Nacque a San Vito il 20 agosto 1723 da Lodovico e Caterina Belgrado. Si formò nel collegio sanvitese di Anton Lazzaro Moro dove coltivò le scienze. Con il fratello Girolamo approfondì gli studi di matematica a Padova, sotto la guida dell’abate Suzzi. Pubblicò alcuni lavori di matematica nella «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici» curata da A. Calogerà. Il primo, firmato con il fratello Girolamo, sotto forma di lettera indirizzata a Iacopo Stellini, professore di filosofia morale all’Università di Padova, dal titolo Metodo generale per ritrovare infinite serie di triangoli rettangoli, di cui non sono, che casi particolari i proposti da Pitagora, e da Platone nel 1746. Due anni più tardi firmò, sempre con il fratello, il Saggio di una nuova teoria di numeri figurati, e del vario loro uso, massimamente nelle somme delle serie infinite. Nel 1751 pubblicò in autonomia la Disquisitio mathematica in locum quemdam historiae Langobardorum Pauli Diaconi Aquilejensis. Dotato di grande ingegno, fu chiamato alla corte del Portogallo, che intendeva affidargli l’incarico di matematico e astronomo nelle colonie in America. La salute debole non gli permise però di accettare l’importante incarico. Fu collaboratore del cardinale Rezzonico, vescovo di Padova, il quale divenuto papa Clemente XIII, lo volle con sé a Roma con l’incarico di cameriere segreto e custode della biblioteca personale. Successivamente gli assegnò un canonicato nella basilica di S. Maria Maggiore. Anche Pio VI lo volle con sé come prelato domestico. Trascorse gli ultimi anni della sua vita tra San Vito e Udine, sempre afflitto da varie infermità. Morì il 10 agosto 1785 a San Vito, dove fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo.
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