Fu massimo esperto, riconosciuto anche a livello internazionale, delle espressioni più variegate e curiose del teatro cosiddetto di strada, da lui studiato e diffuso con adesione affettiva tenace e pionieristica, fin dagli anni in cui pochi, almeno in Italia, erano gli studi specialistici di settore. Questa curiosità sensibile allo spettacolo “on the road” può trovare le sue radici recondite nella vocazione al movimento che attraversava e letteralmente metteva in viaggio la stessa famiglia Pretini. Il padre Giuseppe (di origini toscane, ma legato a Legnago, in provincia di Verona, dove Giancarlo nacque nel 1928) era venditore ambulante di immagini sacre e per l’appunto si trasferì in Friuli nel 1937, in cerca di nuovi mercati, insieme ai figli (nacque anche una sorella di Giancarlo) avuti da Olga Tosi, provetta ricamatrice, sposata in seconde nozze dopo una precoce vedovanza. Lo stesso P., diplomato all’Istituto tecnico Malignani nel 1948 perito elettrico (oggi si direbbe elettrotecnico), fu in gioventù venditore di libri per conto di un rappresentante di Trieste, ma anche in seguito continuò a macinare chilometri e ad accumulare ore di volo, dall’Europa al Nord Africa, quando, in coerenza con gli studi, diventò tecnico per impianti di riscaldamento, prima come dipendente e poi come titolare della ditta Pretini & C., stanziata a Morena di Tricesimo. Fu proprio grazie a questi permanenti spostamenti per lavoro – quasi la “copertura” di una sorta di doppia vita – che ebbe modo di coltivare e raffinare la sua vera passione di ricercatore, assecondata anche dalla moglie Anna Maria Foschiatti, di Cassacco, sposata nel 1958, e poi dai due figli, Giulio e Luigina. P. assistette dal vivo a una miriade di spettacoli che in Friuli non avrebbe avuto modo di seguire (incrociò in Svizzera anche Chaplin e a Bologna, negli anni Cinquanta, la coppia Stanlio e Ollio), ma soprattutto setacciò archivi, bancarelle, librerie antiquarie, a caccia di documenti, pupazzi, oggetti, costumi, locandine, programmi, volumi rari, che poi, ben custoditi nella bella residenza di Tricesimo, alimentarono un monumentale collezionismo privato sul teatro popolare, particolarmente italiano, forte infine di «2100 volumi, 40.000 fotografie d’epoca, 450 marionette di tutta la regione e 300 copioni per burattini» (M. Blasoni), per non dire di altre incredibili meraviglie. ... leggi Che di passione autentica si trattasse, lo attesta anche il colpo, a suo modo, di magia che P. realizzò al congedo dal lavoro nel 1985 (morì poi il 5 giugno 2009), quando convertì la sua ditta di termosifoni nella casa editrice Trapezio e per quei tipi si mise a riversare in scrittura la sconfinata mole della propria enciclopedia di notizie e documenti. Da lì, oltre alla prestigiosa rivista trimestrale «L’immaginifico», cui collaborò anche Mario Verdone, grande critico cinematografico e padre del regista-attore Carlo, uscirono diciotto maxivolumi, ognuno scritto con scadenza di sei mesi e organizzato intorno a un tema specifico: il circo, il luna park e le fiere, gli ambulanti, le marionette e i burattini, i clown, le feste popolari, gli spettacoli equestri, il music hall e varietà, il teatro di strada, il teatro dialettale, la magia. Fu un’importante operazione di raccolta e divulgazione su un genere di spettacoli finalmente portati alla luce, ma accanto ad essa brillano anche altre benemerenze, a loro modo segnate dallo stigma della scoperta straordinaria. P. recuperò e acquistò i “Piccoli” di Podrecca, poi venduti al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: 310 “pezzi” che altrimenti sarebbero andati dispersi, relegati com’erano, dopo un ultimo spettacolo a Vienna nel 1962, in un magazzino di Roma, dove P. andò a scovarli. Recuperò le marionette della compagnia “Gal-Mi” [Guido Galanti e Armando Miani], che si esibivano nel teatrino parrocchiale udinese di S. Quirino. Scovò negli archivi parigini il certificato di morte della bella Otero, fascinosa protagonista della Belle Époque. Soprattutto, atto di nascita alla mano, rintracciato a Udine nella chiesa di S. Giacomo, dimostrò le origini udinesi di Antonio Franconi, impresario e inventore del circo equestre moderno, alla cui memoria è oggi dedicata una lapide in piazza S. Giacomo. Una vita perennemente in viaggio, dunque, quella di P., in consonanza con gli amati artisti del circo, sulla strada fin dalla culla (la stessa Moira Orfei, regina conclamata dello star-system su “piste”, nacque nel 1931 “per caso” a Codroipo, dentro il carrozzone del piccolo circo del padreclown Riccardo). Fin quasi alla fine della vita P. ha continuato i suoi giri, dato che, da editore viaggiante e quasi per un ritorno alle tradizioni familiari e personali, andava personalmente a proporre e a vendere ovunque, a biblioteche, archivi, teatri, le sue pubblicazioni, frutto di un lavoro enorme e appassionato che, dice Alessandro Serena, studioso di circo lui pure, resta «un punto di riferimento prezioso e imprescindibile per tutti noi».
ChiudiBibliografia
G. PRETINI, Il Teatro dell’Anima. Il teatro di prosa nelle lingue regionali attraverso i grandi attori professionisti del tempo, Udine, Trapezio, 2001.
M. BLASONI, Una mostra per Giancarlo Pretini storico del circo e delle meraviglie, «MV», 21 agosto 2010; A. SERENA, www.cedac.eu/newscorpo.html.
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