzone (tali Roberto e Giacomo) e a Udine avevano come referente l’usuraio Zampolino da Siena. Dei loro rapporti con personaggi friulani è rimasta famosa una lettera in volgare redatta proprio in quei giorni in stile cancelleresco, la quale ha fornito vari spunti di studio per la storia della lingua.
Bibliografia
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