Figlio di un omonimo U., membro dell’aristocrazia cividalese, il futuro vescovo di Trieste ebbe tre fratelli, Enrico, Giovanni ed Ermanno. Questi ultimi due si fregiarono del titolo di miles, il secondo, in particolare, fu avo di Ulvino de Portis, anch’egli vescovo di Trieste. Già canonico di Aquileia nel 1217, U. risultava canonico anche della sua città natale nel 1222. Eletto vescovo di Trieste nel 1234, ricevette la consacrazione solo nel 1237. Nel 1240 mediò fra il capitolo del duomo di Trieste e i benedettini dei SS. Martiri. Nel 1246 le tredici famiglie più antiche di Trieste fondarono una confraternita presso la chiesa di S. Francesco, il numero dei cui membri doveva essere ristretto a quaranta nobili. Nel 1247 U. trasferì al capitolo cattedrale la pieve di Kozana/Cosana. Assieme al patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs-Merania, U. parteggiò per Federico II, al cui seguito egli si trattenne in Italia, dalla Puglia fino all’assedio di Brescia del 1238. Nel 1245 partecipò, tuttavia, al concilio di Lione che depose l’imperatore. Spesso nella sua Cividale, il vescovo di Trieste vi tornò anche nel giugno del 1249 in veste di tutore dei figli del suo defunto fratello Giovanni de Portis, per vendere al capitolo di Cividale un manso in Gagliano e mezzo manso in Vernasso: l’altro suo fratello, Ermanno de Portis, zio dei predetti minori, si costituì loro fideiussore. Nelle lunghe contese politiche e militari fra i conti di Gorizia e il Patriarcato di Aquileia U. portò la diocesi triestina, con la sua importante posizione strategica, dalla parte del patriarca. Tali contese lo portarono a viaggiare in Italia, Austria e Ungheria. Per poterne sostenere i costi, nel 1253 rinunciò a ulteriori diritti della mensa vescovile in favore della città di Trieste, che così divenne più autonoma dal proprio presule. U. morì il 3 giugno 1254.
Bibliografia
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