Nipote del vescovo Guido Guizzi, M. di Rolandino Ravani compare per la prima volta nella diocesi della Destra Tagliamento nel 1336, quando è nominato pievano di Latisana. Nello stesso anno ottiene un canonicato presso la collegiata di Cividale e, insieme a tre confratelli, viene mandato dal patriarca Bertrando a Padova per completare la sua formazione presso lo Studio generale. Nel maggio del 1339 l’ecclesiastico reggiano, divenuto nel frattempo anche canonico di Concordia e Creta, si trova a San Giorgio della Richinvelda al seguito dello zio vescovo, impegnato in una causa contro Cucitino di Montereale per la giurisdizione nel Canale di Barcis. Successivamente si trasferisce a Cividale. È citato nel testamento del Guizzi, redatto nel 1347, con il lascito di un breviario, condizionato alla restituzione di un salterio alla biblioteca capitolare di Modena: in questa circostanza M. non è però più annoverato tra i membri della “familia” vescovile. Il suo trasferimento a Cividale segna quindi il distacco dall’esperienza di collaborazione con lo zio vescovo e l’inizio di un nuovo capitolo della propria carriera ecclesiastica. M. infatti rafforza con il passare degli anni la sua posizione all’interno della canonica cividalese, come dimostrano alcuni documenti redatti nel corso del 1360: in questo periodo l’ecclesiastico reggiano, pur non ricoprendo alcun ufficio istituzionale, risulta essere una delle guide più influenti del capitolo insieme al vicedecano Giacomo da Roma e al confratello Matteo da Moggio. Nelle liste canonicali il suo nome viene solo dopo quello del decano e del vicedecano, ad indicarne non solo l’anzianità di servizio ma anche l’autorevolezza. ... leggi Con la nomina del cugino Guido Giovanni Tebaldi a decano della collegiata della città ducale, nel 1363, Matteo è chiamato a ricoprire l’ufficio di scolastico di Cividale, ufficio che manterrà quanto meno fino al 1375, quando lo troviamo impegnato, in tale veste, in una lite con Licuccia da Cividale per un terreno in Carraria. Nel 1368 è nominato, con i nipoti Rolandino e Nicolò, erede del fratello Giovanni, notaio residente a Udine. Alla sua morte, avvenuta il 13 dicembre del 1383, lascia al capitolo di Concordia la prebenda esterna affinché venga celebrato il suo anniversario e a quello di Cividale diversi beni ed entrate, a patto che nel giorno della festa di S. Tito venga celebrato il suo anniversario e quelli dei fratelli Guido, Giovanni e Antoniolo e del nipote Guido: alla collegiata di Cividale lascia anche un Breviarium magnum da sistemare nel coro della chiesa di S. Maria.
ChiudiBibliografia
ADP, Curia Vescovile, pergamene sciolte; ADP, Capitolo della Cattedrale, Codice Bianco; ADP, Capitolo della Cattedrale, Liber anniversariorum capituli Concordiensis; ASU, NA, Pietro Dell’Oca, 5123bis/ 5-6.
DEGANI, La diocesi di Concordia; G.B. CORGNALI, La tomba e il testamento di un vescovo, «Ce fastu?», 3-4 (1936), 229-235; GIANNI, Vescovi e capitolo; SCALON, Libri degli anniversari, 65, 73, 143-144, 160, 169, 350, 523-524, 954, 1000, 1019.
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